MURLOCULTURA n. 1/2011

La Soffitta delle Meraviglie

di Ilaria


Associazione Culturale di Murlo
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Nell’ultimo numero di Murlo Cultura, venne presentata la pagina di un quaderno reperito tra le tante cianfrusaglie che di solito si accumulano nelle soffitte, in quei luoghi ormai quasi del tutto scomparsi che in tempi lontani servivano da ricovero alle cose in disuso o comunque accantonate con l’intenzione di essere riprese e riusate quando se ne fosse presentata di nuovo l’occasione. In soffitta poteva finire di tutto poiché, in passato, nulla veniva gettato via e quanto messo da parte poteva essere più volte riciclato anche per usi diversi da quello originale. I quaderni poi rappresentavano un vero tesoro col mostrare la progressione delle conoscenze acquisite frequentando la scuola e per conservare nel tempo alcune esperienze di vita quotidiana.

Nonna Rita
Bottiglie
Si riesce a pulire bene le bottiglie buone mettendoci dentro la sabbia fina pulita di fiume. Si scuote la sabbia per grattare via le incrostazioni; oppure usare riso crudo con acqua e scuotere il contenuto. Prima che il riso si bagna gratterà lo sporco.

Caffettiera Per far tornare lucida la caffettiera si sfregano le pareti di fuori con aceto e sale fino, le pareti dentro non si puliscono mai se no viene male il caffè. La caffettiera vecchia funziona meglio.

Posate arrugginite Si puliscono con mezza cipolla strofinata e polvere di pomice oppure un tappo di sughero.

Posate d’argento Si mette da parte l'acqua delle patate quando si cuociono senza buccia. Dentro ci si mettono le posate d'argento quando è fredda. Si asciugano con una pezzuola, si conservano nel cassetto dentro a una carta del panforte di alluminio. Non si usa mai acqua troppo fredda per l'argento.

Pentolone di alluminio per la pasta Per non diventare nero si mette un paio di gocce di limone nell'acqua.



La lettura dei suggerimenti trascritti con ordine, quasi si trattasse di segreti preziosi da conservare con cura, fa oggi sorridere e dubitare della loro efficacia convinti come siamo dalle pubblicità ossessive, che solo il ricorso a prodotti di sintesi, anziché naturali, consenta la pulizia e la conservazione degli oggetti di uso quotidiano. Eppure in passato era possibile pescare nei tomboli dei nostri torrenti, vi si potevano raccogliere i granchi e nelle loro acque limpide e non inquinate le donne andavano a risciacquare il bucato e a farlo asciugare al sole stendendolo sopra le siepi di macchia. Il sapone veniva prodotto in casa usando i grassi di scarto dopo averli trattati con soda per farli divenire tensioattivi e quindi capaci di sciogliere i residui di sporco già in gran parte rimosso con l’ausilio di un altro ingrediente naturale: la cenere, derivata dalla legna e dal carbone bruciati nel camino e nei fornelli. Nell’epoca della corsa ai pianeti e dopo aver visitata la luna, questi suggerimenti tracciati con convinzione fanno pensare a qualcosa di alieno, di favole per ragazzi e non alla vera cronaca di esperienze reali allorché la sopravvivenza era affidata all’ingegno ed alla quotidiana ricerca di ogni singolo individuo. Da non dimenticare che i prodotti naturali avevano il pregio di essere biodegradabili, di trasformarsi in fertilizzanti e di non rappresentare l’insolubile problema del loro smaltimento. Strano come innocenti memorie dimenticate in soffitta possano mettere in moto serie riflessioni capaci di far nascere dubbi sull’assoluta bontà dei risultati di questo nostro progresso ai quali, purtroppo, non sapremmo più rinunciare.



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