MURLOCULTURA n. 1/2007

Appunti sul Casalino, sull'annessa, scomparsa cappellina di Santa Orsola e sui dintorni, Moscona e Casina del Casalino

di Giorgio Botarelli
Associazione Culturale di Murlo
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Il Casalino ricostruito da Luciano Scali da un disegno del Romagnoli
Fig. 1 - Il Casalino nell'Ottocento (disegno di Luciano Scali da una illustrazione del Romagnoli).

Sino a quota 420 si erge il verde poggio del Casalino a ovest di Vescovado.
Il pertinente podere, situato sulla sommità del rilievo, dista dal paese in linea d’aria poco più di un chilometro; qualcosa in più si deve percorrere per giungervi attraverso il ripido sentiero che risale dal Crevole, una volta guadatolo venendo dal Poggetto. Sopraffatto ormai da una fitta vegetazione e ridotto a una serie di ruderi fatiscenti, l’agglomerato rurale del Casalino si presenta, in tale stato, di difficile lettura e assai lontano dalla veduta che, nei primissimi anni dell’Ottocento, il Romagnoli tratteggiò del luogo (figura 1) (1): nel disegno originale, la località appare in uno statico ordine, ripulita da ogni boscaglia, gli edifici in buone condizioni; defilata, sulla sinistra dell’abitato, c’è la minuscola cappella dedicata a Santa Orsola, sulla quale svetta un campaniletto a vela e con l’entrata rivolta verso le case.

Il podere Moscona in un disegno di Luciano Scali ripreso da Romagnoli
Fig. 2 - Il Podere Moscona nei primi dell'Ottocento (disegno di Luciano Scali da una illustrazione del Romagnoli).

Anche il vicino casolare di Moscona, ubicato qualche centinaio di metri a nord-est del Casalino, è raffigurato dal Romagnoli (figura 2): la veduta, senza elementi di rilievo se si escludono gli speroni rocciosi in primo piano, rende della casa di Moscona e dei suoi dintorni un’istantanea nella quale non si riconosce l’odierno rudere e la folta macchia che ora lo avvolge.

La Casina del Casalino - disegno di Luciano Scali da Romagnoli
Un terzo disegno del Romagnoli (figura 3), a chiudere la documentazione della zona, rappresenta la Casina del Casalino, o meglio, la veduta della rocca di Crevole che si godeva dal podere posto un chilometro circa a nord-ovest del Casalino e talora ricordato come Casino del Casalino. Anche di questo non rimangono oggi che pochi resti, ma già al tempo in cui lo ritrasse il Romagnoli era parzialmente rovinato e quindi probabilmente disabitato da poco, mentre è con evidenza del tutto abbandonato negli anni venti dell’Ottocento, quando il Catasto Leopoldino lo registra come casa diruta (2). Nella rappresentazione dei tre casali - come del resto in tutte le vedute della sua opera - nessuno spazio riserva il Romagnoli alla minima presenza di vita. Eppure s’immagina intorno a quei deserti casolari l’opera dell’uomo, data dal lavoro dei mezzaioli e dei pigionali residenti, impegnati nella conduzione delle terre poderali e nel mantenimento degli edifici agresti, quasi sempre porzioni di vasti possessi fondiari che, in quello scorcio di primo Ottocento, aristocrazia e ricca borghesia cittadine si spartivano nel contado senese. All’epoca, parte degli edifici del Casalino, i poderi di Moscona e di Casina, con terre che si estendevano sino a Poggio alle Monache e ai dintorni di Crevole, rientravano nei possedimenti del cavalier Alfonso Landi, patrizio senese che annoverava tra le sue proprietà nel distretto di Murlo, oltre alle suddette, anche i poderi della Farnese, del Casino, del Poggetto, della Costa e di Tinoni, quest’ultimo con una casa padronale posta all’estremità sud dell’omonimo borgo, sulla quale è tutt’oggi murato, sopra il portone d’ingresso, lo stemma di famiglia.
Di poco differiva la situazione in quella contrada circa un secolo e mezzo prima, quando sia il Casalino, sia Moscona erano possessi del cittadino e mugnaio senese, Sebastiano Luci, ed erano abitati da famiglie coloniche. Uno Stato d’anime compilato nel novembre del 1672 dal pievano di San Fortunato a Murlo, Giovanni Domenico Panicali (3), ci dà la consistenza della popolazione nell’area in questione: al Casalino abita Domenico Carli di 33 anni con la moglie Caterina di 29 e i tre figli, Pietro di 7 anni, Faustina di 4 e Margarita di 2. Ci sono anche Austino di 26 anni, fratello di Domenico e due fantini, Domenico Cardeti di 14 anni e Pietro di 17. Risiedono a Moscona, Matteo Meattini di 40 anni con la moglie Lisabetta di 38 e i loro quattro figli: Maddalena di 9 anni, Francesca di 7, Margarita di 5 e Giuseppe di 4. Con loro abita Stefano Forconi di 65 anni, padre di Lisabetta. Il podere Casina, posseduto allora da un certo mastro Ceccardo, è tenuto da Michelangelo Bindi di 32 anni che vi risiede con la moglie Lisabetta di 30 e l’unica figlia, Maddalena di 3 anni. Tre nuclei familiari distinti, dunque, per un totale di 18 anime con un’età media di circa 20 anni, popolano quel territorio nei primi anni settanta del Seicento.
Per quello che attiene ai fabbricati relativi a ciascun podere, dati sulle superfici e sul loro stato si ricavano dal Catasto Leopoldino: fra gli anni venti e trenta dell’Ottocento, la Casina del Casalino, che è già in rovina, occupa una superficie di 384 bq (4), mentre Moscona è formata da un’abitazione di 352 bq e da una capanna di 768 (5). Il Casalino è invece composto da quattro abitazioni, di cui due, una di 448 bq e l’altra di 96, appartengono al Landi, mentre le altre due, di 600 e 112 bq, sono proprietà di Giuseppe Sforazzini, possidente di Murlo; allo Sforazzini spetta anche una capanna di 112 bq mentre un’altra di 56 bq è in comproprietà con il Landi (6). Poiché nella carta catastale non si evidenziano altri stabili sul posto e quindi nessuna chiesa, cappella od oratorio, anche diruti, se ne deduce che la cappella di Santa Orsola allora non esisteva più, perlomeno come edificio adibito al culto. Oggi, nessuna struttura muraria elevata, fra quelle rovine, sembra riferibile alla cappellina, mentre invece alcune tracce di mura perimetrali rettangolari sopra una leggerissima prominenza del terreno, nettamente staccata dai fabbricati e ubicata sulla sinistra di essi - arrivando dal sentiero tramite il quale normalmente si accede al sito - concordano con la posizione della cappella che si vede nel disegno del Romagnoli e al tempo stesso con l’ubicazione della capanna in comproprietà Landi/Sforazzini. Il suolo racchiuso da quelle fondamenta, pari a 19 mq (circa 3,5 m x 5,5 m), corrisponde alla superficie di 56 bq rilevata per la capanna nel Catasto, per cui si può quasi con certezza ritenere che quello fosse il punto dove era stata costruita la cappella di Santa Orsola e che questa, presumibilmente durante il secondo decennio dell’Ottocento, sia stata dismessa e convertita all’uso agricolo, finendo in seguito per rovinare assieme a tutte le altre costruzioni dopo l’abbandono del luogo.

La cappella del Casalino era sorta nel 1694 o poco prima per volere di Sebastiano Luci, il quale nel corso di quell’anno si era rivolto all’arcivescovo di Siena perché venisse consacrata la chiesetta che aveva già fatto costruire:
...All’illustrissimo e reverendissimo monsignore Arcivescovo, 1694. Bastiano Luci umilissimo servo e vasallo di vostra signoria illustrissima e reverendissima, reverente le dice che avendo il medesimo de beni in Vescovado, essendo lontani dalla chiesa, ne cattivi tempi dificilmente si puole andare alla chiesa di Murlo, mediante il fiume della Crevole no si puol passare se no si allunga la strada, e nell’invernata mediante i diacciati no si possano scendere quelle piagge, a stimato bene di farci fabbricare un poca di cappella et ivi farci celebrare la Santa Messa per li bisogni e necessità della nostra fameglia; il tutto no puol fare se non è fatta benedire e farci quelle funzioni che si richiedono; e per tanto l’oratore supplica la bontà e benignità di vostra signoria illustrissima e reverendissima a volergli conceder tal grazia, col patto però sempre caminare e stare all’obedire del Parroco, il tutto ottenendo come ne spera, sempre sarò obligato appregar S.S.Maestà...

L’arcivescovo incarica allora il pievano di Murlo di effettuare una ricognizione sul posto:
 ...Il Piovano di Murlo visiti la fabbrica, riconosca se sia decentemente fabbricata e con le regole de sacri canoni, se sia provveduta sufficentemente di sacre suppellettili, e riferisca in carta, con esprimere quanto gli occorra in ordine alla sua jurisdizione parrocchiale per ricevere da Noi l’ordini opportuni sopra il supplicato. Dato nel palazzo arcivescovile il dì 27 aprile 1694  L. Arcivescovo di Siena...

Recatosi quindi al Casalino, il pievano Giovanni Domenico Panicali risponde:
...In esecuzione dei reveriti detti comandi di vostra signoria illustrissima e reverendissima in ordine all’acluso memoriale e preci portateli da Bastiano Luci, mi sono trasferito questo giorno al Casalino e visitata la Chiesa ho ritrovato la medesima esser decentemente fabbricata e chiusa di porte, ferrate dove bisogna, erettovi decentemente l’altare, con quadro dilineatavi l’effigie rappresentante S. Orsola sotto il titolo della quale intende detto Bastiano ereggere detta chiesa; di più ho ritrovato la medesima esser provveduta sufficientemente di tutte quelle suppellettili che sono necessarie per celebrare la Messa, tutte decenti, pulite e bene aggiustate. Quanto poi a quanto si aspetta alla jurisdizione parrocchiale, stimerei necessario il non permettere che in detta chiesa si esercitasse nessuna funzione parrocchiale, se non dal Pievano pro tempore, o vero con espressa licenza del sudetto; ne meno che in giorni festivi di precetto vi si celebrasse Messe ne avanti ne dopo la parrocchiale senza parimente l’espressa licenza del Pievano; e quando anco si celebrasse con la detta licenza, non sia lecito sonar campana in detti giorni festivi per chiamar gente alla Messa, ma al più il piccolo campanello che si usa per l’Elevazione per chiamare il detto Bastiano e sua famiglia; e finalmente che tutto ciò che si doverà affare in detta Chiesa che deva farsi con la licenza e consenso del Pievano di Murlo e che esso habbia la medesima jurisdizione in detta chiesa che ha nella sua propria. Che è quanto parmi poterli rappresentare e umilmente genuflesso li domando la sacra benedizione. Vescovado 12 maggio 1694. Di vostra signoria illustrissima e reverendissima, Giovanni Domenico Panicali...(7).
Con l’approvazione dell’arcivescovo, il pievano Panicali procederà alla consacrazione della cappellina e null’altro si saprà.



Note
(1) I disegni sono di Luciano Scali ripresi da quelli del Romagnoli. Per gli originali vedi: Vedute dei contorni di Siena di Ettore Romagnoli, a cura della Biblioteca Comunale di Siena, Siena 2000, pp 189-190.
(2) Archivio di Stato di Siena (ASS), Catasto Leopoldino, Comunità di Murlo, sezione T detta di Casalino, part.48.
(3) Archivio Arcivescovile di Siena (AAS), Stati d’anime diocesani, n.2811.
(4) Un braccio quadro (bq) corrispondeva a 0,3406 mq.
(5) ASS, Catasto Leopoldino, Comunità di Murlo, sezione T detta di Casalino, part.124 e 120.
(6) Ibidem, nell’ordine part.155, 157, 149, 156, 151 e 153.
(7) AAS, Cause Civili 4957, n.1712.






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