MURLOCULTURA n. 3/2008

La storia del territorio attraverso i documenti conservati nell’Archivio Comunale di Murlo

Campione delle strade, e fabbriche comunitative
della nuova Comunità di Murlo,
e suoi Comunelli annessi


1779

a cura di Giorgio Botarelli  

Terza parte

Associazione Culturale di Murlo
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Descritto il tracciato di collegamento tra il castello di Murlo, il borgo di Tinoni, l’Antica e il Vado di Beccano (1), il Campione passa in rassegna le strutture presenti nei suddetti luoghi che erano divenute di pertinenza della neonata Comunità di Murlo dopo la fine del dominio vescovile, e consistenti in edifici o fabbricati destinati a vari usi e in opere di pubblica utilità, come cisterne, pozzi o fonti, il cui mantenimento competeva ora al nuovo governo del territorio.

 

Fabbriche esistenti in Murlo,

Tinoni, Antica ridetti 

Murlo

Murlo. Palazzo pretorio, composto di quattro stanze superiori, archivio, cancelleria, e due carceri, cioè una segreta, e l’altra larga, a cui confina da tre parti la strada, e a mezzo giorno parte del palazzo della Mensa Arcivescovile di Siena.(nota a lato: Non si pone nel Campione delle strade perché si appartiene al feudatario a carico del quale è la manutenzione). Una casa per servizio del Caporale di Corte composta di stanze tre, due superiori, e l’altra inferiore, confinando a levante la strada, da ponente le mura castellane, componenti la medesima, da tramontana una abitazione della Mensa, e a mezzo giorno, una casa dei signori Sforazzini. Una cisterna, posta a latere della chiesa plebana di Murlo, dalla parte di ponente, con sua grata di ferro sopra, e sue doccie pendenti alla denominata chiesa, prestando ella stessa la servitù delle medesime.

Una fonte murata detta al Doccio, presso il fosso Crevole, a cui confina Antonio Gorini, e la strada.

Un pozzo presso la cappella di S.Niccola, a cui confina la strada comunitativa, e il signore Ferdinando Magnoni

Nel castello di Murlo appartenevano alla Comunità: l’edificio adibito a Palazzo pretorio, una casa a uso abitativo, una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana situata accanto alla chiesa di San Fortunato. Negli immediati dintorni del castello: la fonte al Doccio, ubicata nei pressi del torrente Crevole, il pozzo vicino alla cappellina di San Nicola.

Lo stabile al centro del castello di Murlo, oggi Palazzina, dopo aver ospitato come Palazzo di giustizia i vicari vescovili per circa mezzo secolo, era divenuto Palazzo pretorio, sede della nuova amministrazione della Comunità. La Palazzina era stata edificata, molto probabilmente sulla base di precedenti strutture, durante l’episcopato dell’arcivescovo Zondadari (1715-1745), il cui stemma di famiglia, in marmo, venne murato sulla facciata prospicente Piazza della Cattedrale (2). Dal Campione il fabbricato risulta allora costituito da quattro stanze superiori, da altre due utilizzate l’una come archivio e l’altra come cancelleria, più due ambienti, di cui uno sotterraneo, usati come carcere. Da un lato la Palazzina, tramite un cavalcavia fatto costruire dall’arcivescovo Cervini nel 1759 (3), era stata collegata al palazzo attiguo, il cosiddetto Palazzone, secolare residenza dei vescovi senesi quando giungevano in visita al Vescovado (attualmente sede del museo etrusco). Il palazzo era rimasto proprietà della mensa arcivescovile, alla quale, ribadisce il Campione, competeva naturalmente la manutenzione. La Comunità possedeva in Murlo anche un’abitazione che veniva data in uso al Caporale di Corte, una sorta di pubblico ufficiale al servizio dell’amministrazione. La casa era la medesima utilizzata dai famigli durante il periodo vescovile, cioè due persone, l’uno con la qualifica di caporale e l’altro con quella di messo, in genere padre e figlio, alle dipendenze del vicario e stipendiati dalle comunità del Vescovado (4). Era composta da due stanze superiori e una inferiore, confinando a est con la strada, a ovest con le mura del castelllo, a nord con una casa della mensa e a sud con un’altra dei signori Sforazzini  (5) (potrebbe essere individuabile in uno dei primi edifici dell’odierna Via delle Carceri). Accanto alla pieve di San Fortunato si trovava poi, e si trova ancora oggi, una cisterna con grata di ferro che veniva utilizzata per la raccolta dell’acqua piovana, convogliata da docce pendenti dal tetto della chiesa.

Fuori del castello di Murlo, ma nei pressi, lungo il fosso oggi detto fosso Grillo, che scorre parallelo alla strada in discesa diretta a Vignali, poco meno di un paio di centinaia di metri prima di immettersi nel Crevole si trovava una fonte in muratura denominata fonte al Doccio (nel Catasto Leopoldino il fosso Grillo è infatti indicato come fosso della fonte al Doccio) (6). Della fonte, utilizzata fino a tempi relativamente recenti per la sua buona acqua di vena, non resta visibile quasi nulla, se non una parte di una piccola volta in muratura crollata che spunta dal terreno sul bordo del corso d’acqua. Anche il pozzo presso la cappellina di San Nicola, a cui abbiamo accennato nella precedente puntata, apparteneva alla Comunità e confinava da una parte con la strada comunitativa e dall’altra con terreni del signor Ferdinando Magnoni (7).  

                                                               

Tinoni

Due fonti murate, presso il podere detto il Poggetto, cioè abbeveratoio, lavatoio, e suo bottino, a cui confina la strada, ed i signori Bernardino e fratelli Ciuoli.

Un pozzo d’acqua viva in mezzo di Tinoni, ad una piccola piazzetta, a cui confina la strada comunitativa.

Nel borgo di Tinoni appartenevano alla Comunità le due fonti in muratura con abbeveratoio, lavatoio e bottino che tutt’oggi si trovano, in realtà leggermente fuori dell’abitato, sulla destra dello stradello che scende verso il podere Poggetto; confinavano all’epoca con proprietà dei fratelli Ciuoli. Poi, il pozzo che si trovava in un piccolo slargo di Tinoni e che fu riempito nei primi anni Sessanta del secolo scorso, come ricordato in precedenza.                              

(continua)

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Note

(1) Vedi la seconda parte in: Murlo Cultura n.4/2007, pp.8-9.

(2) Il vicario vescovile Bernardo Giuseppe Pandini, in carica dal 1744 al 1750, testimonia la costruzione del Palazzo di giustizia (Palazzina) da parte dell’arcivescovo Zondadari nella sua relazione sul Vescovado redatta a metà Settecento. Vedi: Una signoria nella Toscana moderna. Il Vescovado di Murlo (Siena) nelle carte del secolo XVIII  di M.Filippone, G.B.Guasconi, S.Pucci, Siena 1999, pag.47. Per notizie sullo stemma Chigi-Zondadari murato sulla facciata della Palazzina vedi: Murlo Cultura n.3/2006, pp.10-11.

(3) Alla costruzione nel 1759 del collegamento con il palazzo vescovile, accenna il Merlotti. Vedi: Memorie storiche delle parrocchie suburbane della diocesi di Siena di G.Merlotti, a cura di Mino Marchetti, Siena 1995, pag.323. Sull’odierno cavalcavia si può notare in facciata una nicchia vuota che alloggiava uno stemma, da tempo scomparso, dell’arcivescovo Cervini.

(4) Sui famigli vedi: Una signoria nella Toscana moderna. Il Vescovado di Murlo (Siena) nelle carte del secolo XVIII di M.Filippone, G.B.Guasconi, S.Pucci, Siena 1999, pp.66-67.

(5) Gli Sforazzini erano possidenti del luogo; durante il periodo napoleonico Antonio Sforazzini rivestì la carica di Maire di Murlo dal 1809 al 1811.

(6) Archivio di Stato di Siena: Catasto Leopoldino, Comunità di Murlo, sezione U detta di Murlo.

(7) I Magnoni abitavano a Siena. Il notaio Niccolò, originario di Monte Follonico, era stato auditore vescovile dal 1722 al 1727 anno della sua morte in Siena.

 

 Murlo - disegno di Luciano Scali

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