MURLOCULTURA n. 1/2006
LETTERE AL DIRETTORE
Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo:
"Accadde in via delle Rimembranze..."
Associazione Culturale di Murlo
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Gentile Direttore:
molte volte gli uomini si chiedono perché i fatti della vita si svolgano in un modo o in un altro. Perché le cose che avevamo pensato in una certa maniera si concludano del tutto diversamente. Questo avviene, forse, a causa del fato, delle circostanze che neanche gli uomini possono controllare. Accadono le disgrazie, le fatalità, ed oggi ne è capitata una anche a me. Il mio piccolo amico, un gatto bello e forte, di pelo rosso, è morto investito da un’ auto. Queste cose possono accadere, lo sappiamo; i gatti, per loro natura, non possono essere costretti, né controllati. La strada dove abito, Via delle Rimembranze, è la strada principale del paese, è una delle più trafficate. Il mio piccolo amico, che io ho allevato, è stato colpito, lungo questa strada, da una fatalità. Mi domando però,ancora adesso, gentile Direttore, il motivo per il quale questa fatalità non mi sia stata comunicata subito. Mia mamma camminando ha trovato il nostro piccolo amico. Se lei non fosse uscita quanto tempo sarebbe trascorso? Quante persone sarebbero passate davanti a quello che era il mio bel gatto rosso, che mi seguiva sempre per quella strada e che io davanti a tutti chiamavo per nome? Certe volte, gentile Direttore, è più semplice non vedere, far finta di non sapere, sperando che tutto si risolva, come per magia. Tanti leggendo questo scritto penseranno che sono una sentimentale e che in fondo un gatto è un gatto e che sicuramente è meno utile di un cane da caccia o di un gregge di pecore. Ma proprio perché un gatto è un gatto esso non è una cartaccia o una lattina vuota e non merita di essere abbandonato sul ciglio della strada, neanche se morto. Io ho allevato il mio piccolo amico e io dovevo toglierlo da lì, ma senza sapere non si può agire. Il fato è incontrollabile, ma se guardiamo alla realtà delle cose vedremo come la via dove abito sia trafficata e le auto vadano veloci, troppo veloci, a tutte le ore del giorno, sfido chiunque a negarlo. Oggi è capitato al mio piccolo amico, dobbiamo pregare perché in futuro non capiti ad un bambino o ad un anziano. Chi di dovere dovrebbe interessarsi anche a questo problema. In alternativa, continueremo a far finta di non vedere.
Maria Paola Angelini


Non credo proprio che attribuire sempre al fato quanto  d’imprevisto quotidianamente accade, sia un modo giusto di ragionare. Il nostro mondo e le condizioni di vita che ci siamo imposti divengono sempre più difficili e complicate seppure in un’atmosfera di benessere mai conosciuta prima. Questa rincorsa forsennata verso “un non so che” ci ha portato tutti a perdere di vista le regole più elementari della convivenza, e non solo con quella dei nostri simili ma anche con le creature che da sempre hanno accompagnato l’evoluzione dell’uomo. E non mi sembra nemmeno troppo giusto dare loro una valutazione riferendosi solo al rapporto di utilità per l’uomo il che equivarrebbe ad avanzare dubbi sul loro diritto all’esistenza. Basterebbe ritrovare il rispetto per gli altri, nessuno escluso anche se catalogato nella categoria animale. E’ pur vero che questi nostri amici male si adattano al progresso in corso, ma ripensandoci bene arriviamo a concludere che è proprio l’uomo la creatura più imprevedibile e difficile da gestire. Malgrado che la via delle Rimembranze sia dotata di dossi per rallentare la velocità, o quanto meno per ricordarne il limite, non sempre il conduttore di un mezzo ne ravvisa, o ne valuta la necessità, cosicché il problema diventa insolubile. L’incidente può capitare anche all’autista più attento ma in tal caso deve prevalere il sentimento di pietà per l’essere sfortunato anziché quello della fuga come di sovente accade. Solo l’educazione e il senso di responsabilità potranno limitare il ripetersi di fatti incresciosi come quello che Maria Paola denuncia.
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