MURLOCULTURA n. 5/2011

Murlo negli archivi

I Bagni di Macereto nelle carte del passato

di Barbara Anselmi


Associazione Culturale di Murlo
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Alcuni testi dei secoli scorsi dedicati alle sorgenti termominerali e al loro valore terapeutico, citano ampiamente i Bagni di Macereto, con tanto di analisi delle acque ed effetti sulle diverse patologie. Riteniamo interessante riportarne alcuni stralci, dopo aver scritto dei Bagni di Macereto nel numero scorso di Murlocultura.
I Bagni compaiono nelle Ricerche statistiche sul Granducato di Toscana, curate da Attilio Zuccagni Orlandini e pubblicate nel 1852, nella sezione intitolata Prospetto geologico-statistico delle Acque Minerali del Granducato: Acqua di Macereto e di Petriolo. Allorquando la Repubblica di Siena non era venuta al possesso dei Bagni di S Casciano, erano tenute in gran pregio le sorgenti di Macereto o del Doccio e quelle di Petriolo, che si trovano ambedue nella Valle della Merse. Se per sostegno dell’antica rinomanza del Bagno di Macereto fu mal fondata illazione che vi si recasse l’imperatore Gordiano, sol perchè vi furono dissotterrate delle medaglie colla di lui impronta, certo è che nel 1313 l’Imp. Arrigo VII, prima di passare a Buonconvento ove perdé la vita, si recò a far uso di quelle acque: se nonché presto furono abbandonate, poiché riferisce il Tondi che nel 1334 si frammischiavano con le acque dolci, per la poca cura che se ne aveva. Ciò nondimeno il Mainero, Ugolino da Monte Catini, Mengo Faentino, il Savonarola, Gentile da Foligno ed il Baccio, sono antichi scrittori che trattarono di questo Bagno: nel secolo decorso ne fu fatta menzione dal Gigli, e nel 1806 dal Prof. Santi. [...] Nel libro vengono riportate anche le analisi delle acque, dalle quali risulta una temperatura di 41,25° C.
Un’altro testo, intitolato Dizionario universale topografico storico fisico-chimico terapeutico delle acque minerali e delle precipue mofette [...], pubblicato nel 1870 da Antonio Perone, medico napoletano che fu anche ispettore del Consiglio Superiore della Sanità, censisce tutte le sorgenti di acque minerali di valore terapeutico conosciute in Italia. Riguardo a Macereto il libro riporta: Nel tenimento di Filetta, in vicinanza del villaggio di Bagnaja, sul sinistro lato del torrente Merse, in mezzo a una contrada piana, detta Macereto, o Ponte a Macereto, che ebbe questo titolo da un ponte di pietra accavalcato al detto Merse, sulla regia strada Grossetana, da un terreno vegetale, con sottostanti strati di travertino, sorge l’Acqua minerale di Macereto, o del Bagno di Macereto. Sullo stesso lato del predetto fiume, quasi accosto al bagno, trovasi un albergo, presso al quale sta una fontana di abbondevole acqua tartarosa, che si versa dentro una vaschetta di pietra, per lo mezzo di un tubo di ferro, ivi denominato Doccio. Questo ha dato il nome all’Osteria del doccio; nome, il quale per la vicinanza viene dato or anche al bagno; che perciò si nomina indistintamente Bagno di Macereto, o Bagno del Doccio. L’Acqua minerale di Macereto è conosciuta fin da’ tempi del Romano Impero. E, molto tempo dopo, i Bagni a Macereto, nel pian di Filetta, furono rammentati dallo storico Giovanni Villani (Cron. Lib.IX.cap.52); nella occasione che, in està del 1313, lo Imperatore Arrigo VII di Lussemburgo adoperonne: ma eran gli ultimi giorni della vita sua. Dalla Repubblica di Siena avevasi in gran conto il Bagno di Macereto. Il Tondi nella sua relazione del 1334, sopra i bagni del Senese, nota che “cinque miglia lontano da Petriolo, venendo verso Siena, vi è il Bagno di Macereto; le acque del quale per poca cura si mischiano con le dolci: e quello, che anticamente era profittevolissimo, ora apporta poca utilità.” Ne fecero menzione ancora il Mainero, Ugolino da Montecatini, Menco Faentino, Savonarola, Gentile da Foligno, il Sacci, il Gigli, Giorgio Santi, ed altri. Ora vi si trova uno stanzone, diviso in due parti, di cui uno contiene il bagno per gli uomini; l’altro quello per le donne. La Osteria del doccio può servire di ricovero a coloro, che si recano a fruire di quest’acqua. Dessa è trasparente; ha odor solfureo; sapore leggermente salato. La temperatura n’è di gradi 33 R. Incrosta i corpi, su pe quali passa; ed anche lasciavi della Glarina. Viene fuori dalle fessure del travertino, accompagnata da correnti di Gas; entro 50 volumi del quale si trovarono di gas acido carbonico volumi 16, di gas idrosolforico volumi 1, di azoto volumi 22, di ossigeno volumi 11. Quando l'acqua rimane stagnante, vi galleggia una pellicola di Carbonato di calce. Analizzatesi dal Giuli 25 once di Acqua minerale di Macereto, ossia del Doccio, diedero in risultamento [....]. È termale sulfurea: e si adopera da que conterranei per la cura de reumatismi, delle artritidi, delle ischiadi, delle paralisi, delle malattie cutanee, delle conseguenze croniche di malattie traumatiche Però, siccome tal sorgente è prossima a Siena, renderebbesi un gran servizio all'egra umanità, se mai vi si facessero le convenevoli riparazioni e un fabbricato comodo per gli accorrenti.
A livello locale, Girolamo Gigli nel suo Diario Senese del 1723, consultabile nella ristampa del 1854, cita i Bagni di Macereto negli eventi del mese di giugno, al capitolo intitolato Dei bagni salubri dello Stato Sanese che in tale stagione si usano. Già allora i Bagni di Macereto risultano poco sfruttati per la inadeguata raccolta delle acque termominerali, che andavano a perdersi nel Merse: Tornando verso Siena cinque miglia da Petriuolo trovasi il Bagno di Macereto poco a dì nostri praticato per la dispersione delle sue acque, che per poca cura si mescolano colle dolci. L’acque di questo Bagno benchè zulfuree, non arrivano però al grado di quelle di Petriuolo, e una volta ebbero credito di sciogliere il dolore dei nervi, e liberare le altre membra dalle rogne secche, ed altre simili infermità. Credette il Benvoglienti nella sua origine della Città di Siena, che i Bagni di Macereto fossero quelli, che Cicerone chiamò Balnea Senia; ed il sopraccitato Baccio deduce l’antichità, e dignità di questo dalle Medaglie di Gordiano Augusto ritrovate a suo tempo nel medesimo.



Fonti

  • Ricerche statistiche sul Granducato di Toscana raccolte e ordinate da Attilio Zuccagni Orlandini segretario capo della sezione ministeriale dello stato civile e della statistica generale. Tomo terzo. Firenze, Tipografia Tofani, 1852.

  • Dizionario universale topografico storico fisico-chimico terapeutico delle acque minerali e delle precipue mofette e fumane di terreni evaporanti, ed emettenti fango, fino ad ora conosciute in tutte le province italiane”, Antonio Perone Napoli, Tipografia di Angelo Trani, 1870.

  • Diario Senese, opera di Girolamo Gigli nel quale si veggono alla giornata tutti gli avvenimenti più ragguardevoli spettanti sia allo spirituale si al temporale della città e stato di Siena. Seconda edizione, Siena, Tipografia dell'Ancora di G. Landi e N. Alessandri, 1854



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