MURLOCULTURA n. 1/2008

Storie di vita e di attività scomparse

LA SCUOLA DI CUCITO DI IVA A LUPOMPESI:

UN PICCOLO UNIVERSO DI LAVORO ED AMICIZIA

di Annalisa Coppolaro

Associazione Culturale di Murlo
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Qualcuno un giorno, tornando a Lupompesi dopo molto anni, ci disse: “ragazzi, chi viene qui una volta, vuol sempre ritornarci… E’ un posto unico”. Convenimmo con lui che infatti di paesini così non ce ne sono rimasti molti: ad esempio non trovi neppure un negozio, hanno provato a mettercelo due volte, ma non ce lo voleva nessuno e, se è vero che odori e rumori nuovi e un turismo improbabile sono arrivati pure qui, Lupompesi rimane un luogo sospeso a metà tra la civiltà e le gole nere dell’Ingolla e della Crevole, “dove finisce il mondo”. La storia di questo luogo antico s’intreccia, per tutta la durata del 1900, con quella della famiglia Carapelli, a cui appartengono Roberto ed il figlio Alessandro, Mara, Moreno, Zita, mia mamma Tosca ed altri Carapelli nella zona di Murlo. Il capostipite, Alessandro Carapelli, giunse a Murlo da Radi dov’era nato agli inizi del 1900, e con lui arrivarono due fratelli, la gemella Pia ed il nonno di Roberto Carapelli, Nello.
Alessandro sposò Rosa Angelini (o Angiolini?) e da loro nacquero mio nonno Remo, ed i fratelli Piramo, Rita e Vasco. Mio nonno quindi sposò nel 1933 una montalcinese, Iva Zamperini, che si stabilì come molti altri Carapelli a Lupompesi.

Iva Zamperini e il marito

Iva Zamperini e Remo Carapelli sposi (1933).
I loro  abiti furono disegnati e cuciti da Iva.

 

I Carapelli possedevano, come ora, molto terreno, ma mia nonna Iva non amava lavorare nei campi, per un motivo soprattutto: perchè aveva alle spalle una solida preparazione di alto livello come sarta da uomo. Cuciva anche per donna, ed aveva un gran buongusto: infatti in camera sua non c’erano scarponi da campagna ma solo scarpe di pelle con il tacco. Nonna Iva era di pelle scura, ridente, piccola e un po’ rotonda, e portava l’ottava di reggiseno, quindi ovviamente la zona che le piaceva un po’ esibire, con gli abiti che si disegnava e che realizzava con maestria, era proprio questa parte curvilinea. Ma la sua serietà era proverbiale, ed era fiera di aver avuto solo un uomo in vita sua, quello con cui sarebbe rimasta sposata per 61 anni.  Iva la conoscevano tutti, per il suo spirito generoso e per la sua dolcezza, e quando ebbe l’idea di fondare una scuola di taglio e cucito a Lupompesi, proprio nella nostra casa di via delle Rose, a fine anni ’40, giunsero in molti da tutta la zona. Tra le persone che la frequentarono, forse il più di successo è Italo Bechi, che per molti anni ha lavorato ad Arezzo come caposarto della notissima Lebole per abiti da uomo. Oggi vive di nuovo a Lupompesi. E poi c’erano “le ragazze di Iva”, che furono tante, negli anni, e quelle che ancora sono a Murlo ricordano quegli anni con grande calore. Tra le ragazze c’erano Gentilina Menicucci, Cordelia Bonelli, Carla Burresi, Lidia Tortoli, Giovanna Rocchi, Ilia Muzzi, Liliana Pisani, Marisa Starnini, Luisa Vigni, Noemi Luchini, Rita Carapelli, Margherita Menicucci, Cesarina di Arnaldo, ed altre. Un quadro con le loro foto è ancora appeso in casa nostra a Lupompesi. Ritratti in bianco e nero con quel fascino speciale che il tempo accresce anno dopo anno. Uno degli episodi che si ricordano ancora a Lupompesi è stata quella volta che le ragazze andarono tutte alla fiera vestite in una “uniforme” creata da mia nonna per farsi notare tra la gente come “le citte che imparavano da Iva”. E ancora di quando, durante la guerra, alcuni generali tedeschi si rivolsero a Iva per farsi le nuove uniformi: lì per lì ebbe paura, poi si adeguò, capendo che erano persone ragionevoli. Tra le doti di Iva ce n’era un’altra: quello che oggi si potrebbe chiamare business sense. Infatti fu a lungo rappresentante delle macchine da cucire e prodotti Singer. A Lupompesi, proprio all’angolo sopra la cannella di via delle Rose, c’era, fino agli anni 80, una targa gialla con la scritta rossa Singer. Nonna girava sempre in bicicletta per consegnare le macchine nei poderi più sperduti di Murlo, e ancora oggi tante sono le Singer vendute proprio da Iva. Nonna era in gamba e la sua scuola aveva molti clienti: tra loro, anche Armando e Paolo Muzzi, le famiglie Tortoli, Vigni, Brogi, Lambardi, Pierini, Bernini, Della Libera, Soldati, Medaglini, la famiglia dell’ex medico condotto di Murlo Dott. Mario Dotti, e tante altre non solo di Murlo, alla ricerca di un vestito da uomo, o donna, davvero ben fatto. Nonna si era conquistata la reputazione della miglior sarta in zona, e una parente delle sorelle Fontana le offrì addirittura l’opportunità di lavorare con le note stiliste romane. Iva declinò per stare con la famiglia, mia mamma era ancora piccola e c’era sempre tanto da fare a casa. Molti gli episodi che mia nonna mi raccontava, ricordi di quei vent’anni, e anche qualche aneddoto sui suoi clienti e sulle “sue ragazze”, che lei adorava e che le erano tanto affezionate. In effetti, molte delle allieve erano coscienti del ruolo che Iva ha avuto nella loro educazione alla vita oltre che insegnamenti pratici di taglio e cucito. Nessuna di loro ha probabilmente dimenticato quel periodo di creazione ed amicizia. Un giorno ricordo bene che Noemi Luchini Menicucci venne a trovare nonna, e parlando le prese le mani e le disse: “Iva, mi ricordo sempre le tue mani veloci, mentre cucivi, mentre ci insegnavi a tagliare... Non me ne scordererò mai…”. La scuola proseguì fino a fine anni Sessanta. Dopo Iva continuò a lavorare per i suoi clienti, donne ed uomini, per la sua famiglia. Uno degli ultimi lavori creati per me è stato, nel 1990, un favoloso cappotto bianco in stupendo tessuto di lana: lo porto ancora con immenso orgoglio.

 

 



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