MURLOCULTURA n. 4/2007

L'abbandono dell'Eremo di Montespecchio
da carte del XVII secolo

di Giorgio Botarelli
Associazione Culturale di Murlo
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Montespecchio in una copia ottocentesca di un disegno del XVII secolo
L'Eremo di Montespecchio in una copia ottocentesca di un disegno del XVII secolo.
Siena, Biblioteca Comunale MS A. VIII
53
, fol. 286 r.

A cavallo tra il 1686 e il 1687, l’antico eremo di Montespecchio appare ormai destinato a irrimediabile rovina, a causa del progressivo deterioramento delle sue strutture; lo sparuto manipolo di padri agostiniani rimasto a presidiarlo lascia definitivamente il sito e con il beneplacito dell’arcivescovo di Siena s’insedia presso la pieve di Santa Cecilia a Crevole, che da quel momento diventa convento agostiniano. Prima del trasferimento a Crevole, i religiosi avevano temporaneamente preso alloggio in una casetta a Casciano, come riferisce il vicario Pandini a metà Settecento. Lo stesso, attribuisce ad altro movente l’abbandono dell’eremo da parte dei monaci: ...credo fosse più tosto per esser stanchi di più abitare in luogo veramente troppo solitario, ed orrido...(1).
D’altra parte il Mengozzi accenna a una condotta di vita non proprio conforme alle regole monastiche, come causa determinante l’allontanamento dei frati da quel luogo (2). Comunque sia stato, è innegabile che le muraglie del convento e dell’annessa chiesa, col passare dei secoli ma soprattutto per la natura instabile del terreno sul quale erano state edificate, avevano subito ripetuti e sempre più ampi danneggiamenti, ai quali si era cercato, invano, di rimediare con puntuali restauri.
Sul finire del Seicento, la situazione dovette presentarsi agli occhi dei padri, di imminente pericolo, se il priore del convento, fra Zaccaria Favilli, incaricò due esperti maestri muratori di eseguire una perizia sui fabbricati, al fine di attestare l’impossibilità di poter rendere solido e sicuro in maniera definitiva tutto l’eremo. Di questo fatto tratta un documento, stilato il 25 gennaio 1686 dall’allora vicario del Vescovado, notaio Orazio Novellini (3), a Campopalazzi, in casa di Arcangiolo Palazzesi, possidente locale. Presenti, davanti al vicario, sono lo stesso Palazzesi e Lorenzo Tozzi di Vallerano, quali testimoni, oltre al pievano uscente di Crevole, Giovan Battista Monticini e ai maestri muratori di Vallerano, Giovanni Monti e Pietro Pantani, in veste di periti. L’atto consta di una prima parte, nella quale il pievano Monticini di Crevole dichiara di esser costretto a lasciare quella parrocchia a causa della estrema povertà delle sue rendite, insufficenti per il suo sostentamento, facendo intendere che l’arrivo dei padri di Montespecchio sarebbe capitato a proposito, in quanto, stando così le cose, nessun altro sacerdote si sarebbe accollato quella cura (4). Nella seconda parte del documento, i due maestri muratori di Vallerano spiegano come la rovina delle costruzioni dell’eremo sia dovuta alla presenza del profondo fosso e precipitoso che si trova nelle immediate vicinanze (il fosso degli Alteti), affermando altresì, che anche con qualsivoglia spesa non si sarebbe potuto ovviare ad un inevitabile crollo:
Al nome di Dio amen. L’anno della salutifera incarnazione del nostro Signore Gesù Cristo, milleseicentoottantacinque (5), indizione nona all’usanza, il dì vinticinque del mese di gennaro, Innocenzio undecimo sommo pontefice sedente, Leopoldo primo d’Austria imperatore de Romani eletto regnante, e l’illustrissimo e reverendissimo monsignor Leonardo Marsili, arcivescovo di Siena felicemente dominante duodecimo e libero signore e padrone di questa jurisdizione. Sia noto e manifesto per il presente e pubblico instrumento scritto in lingua volgare e di volontà dell’infrascritti costituenti, qualmente costituiti avanti di me notaro e de testimoni infrascritti, il molto reverendo signor Giovan Battista Monticini, pievano della chiesa e cura di Crevole, nell’arcivescovado foraneo, il quale per mezzo di suo giuramento si come spontaneamente toccato il petto all’usanza sacerdotale, giurò e asserì, e con parole di verità  affermò, com’esso è necessitato lasciare detta sua cura e chiesa di Crevole, ancorchè non abbia altro patrimonio che in detta chiesa di Crevole, e tal cosa è astretto a fare, attesa la scarsezza e la gran povertà delle rendite di detta sua cura; poiché partendosi e andando nella città di Siena, almeno trovaria la quotidiana elemosina della messa, dove alla detta sua cura neanche trova la carità suddetta, e così andandosene e partendosi dalla medesima sua cura, asserì che difficilmente si trovarebbe chi vi tornasse, stante le cose suddette.
E costituiti parimente avanti di me notaro e dell’infrascritti testimoni, maestro Giovanni Monti e maestro Pietro Pantani, ambi muratori di Vallerano, quali parimente con suo giuramento toccate le Scritture a delazione di me notaro, asserirno com’essendo stati richiesti dal molto reverendo padre fra Zaccaria Favilli, priore nel convento di Montespecchio, ad effetto di visitarlo e vedere se vi fosse stato modo di resarcirlo e reparare ad un imminente pericolo di rovina del medesimo, e così a tal istanza conferitisi personalmente alli giorni passati, li suddetti maestri muratori al detto convento di Montespecchio, e visto e attentamente considerato il sito e vedute le mosse e aperture di tutte le muraglie e fondamenti, le rovine fino ad ora fatte, asserirno e con loro giuramento come sopra attestorno, che sia cosa impossibile, anco con qualsivoglia spesa, il potere reparare ad un imminente e presta rovina di tutto il convento e chiesa che sopra; atteso che li suddetti maestri muratori riconobbero il suolo e fondamento tutto caminare mediante un profondo fosso e precipitoso che per la parte inferiore e pochisssimo lontano al detto convento si trova, qual fosso anch’esso è instabile e sempre rodesi per la parte di detto convento come dall’altra parte, e che ciò sia vero, dissero di più aver riconosciuto e oculatamente veduto che il terreno per la parte superiore al detto convento camina e ha fatto dell’aperture e consequentemente anco tutt’il suolo e fondamenti del convento caminano alla volta di detto fosso, che sta in parte inferiore; e così giudicano i costituenti suddetti impossibile il poter riparare la presta rovina di tutto il detto convento, e in fede del vero li medesimi costituenti pregorno me notaro che delle cose tutte suddette mi rogasse si come, in ogni.      Fatto nella villa di Campopalazzi arcivescovado foraneo, in casa di Arcangiolo Palazzesi alla presenza del detto Arcangiolo Palazzesi e di Lorenzo Tozzi ambi di Vallerano testimoni a tal effetto chiamati. E io Orazio Novellini notaro pubblico e cittadino senese e al presente vicario di Murlo e annessi per la prefata sua signoria illustrissima e reverendissima delle cose tutte predette rogato, in fede ho scritto e soscritto di propria mano a perpetua memoria della cosa, e lode di Dio (6).
Nove giorni prima, il 16 gennaio, nella cancelleria situata nella Piazza del Mercato all’Antica, lo stesso vicario Novellini aveva redatto un altro documento, sempre a perpetua memoria della cosa, nel quale i presenti, Pasquino Lippi, Francesco Salvestri e Giovanni Malocchi di Formignano (7), Domenico Carli di Poggio alle Monache, Domenico Vanni di Viamaggio, Bartolomeo Rossi di Casenovole, Francesco Pierucci e Francesco Ravanesi di Crevole, manifestavano la loro soddisfazione per la venuta a Crevole dei padri agostiniani. In questo modo gli abitanti di Crevole, di Formignano e di tutti i poderi nei dintorni avrebbero potuto usufruire di un’assistenza spirituale più continuativa rispetto a quella che i precedenti sacerdoti della parrocchia di Crevole, a causa delle sue povere rendite, erano stati in grado di assicurare fino ad allora. Testimoni, Francesco Pavolini e Ansano Biondi di Casciano (8).
I due atti del notaio Novellini accompagnarono la richiesta del vicario generale della congregazione di Lecceto (9), inoltrata qualche mese dopo all’arcivescovo di Siena, per ottenere la concessione della parrocchia di Crevole in favore dei monaci di Montespecchio: spettava all’arcivescovo, infatti, come “signore e padrone” del Vescovado e non come superiore religioso, la decisione finale su quella assegnazione:
...Il vicario generale della Congregazione di Lecceto dell’Ordine Eremitano di S.Agostino, espone umilmente all’eccellentissima eminenza vostra, qualmente il convento della Madonna di Montespecchio di detta Congregazione situato nella diocese di Arcivescovato di Siena, per ritrovarsi su la sponda d’un precipitoso torrente, si è di presente tutt’aperto da fondamenti ed assieme con la chiesa va rovinando per ogni parte, non ostante haverli applicati riguardevoli e replicati risarcimenti.

I popoli di quei contorni commiserando tal ruina e per non perder la commodità de beni spirituali, come di messe, [...] e prediche che ricevono da quei frati, offeriscono ai medesimi la loro chiesa parrocchiale di S.Cecilia a Crevole nel dominio spirituale e temporale dell’arcivescovato di Siena, con che si assicurano li medesimi popoli di haver continua assistenza alla cura dell’anime loro, che per la povertà di quella chiesa con gran difficoltà trovano curato che la serva. Si supplicano pertanto l’eminenza vostra eccellentissima a degnarsi di concederli facoltà di tal [...]...(10).
Ottenuta la concessione, i frati si stabiliscono a Crevole e vi resteranno per poco meno di un secolo, fino al 1782, quando il convento sarà soppresso dal granduca Pietro Leopoldo e la parrocchia verrà di nuovo affidata a un sacerdote del clero secolare.


La Pieve di S. Cecilia a Crevole in un disegno del Romagnoli (1836-1840)
La Pieve di S. Cecilia a Crevole.
Da: Ettore Romagnoli, Cenni storico-artistici di Siena e dei suoi suburbii. Siena 1836-1840.


Note

(1) Archivio Arcivescovile di Siena (AAS), Descrizione di Vescovado, Signoria libera dell’Arcivescovo di Siena, n.6524, di Giuseppe Bernardo Pandini, c.54r. Trascrizione in: Una Signoria nella Toscana moderna, di M. Filippone, G.B .Guasconi, S. Pucci, Siena 1999, p.116.
(2) Vedi: Il feudo del Vescovado di Siena, di N. Mengozzi, Siena 1911 (rip.anast.Siena 1980), p.278.
(3) Il notaio Orazio Novellini, originario di Chiusdino, fu vicario vescovile di Murlo dal 1682 al 1686.
(4) I padri di Montespecchio, anche dopo il loro trasferimento a Crevole, continuarono a godere delle rendite del podere dell’Orsa e di altre proprietà nel distretto di Montepescini, che pervenutegli come donazioni o lasciti nella prima metà del Duecento, bastavano al loro mantenimento.
(5) Secondo l’odierno computo degli anni, era il 1686: l’uso, non solo senese, del sistema di datazione ab incarnatione, faceva iniziare l’anno dal 26 marzo anziché dal primo gennaio.
(6) Il documento è in: AAS, Cause delegate 5752, n. 589.
(7) La chiesa di San Michele Arcangelo a Formignano era sotto la cura della pieve di Crevole.
(8) Sempre in: AAS, Cause delegate 5752, n. 589.
(9) L’eremo di Montespecchio faceva parte della congregazione di osservanza di Lecceto (eremo di San Salvatore) dalla prima metà del Quattrocento. Le congregazioni erano gruppi di conventi che osservavano la regola agostiniana nella forma più rigida. Vedi: Montespecchio: un eremo agostiniano (1189-1782), di Carlos Alonso, pp.132-141, in Il territorio di Murlo e le sue chiese, di M. Filippone, Siena 1994.
(10) Sempre in: AAS, Cause delegate 5752, n. 589.


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