MURLOCULTURA n. 3/2006


Associazione Culturale di Murlo
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Sant'Antonio - Formella proveniente da una stalla di TinoniSant'Antonio - Formella proveniente da una stalla di Tinoni

Appendice

Il "fuoco di Sant'Antonio"

di Giorgio Botarelli
Il “fuoco di Sant’Antonio”, ignis sacer (fuoco sacro) o anche “mal ardente” veniva attribuito anticamente a cause soprannaturali; in realtà dipendeva dalle pessime condizioni alimentari delle popolazioni. Si manifestava in seguito al consumo di pane preparato con farina di segale contaminata dagli sclerozi del fungo Claviceps purpurea (detti segale cornuta), parassita delle graminacee; dal nome francese ergot (sperone), dato allo sclerozio per la sua forma somigliante agli speroni del gallo, è derivata la denominazione di questa intossicazione alimentare, ergotismo. Causa nel Medioevo di tremende epidemie, queste aumentavano la loro incidenza dopo inverni rigidi e piovosi nei quali la segale si infettava facilmente, ma anche in seguito a carestie, che, con la conseguente drastica carenza nell’approvvigionamento di frumento, costringevano soprattutto le popolazioni rurali e quelle più povere ad una dieta quasi esclusiva di pane fatto con farina di segale, spesso infestata.e derivava un avvelenamento cronico assai grave, i cui sintomi erano veramente terribili oltre che molto dolorosi. Si ha notizia di una prima epidemia in Francia (principale nazione funestata da questo morbo) intorno al 590 d.c. e di un episodio di ergotismo di massa, verificatosi nell’857 nella valle del Reno, che portò alla morte migliaia di persone. La Francia fu particolarmente colpita durante l’undicesimo secolo, con epidemie nel 1042, 1066, 1089 e 1094 (è il periodo in cui viene fondata a La Motte la chiesa dedicata a Sant’Antonio, ritenuto il guaritore del “mal ardente”). La causa di questa intossicazione non viene scoperta prima del XVII secolo e da allora in poi gli avvelenamenti risultano più rari. Comunque, le epidemie si susseguono in Francia, Germania, Inghilterra, Russia e in alcuni paesi del nord Europa fino a tutto l’800, le ultime due gravi, in Russia nel 1926 e in Irlanda nel 1929.
L’avvelenamento da segale cornuta è dovuto all’azione dei principi attivi contenuti negli sclerozi del fungo e consistenti principalmente in una vasta gamma di alcaloidi derivati dall’acido lisergico, oggi classificati  per struttura chimica nei tre gruppi dell’ergotamina, dell’ergotossina e dell’ergonovina. L’avvelenamento acuto produce vomito, bruciori intensi, sete ardente, dolori addominali, diarrea, febbre all’inizio, cianosi, parestesie, vertigini, dolori articolari, convulsioni, quindi ipotermia e coma. L’avvelenamento cronico (ergotismo cronico e una volta “fuoco di Sant’Antonio”) si manifesta invece in due forme: quella convulsiva, nella quale oltre a disturbi gastrointestinali, senso di formicolii, ecc. si hanno dolori articolari, scosse convulsive, spasmi, contratture toniche e, nelle forme gravi, distrofia cutanea e stato demenziale, quest’ultimo attribuito a sostanze allucinogene - fra le quali anche la dietilammide dell’acido lisergico, nota come LSD - presenti negli sclerozi e responsabili probabilmente di molti stati di follia e “possessioni” riportate da cronisti medievali; nella seconda forma, quella gangrenosa, si verificano i fenomeni di una progressiva gangrena secca con dolori violenti, provocata da vasocostrizione specialmente nelle parti distali del corpo (dita di mani e piedi, padiglione auricolare, ecc.) che divengono violacee, tumefatte, perdono di sensibilità fino alla necrosi: si diceva che gli arti diventavano come il carbone ed erano consumati dal “fuoco sacro”. La remissione della sintomatologia che talvolta si verificava, ritenuta all’epoca “miracolosa guarigione”, era chiaramente dovuta al cambio di alimentazione della persona colpita, che riduceva o eliminava, inconsapevolmente, dalla sua povera dieta la causa prima dell’intossicazione: cosa che poteva succedere, ad esempio, quando da luoghi lontani qualcuno si recava in pellegrinaggio alla chiesa di La Motte per impetrare la grazia dall’infermità a Sant’Antonio.
Fra gli alcaloidi della segale cornuta e loro derivati di sintesi, trovano oggi impiego in medicina: la metilergometrina in ostetricia e ginecologia per arrestare emorragie uterine, l’ergotamina e la diidroergotamina nella terapia sintomatica dell’attacco acuto di emicrania, la diidroergotossina nel trattamento delle vasculopatie spastiche periferiche.
Scomparso ormai l’ergotismo, almeno come forma diffusa alla collettività - l’ultima epidemia si è verificata in Francia nel 1951 - da tempi più recenti, con l’appellativo di “fuoco di Sant’Antonio”, viene popolarmente identificata la ben nota affezione virale che presenta alcune manifestazioni simili ma appena comparabili a quelle del “mal ardente”, in quanto caratterizzata da una bruciante e dolorosa eruzione nella zona colpita; è dovuta al virus Herpes zoster, lo stesso che causa anche la varicella.




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