MURLOCULTURA n. 1/2006
Carrellata sui mestieri in mutazione

Il Muratore

di Luciano Scali
3a puntata
Associazione Culturale di Murlo
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Il Muratore - L'Arco
L'arco a tutto sesto al quale abbiamo fatto cenno nel numero precedente, è quello più facile da realizzare poiché se ne individua subito il centro piazzandolo esattamente alla metà del piano d’imposta. Abbiamo anche visto che il raggio è uguale all’altezza, quindi dovremmo supporre che “il sesto” sia anche il raggio. Ma perché viene usato questo termine? Sesto deriva dal latino “sextum” che sta a indicare “compasso” ed infatti nell’uso comune dei vecchi cantieri le due gambe del compasso venivano chiamate “seste” perché, attraverso la loro variabilità si poteva creare un certo numero di cerchi di diverso raggio: “di vario sesto appunto”. Ma la singolarità del nome può derivare anche dalla considerazione che l’esagono inscritto in un cerchio ha i lati uguali al raggio del cerchio stesso. I lati dell’esagono sono sei e quindi ognun di essi non è altri che “un sesto” dell’intero perimetro. Arrivare quindi a chiamare “sesto” il raggio, è piuttosto facile. Nelle mie esperienze di cantiere, a torto o ragione, mi sono sempre spiegato il sesto in questo modo. Per arco a sesto ribassato s’intende identificare quel manufatto facente parte di un cerchio il cui diametro non sia esattamente contenuto tra le spallette pur mantenendo la peculiarità di ogni cerchio di passare sempre da tre punti comunque disposti sul piano. I tre punti sono: le due imposte e la chiave dell’arco. La scelta di adozione dell’arco a sesto ribassato avviene allorché “la monta o freccia” dell’arco è inferiore alla lunghezza del raggio, vale a dire quando non è consentito realizzare un ambiente troppo alto a causa, ad esempio, della presenza di un pavimento. L’arco dovrà essere adattato ai vincoli che la costruzione impone, con il suo centro non più ubicato sul piano d’imposta, ma spostato in basso lungo l’asse della mezzeria dell’arco stesso.
La determinazione del centro dal quale far partire la randa, si ottiene tracciando la normale a partire dalla metà della retta di congiunzione tra l’imposta e la chiave dell’arco con l’asse di mezzeria (vedi figura 1). Da questa constatazione si ricava che: “quanto minore è la freccia dell’arco tanto maggiore è lo spostamento del suo centro verso il basso” lungo l’asse di mezzeria. Da tenere presente che: “l’arco eserciterà una spinta crescente verso le spallette d’imposta man mano che il suo centro si sposterà verso il basso.”
Allorché l’arco a sesto ribassato non dispone di spallette capaci di assorbire le spinte laterali che esercita si ricorre all’adozione dell’arco ellittico o a tre centri il quale, grazie alla sua conformazione, consente alle spinte laterali risultanti di riavvicinarsi alla verticalità. Per realizzare un arco ellittico occorre conoscere la distanza fra le spallette e la monta dell’arco. Questi dati sono sufficienti al muratore per preparare la centina sulla quale appoggiare i mattoni. A questo punto: sia che voglia adottare una centina in muratura oppure in legno preparata dal carpentiere, è buona norma tracciare sul terreno, al vero, l’arco per determinare i fuochi dei due settori piccoli che a loro volta indicheranno il centro dell’arco più grande di raccordo.
Nel caso, invece di un arco a strappo su muratura preesistente, la tracciatura potrà eseguirsi direttamente sul muro anziché a terra.
Si traccia una linea orizzontale (x-x o piano d’imposta) e vi si riporta la distanza tra le spallette (che indichiamo con le lettere A e A’) sulla cui mezzeria si farà passare una linea ad essa normale (y-y). Il punto d’intersezione s’identifica con O. A partire dal punto O si riporta sulla y-y la monta dell’arco (V1) quindi, tenendo come riferimento O, si tracciano due archi concentrici: uno che parte dalle spallette e l’altro che passa da V1. Sempre a partire dal centro O si tracciano da ambo i lati, due rette inclinate di 45° rispetto al piano d’imposta (o dalla verticale) che vanno ad incontrare i due archi concentrici tracciati in precedenza determinando due punti che indichiamo con B, B’ sul maggiore e C, C’ sul minore. A partire da B e B’ si tracciano due segmenti verticali verso il basso e da C e C’ due segmenti orizzontali fino ad incontrare quelli verticali. I due punti così trovati, che chiamiamo D e D’, rappresentano i limiti dei tre settori circolari di cui è costituito l’arco da realizzare, ed anche la partenza per determinarne i centri.     Dalle mezzerie dei segmenti AD e A’D’ facciamo partire le normali fino ad incontrare il piano d’imposta determinando così i due fuochi F e F’ (centri) per eseguire le parti terminali dell’arco. Il centro P per completare la parte centrale dell’arco, si ottiene prolungando il segmento che da D per F incontra l’asse di mezzeria y-y.
L’arco ellittico è così determinato, infatti il primo tratto AD si realizza col centro F, il secondo tratto DD’ con il centro P ed il terminale D’A’ col centro F’ come indicato nella figura 2Sempre dagli stessi centri ricordati si hanno le indicazioni per la corretta inclinazione dei mattoni.
Nel leggere i vari passaggi segnalati sembrerebbe trattarsi di un lavoro difficile, ma all’atto pratico non lo è affatto. Il procedimento illustra il modo corretto per costruire un arco a tre centri anche se i vecchi mastri muratori “andavano un po’ a occhio” nell’eseguirlo basandosi su mezzi empirici per determinare i fuochi come il collocarli dalle spallette ad un quarto della luce dell’arco, oppure riportando sul piano d’imposta la sua “monta”.
Dal punto di vista statico l’arco non dava problemi, al massimo poteva presentare qualche difformità nelle commettiture dei mattoni, oppure risultare esteticamente più o meno proporzionato o “bistondo”, tanto per adoperare un termine in uso dalle nostre parti, ma la sostanza non cambiava.

Il Muratore - L'Arco


(continua
nei prossimo numeri)

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