MurloCultura 2018 - Nr. 3-4

Qualche riflessione sui 100 numeri pubblicati di Murlo Cultura

di Luciano Scali

RICORRENZE

Murlo Cultura ha superato, con la precedente uscita, i cento numeri realizzati, scandendo così il raggiungimento di quasi trent'anni dalla sua comparsa come inserimento all'interno del periodico Murlo Notizie pubblicato a cura dell'Amministrazione Comunale. Un periodo lungo da rapportare ad una vera e propria generazione, con frequenti alti e bassi così come accade per tutti nel corso della propria vita. I primi numeri venivano fatti stampare presso una tipografia, prima di attrezzarci in proprio grazie alla donazione di un socio che permise di poterlo fare senza ricorrere all'ausilio di esterni. Col trascorrere dei tempi le cose cambiarono adeguandosi alle nuove tecnologie che, accantonando il cosiddetto "cartaceo" stanno orientandosi verso un virtuale meno ingombrante, facilmente accessibile ai più con la soddisfazione della generazione emergente sempre meno incline alla consultazione di testi e periodici ed il rammarico dei più vecchi come il sottoscritto.
Le regole inflessibili dei primi tempi di pubblicazione si sono così allentate, divenendo più possibiliste e adattandosi anche alle esigenze di coloro che, decidendo di pubblicare un periodico, se n'erano assunti onere e responsabilità. Si profilava così all'orizzonte del nostro periodico una nuova epoca più possibilista che, magari a propria insaputa si stava muovendo alla stessa stregua dei nuovi tempi con una maggiore attenzione verso la cronaca e discostandosi da quello che era stato lo scopo trainante ovvero: la conoscenza del luogo in cui viviamo, la sua storia, le risorse, i costumi e le abitudini oltre a qualche pensiero in più su quello che sarebbe potuto divenire in futuro.
Perso di vista lo scopo originale per cui era nato, ecco il periodico divenire più evanescente, virtuale e con i nuovi ritrovati della comunicazione acquisire il pregio di poter raggiungere quel numero di persone che il vecchio opuscolo distribuito a mano o inviato per posta non era riuscito ad ottenere. Tale sistema rafforzava la convinzione che potesse essere più partecipato e divulgato ma senza considerare che così facendo veniva meno la sua materialità, ovvero quella funzione del "cartaceo" che consentiva di ritrovarselo tra le mani d'improvviso anche quando non serviva. L'averlo sott'occhio lo rendeva più difficile da dimenticare, cosa molto più facile col virtuale, che si materializza solo se lo si va a cercare di proposito. Da non sottovalutare che il periodo in cui il cartaceo era il mezzo di divulgazione prevalente occorreva sobbarcarsi degli autentici tour de force per realizzarlo, preparare le buste, affrancarle, effettuare le spedizioni e... sopportarne i costi. Col trascorrere del tempo, e proprio quando la tecnologia iniziava a divenire un valido aiuto, sono cominciati a passare in secondo ordine alcuni tabù, a partire dalle stringenti date per l'uscita del periodico e cominciando a spaziare in più direzioni, verso fatti di attualità e di cronaca rischiando così di far perdere di vista quegli scopi che, per statuto i fondatori del periodico si erano prefissi.
Il raggiungimento dei cento numeri di pubblicazione deve far riflettere su come questo sia potuto accadere senza che i protagonisti si siano stancati nel frattempo. E' pur vero che alcuni si sono persi per strada, sia per stanchezza o perché credevano esaurita quella fase che aveva spinto la nostra Associazione a darsi uno strumento attraverso il quale far arrivare a qualche spirito interessato quei messaggi finalizzati a salvaguardare, oltre all'integrità del territorio, anche quei valori che contiene e che si vanno perdendo con l'assopirsi della memoria. Nel mondo in cui viviamo c'è tendenza alla globalità, a voler conoscere quanto si trova all'esterno, ad acquisire nuove esperienze e questo è giusto, essenziale direi, ma com'è possibile voler apprendere storie e costumi altrui se prima non siamo riusciti a conoscere la nostra storia e addirittura noi stessi?

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