MURLOCULTURA n. 5/2006


Associazione Culturale di Murlo
Torna all'indice


Carrellata sui mestieri in mutazione

Il  Muratore

di Luciano Scali
Sesta puntata
Prima di proseguire la nostra carrellata sui manufatti in uso durante i tempi passati, sui metodi per poterli eseguire e sull’impiego nelle costruzioni, vorrei richiamare l’attenzione degli interessati sulla evoluzione in atto nell’arte del costruire. Volte ed archi sono stati aboliti perché dispendiosi, fuori moda e di non facile esecuzione, mentre hanno preso campo tecniche innovative semplici,più alla portata di personale non specializzato. Si fa ricorso agli archi ed alle volte per intervenire su strutture esistenti da restaurare, con personale qualificato alle dipendenze di ditte specializzate o delle Soprintendenze. In passato la preparazione delle infrastrutture per costruire l’arco faceva parte dei compiti esclusivi del muratore. Il ricorso all’ausilio di artigiani qualificati avveniva  allorquando i manufatti da realizzare presentavano caratteristiche e dimensioni tali da consigliare l’adozione di strutture più elaborate per supportarli. Oggi invece ci si avvale di falegnami e carpentieri anche nei casi più semplici oppure si fa ricorso a centine dall’assetto variabile già predisposte per eseguire archi di differente dimensione e forma. In altri termini l’arco e la volta hanno perduto la loro funzione originale e vengono relegati ad un uso puramente estetico.
Nella precedente puntata abbiamo esaminato gli archi a sesto acuto nella versione aperta dei quali abbiamo anche fornito alcuni esempi. Si tratta di parlare adesso di quelli “chiusi o con arco di sbarra” dei quali esistono mirabili esempi nel Palazzo Comunale di Siena ed in forma meno elaborata, ovunque si trovino costruzioni del quattordicesimo e quindicesimo secolo.  Anche di questo tipo d’arco si può correttamente affermare che ebbe una funzione prevalentemente decorativa per mantenere un’uniformità di stile nei palazzi di particolare prestigio. Allorché a Siena, nel tredicesimo secolo venne deliberato che le finestre dei palazzi prospicienti la piazza del Campo fossero realizzate “a colonnelli” per adeguarle a quelle del costruendo Palazzo Comunale, si impose, di fatto, uno stile al quale tutti si uniformarono. L’arco a sesto acuto fece così “bella mostra di se” in facciata mentre nella parte interna dei palazzi, gli ambienti lunghi e stretti venivano coperti con “volte a botte” ed i più ampi si avvalevano di volte più complesse o di soffitti a cassettone. Come veniva realizzato un arco a sesto acuto con sbarra? La grafica per la sua esecuzione è meno complicata di quanto possa sembrare poiché si basa, per la parte superiore, sulla realizzazione di due archi di cerchio contrapposti il cui valore al centro è di 60°, quindi pari a 1/6 della circonferenza di cui fanno parte.
Il sottostante arco di sbarra, la cui freccia risulta solitamente pari alla lunghezza di un mattone terzino*(33,0 x 16,0 x 7,5 cm) non presenta particolari difficoltà d’impostazione tranne lo stabilire il punto di stacco sul piano d’imposta nei confronti di quello dell’arco a sesto acuto (fissato poi praticamente a 11 cm pari ad 1/3 della lunghezza del mattone terzino).


Arco a sesto acuto con sbarra - disegno di L. Scali

Per quanto semplice possa sembrare l’impostazione dell’insieme, molto più complicata si rivela l’esecuzione pratica poiché prevede l’aggiustaggio di ogni singolo mattone di cui sono composti gli archi. Mentre per quello di sbarra, l’inclinazione dei mattoni viene allineata al centro della circonferenza Q di cui fanno parte, quelli dell’arco a sesto acuto si allineano al centro del piano d’imposta O e quindi in posizione differita nei confronti dei centri delle rispettive circonferenze A e B. L’intervento sui mattoni dell’arco di sbarra sarà eguale per tutti mentre per i due settori dell’arco a sesto acuto l’aggiustaggio si rivelerà più complesso dovendo intervenire in modo sensibile su quattro delle sei facce del mattone per adattarlo al profilo scelto. Ogni mattone, infine dovrà essere “arrotato” per fargli assumere un aspetto liscio ed uniforme quasi fosse stato realizzato con uno stampo direttamente in fornace.
Arco a sesto acuto, imposte - disegno di L. Scali
Da quanto sommariamente accennato, si può facilmente dedurre come la realizzazione di archi del genere non fosse cosa facile e che la loro adozione se la potessero permettere solamente i proprietari di palazzi importanti. Il fattore tempo aveva il suo peso ma, di contro, era possibile fare assegnamento su abbondante mano d’opera a basso costo e su maestri muratori altamente qualificati.
Ma volendo saperne di più sugli archi a sesto acuto con sbarra, basta portarsi a Siena, di fronte al Palazzo Comunale e soffermarsi dinanzi al portone d’ingresso alle Sale Monumentali: quello sulla cui cuspide è posta la statua di S. Ansano. Se l’osserviamo con attenzione per riuscire a scoprirne i segreti costruttivi, alla prima meraviglia del momento subentra un senso di panico di fronte alle difficoltà che dovrebbero essere superate qualora fossimo chiamati a costruirne uno uguale. Intanto l’arco a sesto acuto si rivela con un aspetto crescente a partire dall’imposta fino alla sua chiusura, e l’arco di sbarra presenta il medesimo andamento.
A questo punto occorre fare una importante precisazione: tutto il basamento del palazzo fino alla lesena marcapiano delle prime trifore è stato realizzato a pietra, ivi compresi gli archi e le decorazioni dall’indubbio effetto scenico con la parte superiore in cotto. Tale constatazione potrebbe anche sottolineare un grado di difficoltà eccezionale a realizzare un  manufatto di caratteristiche simili, in cotto.
La soluzione della pietra consentiva al maestro dell’opera di pianificare i lavori facendo eseguire “a disegno” ed assemblare “in prova” i vari componenti al di fuori del cantiere. A quel punto, al muratore restava il solo compito di murarli. Ma come avveniva il tracciamento degli archi per far loro assumere un “vago aspetto a ventaglio?”  Consideriamo la larghezza L del passaggio divisa in 5 parti. Sul piano d’imposta x-x a partire dal limite delle due spallette si riporta il valore di 1/5L per poi dividerlo ulteriormente in 3 parti (1/15L ciascuno). L’arco a sesto acuto misurerà all’imposta l’equivalente di 2/15L e in chiave: 1/5L.
 Per costruire l’intradosso si fa centro in A con raggio pari a 16/15L= AB-1 e si traccia un arco fino ad incontrare l’asse y-y. Per l’estradosso si fa centro in A1 con raggio pari a 19/15L= A1-B3 e  si traccia un arco fino ad incontrare l’asse y-y.
L’arco di sbarra presenta la sua freccia pari a 1/5L.
Trovato il punto O col metodo del cerchio passante per tre punti, è possibile tracciare l’intradosso con un raggio del valore O-A.
spostandosi verso l’alto lungo l’asse Per ottenere l’estradosso occorre determinare il punto O1y-y di 1/10L. Facendo centro su O1 e con raggio pari a O1-A2, si traccia l’arco A2-B2 che rappresenta l’estradosso voluto. L’intradosso partirà dal piano d’imposta, l’estradosso invece, si appoggerà all’intradosso dell’arco acuto.

Arco a sesto acuto, intradosso e estradosso - disegno di L. Scali










*Chiamato terzino perché la sua lunghezza corrisponde alla terza parte del metro


Torna su