MURLOCULTURA n. 1/2011

Fotovoltaico, biogas e biomasse:
la nuova agricoltura?

di Nicola Ulivieri e Giorgio Botarelli


Associazione Culturale di Murlo
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Negli ultimi tempi si stanno moltiplicando le distese di pannelli fotovoltaici nei campi e si sente sempre più spesso parlare di centrali a biomasse e a biogas. Apprendiamo dal “Il Bucchero” n.6 del gennaio 2011, periodico informativo del Comune di Murlo, che tali impianti sarebbero di imminente realizzazione anche sul nostro territorio, o meglio, a cavallo fra il nostro comprensorio e quello di Monticiano, nell’ambito di un vasto “parco tecnologico-ambientale a carattere pubblico-privato”. Cerchiamo quindi di capire meglio di che cosa si tratta, attraverso alcune brevi indicazioni che ognuno potrà (dovrà) poi approfondire e contestualizzare.

Fotovoltaico a terra
Ultimamente c’è stata una grande spinta al fotovoltaico in Italia, grazie agli incentivi ventennali che permettono ai proprietari di un impianto di poter rivendere al gestore l'energia prodotta in eccesso. I pannelli rappresentano un'ottima soluzione per sostituire i tetti in amianto dei capannoni, ma anche per coprire parcheggi, distributori o comuni tetti di abitazioni dove, con pochi metri quadrati, permettono la produzione di una buona quantità di energia. Ad esempio, quindici metri quadrati sono spesso sufficienti per il fabbisogno di una famiglia. Gli incentivi vengono elargiti anche a chi installa gli impianti a terra - in misura inferiore, ma sempre generosi - e questo fatto ha spinto molti agricoltori e proprietari terrieri a mutare la propria attività, ormai divenuta poco redditizia, per passare alla produzione di energia elettrica. Se da una parte andiamo verso la generazione di energia pulita, dall'altra si riducono le aree coltivabili e si disincentiva l'agricoltura. Ad esempio, per l'impianto in territorio di Murlo che, a quanto ci risulta, prevede di generare 8/9MW, dovranno essere dedicati oltre 6 ettari. È recente la notizia che il Governo ha intenzione di cambiare alcune regole sugli incentivi a questi impianti e si parla addirittura di interromperli con effetto retroattivo su quelli in fase di costruzione. Questo annuncio sta facendo attraversare un momento di confusione al settore del fotovoltaico. Inoltre, il Consiglio Regionale Toscano ha da poco approvato la legge 21 marzo 2011 n. 11 che condiziona in certi ambiti territoriali la fattibilità degli impianti superiori a 200 Kw, a tutela del paesaggio e dell'agricoltura.

Impianti a biogas
Gli impianti a biogas stanno proliferando in Italia ed uno è già stato costruito in comune di Sovicille, nei pressi della S.G.C. Siena-Grosseto, vicino al laghetto di pesca sportiva in loc. La Rancia. Vengono utilizzati per il funzionamento di questo tipo di impianti l’insilato di mais e di triticale, i liquami derivanti dall’allevamento di suini e bovini e altre sostanze organiche. I materiali vengono fatti fermentare in anaerobiosi, cioè in assenza di ossigeno, per produrre principalmente metano dalla cui combustione si ottengono poi calore ed elettricità che possono essere consumati in loco o rivenduti in rete. Il calore prodotto può essere utilizzato per riscaldare serre o abitazioni ma, molto spesso, non viene utilizzato (in tal caso viene sprecato), per cui l’impianto si limita a produrre corrente elettrica, sufficiente a fornire una buona fonte di reddito. Anche in questo caso, il diffondersi di questi impianti è dovuto ai forti incentivi, il prezzo, cioè, con cui il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) paga l’energia prodotta per un periodo di 15 anni. A questo si aggiunge la relativa semplicità nell’ottenimento dei permessi che, per impianti sotto 1MW, sono di competenza dei Comuni (ed infatti gli impianti sono quasi tutti da circa 999kW!). Anche in questo caso, la preoccupazione va al destino dell’agricoltura italiana, a cui conviene di più produrre monoculture di prodotti da destinare alla fermentazione piuttosto che all’alimentazione. Molte associazioni locali italiane si stanno anche preoccupando per il possibile aumento di inquinamento da pesticidi, visto che ogni azienda tenderà a massimizzare la resa dei propri terreni che non produrranno più alimenti per persone o animali. L’altro timore è quello di veder aumentare il prezzo dei terreni agricoli a causa di un business che funziona solo grazie ad incentivi e che tra 15 anni finirà, probabilmente dopo aver ulteriormente compromesso l'agricoltura italiana che già oggi, come vediamo dal grafico ISTAT, rappresenta meno del 3% del PIL italiano.


Impianti a biomasse
Il termine biomassa è stato introdotto per indicare tutti quei materiali di origine organica (vegetale o animale) che non hanno subito alcun processo di fossilizzazione. Tra questi ci sono legname, residui agricoli e forestali, scarti dell’industria agroalimentare e delle falegnamerie, escrementi di avicoltura, rifiuti urbani e specie vegetali coltivate per lo scopo. Questi prodotti vengono bruciati in appositi impianti per la produzione di energia elettrica ed anche in questo caso il proprietario usufruisce degli incentivi statali. Sono gli impianti che destano maggiore preoccupazione, come evidenziato nella puntata di “Report” del 31 ottobre 2010 dal titolo Biomasse di massa.
In primo luogo non dovrebbero essere di grandi dimensioni per poter utilizzare i prodotti di combustione generati nei dintorni della centrale, che dovrebbero provenire da un raggio massimo di 70 km per non procurare un viavai ininterrotto di camion che aumenterebbe la produzione di CO2, l'inquinamento locale ed il traffico veicolare. Sarebbe importante utilizzare biomasse locali, ma ci sono molti casi italiani che ci narrano una situazione diversa, in cui, per insufficienza di materie in loco e per massimizzare i guadagni, si importano olii o legname da fuori, addirittura dall'estero. Si sono verificati anche degli eccessi, vedi il caso dell'impianto di Pavia in cui si bruciava di tutto (Dalle biomasse ai rifiuti illeciti, sette arrestati, "Il Fatto Quotidiano" del 17 novembre 2010).
Le preoccupazioni maggiori della popolazione sono comunque rivolte alla deforestazione e al possibile inquinamento (la combustione di legname può produrre diossine da cloro): anche nelle nostre vicinanze, Sinalunga, Gallina e Colle Val d’Elsa, si sono formati comitati di cittadini contrari alla costruzione di questo tipo di centrali.

PIL Italia 2010



Fonti consultate

Il biogas è una trappola per l'agricoltura”, www.ruralpini.it/Commenti-Biogas-trappola.htm

Fotovoltaico: approvata dal Consiglio regionale toscano la legge in materia di “installazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili” Vietata l’installazione di maxi-impianti fotovoltaici a terra in tutto il territorio toscano per evitare la progressiva erosione di terreno agricolo.",  ARPAT news

Cambiamenti climatici, ambiente ed energia. Linee guida per una strategia nazionale di adattamento e mitigazione”, Dossier WWF

Un’area tecnologico-ambientale tra Murlo e Monticiano per combattere la crisi”, news da Siena Free

Puntata della trasmissione REPORT del 31/10/2010 “Biomasse di massa

Puntata della trasmissione REPORT del 10/04/2011 “A tutto biogas”

Scandalo Scotti: Dalle biomasse ai rifiuti illeciti. Sette arrestati. Indaga la Dda di Milano

Dirty Energy a Pavia”, www.altrenotizie.org/ambiente/3613-dirty-energy-a-pavia.html

Sonora bocciatura della Centrale a Biomasse di Cavallino da parte di ARPA, ASL e Provincia di Lecce”,

news da Forum Ambiente e Salute

Insostenibile scelta delle centrali a biomassa” - articolo da Medicina Democratica

CIP6, un incentivo finanziato mediante un sovrapprezzo del 6-7% del costo dell'energia elettrica, che viene addebitato
direttamente ai consumatori finali nel conteggio di tutte le bollette:
http://it.wikipedia.org/wiki/CIP6

Video, Dott. Stefano Montanari - Centrali a biomassa, conferenza Fano 14/3/2008



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