MurloCultura 2018 - Nr. 2

Cosa resta dello Stradario di Murlo?

di Luciano Scali

I SEGNI DELL'UOMO

Stradario di Murlo - 1799Che cos'è lo Stradario? Una raccolta di dati scrupolosamente descritti nel registro di grandi dimensioni meglio conosciuto come Campione delle Strade Comunitative [1].
Viene custodito nell'Archivio Comunale di Murlo informando che il suo contenuto fu depositato il 23 Dicembre 1844 presso la Cancelleria di Montalcino. Nel volume è riportata in dettaglio la rete stradale dell'intero comprensorio assieme alla descrizione degli Immobili appartenenti alla Comunità di Murlo. Un documento di grande interesse che, collegato al Catasto Leopoldino nella versione risalente attorno al 1820, con mappe e schede che lo descrivono, fa una radiografia accurata dell'intero territorio a quella data. Si tratta di un documento la cui attenta lettura riporta agli anni della sua stesura, alle condizioni del territorio, alle proprietà in cui era suddiviso e, soprattutto alla sua viabilità. Difficile fare paragoni tra il presente ed il passato senza tenere conto delle mutazioni avvenute nel frattempo all'interno della società in cui viviamo e senza avere l'idea di come si svolgessero le cose a quell'epoca. L'intento di questa breve riflessione non vuole essere una rivisitazione del tipo: "Come eravamo" ma focalizzare piuttosto l'attenzione su quanto resta di quelle realtà così chiaramente descritte nei documenti. In questo territorio così ricco di storia, di realtà geologiche difficilmente riscontrabili altrove e d'imponenti depositi di materie prime, prevalse per secoli una gestione ecclesiastica incapace di riconoscerne le possibili utilità. Ad essa fece seguito una generazione di speculatori e d'industriali che, resisi conto delle risorse esistenti, si scontrarono con retaggi antichi restii ad accettare quei cambiamenti che il progresso portava con sé. Questo però non significa che l'antica viabilità non fosse all'altezza delle esigenze di coloro che la usavano, ma continuò ad essere efficiente fino agli anni trenta del secolo scorso. L'abbandono delle campagne e l'avvento della motorizzazione che ha soppiantato gli arcaici trasporti, hanno determinato l'abbandono di percorsi che potevano farsi solo a piedi o a cavallo e che, quasi sempre, attraversavano i corsi d'acqua a guado. Su questa realtà inoppugnabile non c'è nulla da dire poiché è sinonimo di progresso che avanza, ma è sulla continua perdita di porzioni consistenti di viabilità antica ancora in uso, che si rivolge la nostra attenzione. Ormai la maggior parte degli antichi percorsi che lo stradario definiva come mulattiere, non sono più accessibili nemmeno a piedi e non solo perché fagocitati dalla macchia invadente ma piuttosto cancellati dai mezzi meccanici usati per recuperare il legname di risulta dal taglio del bosco. Lo stesso dicasi per strade definite carrozzabili dove alcuni tratti ormai simili a greti di torrente risultano impercorribili perfino ad eventuali mezzi di soccorso o di emergenza. Questo non vuol dire che quanto avvenuto sia stato fatto allo scopo di distruggere le tracce di un passato ormai remoto, ma piuttosto nel non averle sapute, o volute riconoscere. Non è facile impedire l'uso improprio di strade antiche a residenti o meno perché è impensabile immaginare quale sarebbe l'impegno di risorse, uomini e mezzi per tutelare il corretto rapporto con un territorio la cui vastità equivale a due terzi di quella di Milano e con una popolazione residente inferiore a quella di un supercondominio dell'hinterland di quella città. Lo scrivente sente l'amaro che le sue parole lasciano in bocca perché ha avuta l'occasione di percorrere buona parte di quelle strade, di averne apprezzate bellezza e utilità e di rimpiangerne la scomparsa in poco meno di tre lustri.
A rifletterci bene si tratta appena di un battito di ciglia se confrontato al corretto uso fattone da coloro che per secoli abitarono il nostro territorio.

 

Fonti bibliografiche
[1] Archivio Comunale di Murlo, Campione delle strade e fabbriche della comunità di Murlo, n.113, anno 1799.

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