MURLOCULTURA n. 1/2011

Neroccio di Bartolomeo Landi (1447-1500)
a Montepescini

di Maria Paola Angelini


Associazione Culturale di Murlo
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Neroccio di Bartolomeo Landi - PalaTra le numerose opere d’arte provenienti dal territorio di Murlo, oggi conservate nei più importanti musei del senese, troviamo anche una tavola molto bella ed interessante di Neroccio di Bartolomeo Landi. Il dipinto rappresenta una scena sacra, al centro la Vergine Maria col Bambino siede sul trono e ai lati la circondano i santi Pietro, Sebastiano, Giovanni Battista, Sigismondo, Bernardino e Paolo.
L’opera proviene dalla chiesa dei santi Pietro e Paolo a Montepescini, come ci dimostra la presenza dei due stessi santi nel dipinto; firmata e datata 1492, è attestata per la prima volta nel resoconto della visita pastorale di monsignor Bossio del 1575, purtroppo però non sappiamo chi possa aver commissionato il dipinto. Oggi è conservata presso la Pinacoteca Nazionale di Siena.
Neroccio di Bartolomeo, nato nel 1447, compì forse il suo apprendistato nella bottega del Vecchietta, mentre siamo certi che divenne socio del contemporaneo Francesco di Giorgio, collaborazione che si interruppe nel 1475. Lo stile del nostro pittore è influenzato proprio dal suo collega, ma anche da un altro artista, Liberale da Verona, col risultato di un tratto elegante e colori delicati. I volti dei personaggi sacri dipinti da Neroccio sembrano avere una consistenza diafana, le figure quando si stagliano sul fondo dorato appaiono come sospese in una dimensione astratta, caratteristiche riscontrabili nella maggior parte dei dipinti del nostro conservati presso la Pinacoteca.
Qualcosa di diverso accade nell’opera proveniente da Montepescini. Siamo nella fase tarda dell’attività di Neroccio e i santi rappresentati in questa pala sono tracciati con una notevole plasticità di forme; essi si schierano intorno alla Vergine in contemplazione e sembrano quasi racchiudere il suo trono. Pietro e Paolo mostrano uno sguardo fiero e composto, ma tutti e sei i santi dipinti dal nostro artista si impongono come figure vive e solide all’interno dello spazio della rappresentazione. Questo effetto è dovuto in gran parte alla forza del tratto dei contorni che ricorda, come fanno notare i critici, le sculture dell’artista senese Vecchietta, e dall’utilizzo deciso del chiaroscuro che esalta le forme. Mentre al centro il manto della Madonna la avvolge con una linea fluida senza alcuna secca interruzione, le vesti dei santi ricadono secondo linee perpendicolari taglienti, quasi fossero sbalzate su lastra metallica. Il trono di Maria ha due teste di putto che sormontano delle foglie, come braccioli, e la spalliera ricorda quasi la decorazione di un altare marmoreo. I colori utilizzati dal Neroccio si avvicinano molto alla plasticità della figura; anch’essi rifuggono il precedente pallore e si fanno maggiormente vigorosi grazie ai caldi toni dell’oro, dei rosa e del giallo, ancora una volta nei santi Pietro e Paolo.
Da ricordare, inoltre, l’importanza della datazione (1492) della pala di Montepescini, che serve appunto da basilare documento e quasi punto spartiacque, per comprendere al meglio lo stile del pittore negli anni immediatamente precedenti alla Pala di Montisi (1496), che presenta ancora altre differenze di stile e di pittura e che si colloca tra le opere ultime di Neroccio.



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