MURLOCULTURA n. 3/2009
GENTE DI MURLO 68-08

I commenti alla mostra
Associazione Culturale di Murlo
Torna all'indice


Considerazioni e ricordi di Beatrice Morviducci

Il 10 di maggio è stata inaugurata la mostra fotografica “Gente di Murlo”; l’intento è stato quello di documentare quarant’ anni di attività degli scavi di Poggio Civitate.
L’iniziativa è stata molto ben accolta dalla “gente di Murlo” e la dimostrazione è stata la grande partecipazione e interesse che ha suscitato fin dalla serata inaugurale: molte persone si sono riconosciute nelle foto e molte altre invece hanno potuto rivivere e ricordare momenti ormai lontani nel tempo, ma ancora ben vivi nei ricordi.  Anche per me è stato un momento di forte emozione.   Ricordo quando, ancora bambina, ho avuto la fortuna di visitare il sito archeologico, di aver visto le fondamenta delle mura perimetrali degli edifici senza ancora poter capire e assaporare l’importanza e il valore storico della scoperta. Ma era evidente che l’arrivo degli “americani” (così venivano chiamati, in modo molto generico, gli studenti che prendevano parte agli scavi), rappresentasse un evento che, man mano che si avvicinava, era atteso con trepidazione crescente poiché rappresentava un momento di novità e di coinvolgimento per il paese intero. L’estate coincideva con l’arrivo degli studenti e degli archeologi i quali venivano ospitati nel “palazzone” di Murlo, oggi divenuto sede del Museo, e trascorrevano le giornate tra gli scavi e la cura dei preziosi reperti.   Il magazzino in cui venivano conservati, ricostruiti e catalogati i pezzi erano i fondi del signor Casati, in via Roma, mentre il laboratorio degli studenti era la strada stessa. Per lunghi pomeriggi gli studenti, seduti per terra ai due lati della strada, le gambe allungate in avanti, con accanto cassette di legno piene di piccoli cocci, armati di spazzolino da denti, acqua e poco altro, trascorrevano il tempo a ripulire quei minuscoli pezzi, apparentemente insignificanti, ma carichi di storia.  Le foto mostrano come tutto il paese partecipasse attivamente al lavoro degli esperti, come tutti si prodigassero per dare una mano, come ciascuno offrisse il proprio tempo e la propria buona volontà per rendersi utile e agire da protagonista di un evento importante. Gli ospiti d’altronde trovavano a Murlo un clima familiare, accogliente e disteso che si rifletteva nel loro atteggiamento appagato e nella loro socievolezza. La mostra ha messo in rilievo eventi del passato che, come spesso accade, oggi vengono dati per scontati se non addirittura dimenticati. Credo invece che le foto rappresentino una testimonianza storica importante, soprattutto per i più giovani: creano un ponte tra un passato e un presente accomunati da un’intensa attività archeologica che ancora continua anche se sembra aver perso quel sapore corale e in qualche modo “artigianale” che rimane nei ricordi di molti di noi.
Grazie alla collaborazione, iniziata nel 1966, tra l’Amministrazione Comunale di Murlo e il Prof. Kyle M. Phillips, il quale aveva intuito che nel nostro territorio potesse esserci un sito etrusco, il Comune di Murlo vive una lunga stagione di importanza culturale non di secondo piano; oggi il Museo etrusco di Murlo può raccogliere i risultati degli scavi in una sede di grande prestigio che è il fiore all’occhiello del nostro territorio.

 Ranuccio Bianchi Bandinelli                              Kyle  Meredith Phillips                              Maurizio Morviducci

Ranuccio Bianchi Bandinelli                 Kyle  Meredith Phillips                      Maurizio Morviducci

Commento di Luciano Scali

“Civita Magna gran tesoro, Pievarcalli gran Perdono…”   Una frase sibillina che d’improvviso cominciò ad prendere consistenza nella mente di Ranuccio Bianchi Bandinelli fino ad associarla a ritrovamenti sporadici nella zona e tradursi in messaggio chiaro seppur vecchio di oltre venti secoli. Il rapporto che da sempre intercorre fra ricordi, leggende e storia vera, anche questa volta si era rivelato giusto materializzandosi tra le pieghe di un’apparente filastrocca per bambini ambientata nel tratto fra il Piano del Tesoro e la Pieve a Carli.  A pensarci bene, seppure il Poggio delle Civitate abbia rivelati molti dei suoi segreti, passando per quei luoghi si ha l’impressione che qualcosa debba accadere ancora.  Un qualcosa d’importante capace di far luce sugli interrogativi che gli esperti continuano a porsi senza riuscire a darsi una convincente risposta. In questa insaziabile sete di conoscenza, sta il costante interesse di coloro che ebbero il privilegio di partecipare ai primi scavi ed alla raccolta dei primi reperti.  Fu l’inizio di un’avventura senza fine alla quale prese parte tutto il paese , poiché in ogni frammento venuto alla luce si alimentava quella specie di malattia collettiva nella quale si aveva la percezione di contribuire, tutti insieme, a riscoprire la storia del nostro territorio. Arrivai a Murlo allorquando tale avventura era avviata da un pezzo e le storie personali di coloro che vi avevano dato il via, contribuivano ancora a dare un’aura di mistero allo stile di vita di un popolo incamminatosi troppo presto verso il tramonto.  L’idea dell’Antiquarium di Poggio Civitate aveva preso corpo riuscendo a concretizzarla con l’assegnarle una sede di tutto prestigio: l’antico palazzo Arcivescovile. Vissi il periodo che precedette l’inaugurazione del Museo come un evento eccezionale e se oggi può sembrare sopita l’atmosfera esaltante di quei giorni, basta farvi una breve visita allorché le sale sono deserte, per ritrovare quella giusta concentrazione  per tornare indietro nel tempo. Le pareti del museo scompariranno e il paesaggio arcaico apparirà nella notte incipiente, rischiarato dai fuochi accesi sul palazzo del Principe di Poggio delle Civitate e, soprattutto dalle presenze della gente di allora e degli etruschi di oggi la cui opera  ha reso possibile l’autentico miracolo che stiamo vivendo.

 


Torna su