MURLOCULTURA n. 3/2006


Associazione Culturale di Murlo
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Alla scoperta delle origini di una strada

La Via di Siena

Ovvero la voglia di percorrerla almeno una volta ad occhi aperti

di Luciano Scali
Chiesa di Maria Vergine a Barottoli
Dopo la visita al Castello di Campriano e attraversato il torrente Stile, si torna alla via per Siena la quale, alla fine del tratto pianeggiante affronta gli stretti tornanti di una breve salita per “scollettare” nel versante del torrente Sorra.
Sul culmine si trova un crocevia generato dalla traversa che dall’insediamento etrusco di Arniano si dirige verso il Poggio della Pigna. Una croce di legno sul suo traballante supporto in muratura, conferma ancora una volta la funzione del segno religioso nei pressi di luoghi ove il viandante doveva scegliere la direzione per proseguire il viaggio. Il bel viale alberato sulla sinistra conduce all’antico insediamento di Ghirattoli, oggi conosciuto come Barottoli ove si trova una villa derivata probabilmente da una casa colonica, e una chiesa dedicata al Sacro Nome di Maria Vergine.
Venne dal Repetti descritta in tal guisa:
"fu in origine un romitorio, poi confraternita secolare, nella cui chiesa si venera un'immagine della B. Vergine con gran devozione e concorso del popolo senese, che quel tempio nel 1620 edificò".
La chiesa, ad unica navata e suddivisa in quattro campate con volta, termina con una scarsella (1) coperta da una volta a crociera, probabilmente più antica. Il Merlotti, a sua volta così descrive l’insieme: “Grandioso ed elegante si è l’Oratorio di Barottoli, esso contiene tre altari, il maggiore dei quali lavorato a plastica assai ben disegnato, ove si venera la predetta sacra Immagine con special devozione e culto da tutti quei popoli circonvicini. L’altare destro della chiesa di simil materia, è dedicato ai santi Apostoli, il sinistro a S. Antonio Abbate, oltre agli altri sacri ornamenti che vi si contengono, che in generale è tutto degno di essere considerato dagl’intendenti d’arte.”
A proposito della tela a cui si riferisce il Merlotti, in essa viene rappresentata una delle tante tentazioni a cui il diavolo sottoponeva quotidianamente Sant’Antonio. In questa opera il maligno si manifesta al Santo in maniera curiosa, inforcando un paio di occhiali con l’intenzione di tentarlo offrendogli il mezzo di poter leggere senza difficoltà, malgrado l’età avanzata. Sulla destra dell’altare maggiore, è posta una lapide con la seguente scritta:

PETRUS LEOPOLDUS/ MAGNUS DUX AETRURIAE/ TEMPLUM HOC AD LAICAM SOLIDALITATEM/ANTEA PERTINENS/ CUM DOMO CONTIGUE SACRIS (QUE) SUPPELLECTIBUS/ PIIENTISSIMIS PRECIBUS/ MARCH. CAROLI MAR BICHI RUSPOLII/ PATR. SEN./ BENIGNE DONAVIT IV IDUS IUN. AN. 1786/ ONUS ET TANTUM IMPONENS/ OMNIA SARTA TECTA TUENDI/ ALEXANDER BICHIUS CAROLI NEPOS/ NE MEMORIA INTERCIDERET/ HUIUSCE DONATIONIS PRINCIPIS AVO SUE (QUE) FAMILIAE/ HONORIFICENTISSIMA/ HOC IN MARMORE EXCRIBI VOLUIT/ KAL SEPT. ANNI MDCCCXXVI.

che ricorda la donazione avvenuta nel  “IV Idi di giugno 1786” da parte di Pietro Leopoldo Granduca di Toscana al marchese Carlo Bichi Ruspoli, del tempio ed annessi già appartenuto ad una Compagnia Laicale “affinché vi potesse pregare”, col solo obbligo di salvaguardare quanto in esso contenuto.
Il nipote Alessandro Bichi, alle “calende di settembre 1826” pose tale lapide in perpetua  memoria della donazione fatta allo zio dal Granduca.
Don Giuseppe Merlotti, meglio di ogni altro, descrive con efficacia la nascita del culto della Madonna di Barottoli, partendo dal suo ritrovamento:
“Barottoli non era che il nome di un podere che fu di proprietà del Nob. Signore Muzio Spannocchi, situato nelle vicinanze e nel Comune della parrocchia di Campriano, ove in una rovinosa parete di abbandonata abitazione, che fu uno degli antichi eremi che spesso incontravansi nelle vicinanze di Siena, vedevasi colorita in affresco un’immagine di Maria Vergine col Divino Bambino sulle ginocchia, opera non indifferente di uno degli antichi pittori senesi, ma di nome incognito. Nell’anno 1615 piacque al Signore di glorificare la Divina sua Madre espressa in quest’Immagine, operando per mezzo di Lei stupendi prodigi a pro di coloro che con viva fede ricorrevano a Maria nelle loro più disperate infermità e bisogni. Nell’anno seguente vi si trasferì a venerarla processionalmente l’intera Fratellanza della Ven. Compagnia di S. Maria in Tressa di Val d’Arbia in numero di duecento venti uomini con cappa, e trecento donne decentemente vestite.
In tale occasione portarono in onore della Vergine un’offerta di lire cento ottanta due  toscane, consistente in un calice di rame dorato con patena d’argento e una pianeta con tutti gli ornamenti. E tanto si propagò in quei luoghi la devozione a questa Sacra Immagine che nello stesso anno 1616 a’ 7 agosto Monsignor Alessandro Petrucci Arcivescovo di Siena esaminò trentanove persone di quei luoghi sulla verità dei prodigi che si dicevano accaduti.
Trovata la verità dei fatti, lo stesso Prelato con suo Decreto de’ 19 novembre dello stesso anno dichiarò liberamente potersi prestare particolare culto alla predetta Sacra Immagine di Maria Vergine. Emanato pubblicamente il predetto venerabil Decreto, per consiglio del venerando parroco di Campriano,  Mariano, e del prelodato Nob. Sig. Muzio Spannocchi, fu immediatamente dato principio ad innalzar il grandioso Oratorio, dove già fu l’antico eremo con le spontanee oblazioni di quelle religiose popolazioni, ed in pochi attimi questa fabbrica già si avanzava al suo termine. Ed intanto, benché non fosse del tutto compiuto l’oratorio, fu distaccata dall’antica muraglia la Sacra Immagine e fu fatta collocare solennemente sull’altare maggiore nel giorno 15 novembre 1617, mentre poi tutto il rimanente del tempio vide il suo compimento nel 1620. Ed intanto fin d’allora vi si istituiva canonicamente una Confraternita laicale sotto l’invocazione del Nome augusto di Maria sempre Vergine. E tanta era la fama per il contado senese, la venerazione ed il religioso affetto per la Sacra Immagine di Maria ritrovata a Barottoli, che nel 1626 la stessa Serenissima Madama Caterina di Mantova Governatrice di Siena gode’ di farsi ascrivere nel Catalogo delle Consorelle della predetta Confraternita. E nel 10 settembre 1719, in giorno di domenica, ancora la Serenissima Principessa Violante di Baviera Governatrice parimente di Siena volle portarsi a visitare la Sacra Immagine unitamente alla sua Nobil famiglia con vistoso treno di nove carrozze, ritornando felicemente sul far della sera a Siena. Come pure dal predetto anno 1616 il prefato Nobil Muzio di Giulio Spannocchi istituiva in questa chiesa una cappellania perpetua sotto l’invocazione della Presentazione di M.V. con l’obbligo al rettore di celebrare una Messa per settimana, cinque nel giorno della festa della Presentazione, e cinque di Requiem  nel giorno susseguente...
…Nell’anno 1727 questa pia Confraternita arricchì la sua chiesa delle preziose Reliquie della Beatissima Vergine, cioè di parte della cuffia, del velo e della cintola della medesima, estratte dalle altre che si conservano nella Chiesa dello Spedale di Siena tra quelle venute da Costantinopoli nell’anno 1359. Furono solennemente trasportate a Barottoli né 14 settembre del predetto anno 1727 con l’intervento di cinque Compagnie laicali della campagna. Dette sacre reliquie furono esposte in Duomo unitamente alla sacra Immagine di Maria Vergine dalla Ven. Compagnia dei Centurati della Grotta nell’occasione della processione della Domenica in Albis dell’anno seguente 1728. Ancora questa Sacra Immagine di M.V. della predetta pia Confraternita di Barottoli, atteso il gran concorso dei popoli per la special devozione verso la medesima, nell’anno 1778 fu prescelta dall’Illustrissima Deputazione che suol presiedere alla festa della Domenica in Albis ad essere trasportata processionalmente in tal circostanza per la città, e dopo il consueto Ottavario fatto in Duomo, fu riposta in questa sua chiesa. Finalmente anche questa pia Confraternita fu soppressa col predetto Motuproprio di soppressione generale di tutte le Compagnie e Congregazioni religiose della Toscana, e l’Oratorio con Rescritto sovrano fu concesso al Nob. Signor Marchese Carlo Bichi Ruspoli, con l’obbligo però della manutenzione della fabbrica, e dei sacri arredi.”

Madonna col Bambino dalla Chiesa di Barottoli - Opera di un seguace di Duccio

L’immagine della  Madonna col Bambino venne dipinta “a fresco” da un seguace di Duccio, nel secondo decennio del Trecento, sulla parete di un eremo dalla quale venne staccata “a massello”. Pur ricoperta in gran parte da ridipinture, i suoi caratteri morfologici e stilistici fanno ritenere l’opera come un pregevole prodotto di scuola senese degli inizi del Trecento in diretta derivazione, appunto, dall’attività di Duccio Buoninsegna.

NOTE
(1) Scarsella: Voce usata in architettura per indicare un’abside a pianta rettangolare anziché circolare come di consueto.

Notizie tratte da: (Memorie storiche delle Parrocchie Suburbane della Diocesi di Siena (pag. 93-94) - di Giuseppe Merlotti curata da Don Mino Marchetti _ Edizioni  Cantagalli- Siena 1995) E.Repetti, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, I, Firenze, 1833, p. 223).

(continua)
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