MurloCultura 2014 - Nr. 4

Incontri sul Poggio Boschettino

di Luciano Scali

NOTE DAL TERRITORIO

 

In più occasioni ho cercato di sottolineare il rapporto personale con l'eremo di Montespecchio, ed anche se riuscivo ad esternare solo in parte quelle emozioni che l'incredibile rudere suscita, non veniva meno la convinzione di essere ben lungi dall'avere appreso tutto quanto resta ancora da scoprire. Nel secolo in cui viviamo è piuttosto agevole fare dei reportages sui luoghi che è possibile visitare e le moderne attrezzature digitali preposte per farlo possono immagazzinare una quantità impensabile d'immagini da potersi con tutta calma poi analizzare. Se con la mente ritorniamo indietro di un secolo e mezzo, c'è da rimanere strabiliati dai resoconti di viaggio di Frederick Catherwood in Centro America e dalla quantità di disegni dettagliati posti a corredo delle sue descrizioni sulle zone visitate. Questa differenza fra l'occhio impietoso di una macchina fotografica e quello interessato del ricercatore risalta evidente, poiché nel primo caso il viaggiatore crede di portarsi a casa tutto ciò che c'era da vedere senza avere una cognizione precisa di quanto effettivamente aveva visto; nel secondo invece, lo studioso attento ha avuto la possibilità di soffermarsi a lungo sull'oggetto di suo interesse per poterlo rappresentare e descrivere cogliendone per intero l'essenza. Oltre al disegno realizzato sulla carta ne aveva memorizzati i dettagli che in seguito, simili ad altrettante parole chiave, ne avrebbero rinverdito i ricordi. Per quanto mi concerne, ho usato anch'io un simile sistema nei miei spostamenti per motivi di lavoro durante i quali affidavo ai disegni la memoria di ciò che avevo visto ed anche una parte delle emozioni che mi avevano suscitato. Da tempo ormai ho cessato i miei viaggi in luoghi lontani ma non ho mai smesso di farne in quelli più vicini, intorno casa, e guarda un po' specie a Montespecchio. L'eccezionalità del luogo in cui si trova non ha bisogno di essere sottolineata poiché risalta agli occhi, anche a quelli del più sprovveduto, assieme al cruccio dell'inesistenza di una qualsiasi immagine che lo rappresenti nel periodo del suo massimo splendore. Forse questo stato di grazia in realtà non c'è mai stato, ma quanto resta induce a credere che il convento dovesse apparire fantastico sia per il suo aspetto policromo inusuale, sia per le opere che al suo interno conservava. L'assenza di testimonianze visive dà adito all'immaginazione di spaziare anche nel fantastico ed arrivando sul posto per la prima volta qualsiasi cosa immaginata non appare mai eccessiva. Poi la scoperta di un disegno a penna, custodito nel palazzo pubblico a Siena e risalente al XVIII secolo, che mostra l'eremo con segni premonitori di rovina, ridimensiona l'idea che ognuno si era fatta osservandone i resti. A parte i dettagli nel disegno, preannuncianti imminenti crolli nella fabbrica secondo precise linee di frattura, le brevi indicazioni vergate a mano con l'andamento del fosso e del sentiero che conduceva a Crevole, danno utili indicazioni sullo stato originale del sito. Proprio su questo dettaglio si è soffermata l'attenzione e precisamente al bordo superiore del foglio, ove termina la nota appena accennata. Infatti nel disegno si nota una piccola costruzione che potrebbe essere associata ad una immagine devozionale simile a quelle che, di tanto in tanto s'incontrano ancora oggi laddove la strada si biforca. Il sacello non esiste più; troppo tempo è trascorso da quando il disegno è stato realizzato, ma a chi percorre il sentiero riqualificato di recente che dal Conventaccio conduce a Pian del Re, non sfuggirà una evidente anomalia. Proprio nel punto in cui lo stradello s'immette nella cessa taglia fuoco che ricalca l'antico percorso, una serie di pietre allineate e sovrapposte indurrebbe ad associarle ad un basamento che, resistendo "alle ingiurie del tempo" sia servito da supporto al sacello indicato nel disegno. Verità o abbaglio? Chissà, piuttosto un ragionevole dubbio che indurrebbe ad una più attenta osservazione del sito per giungere ad una conclusione che qualunque essa sia, contribuirà a rendere ancora più interessante un luogo eccezionale che né il tempo, né l'uomo con i loro continui interventi, sono riusciti ad offuscare.

Edicola su Poggio Boschettino

Fig. 1. A sinistra, il disegno del XVIII sec. raffigurante l’eremo di Montespecchio con sullo sfondo la strada per Crevole e, evidenziato con un riquadro rosso, il probabile sacello votivo. A destra, i pochi resti che ne potrebbero testimoniare la posizione.

 

 

Riferimenti bibliografici
Il disegno di Montespecchio è una copia ottocentesca di un originale del XVIII sec. conservato a Siena, Biblioteca Comunale MS A.VIII 53, fol. 286r.

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