MurloCultura 2015 - Nr. 6

MONTEPESCINI E MACERETO A.D. 1767

di Giorgio Botarelli

STORIA DI MURLO

Con la grande rilevazione statistica sulle condizioni economiche del granducato, promossa dal granduca Pietro Leopoldo nel 1766, i parroci furono tenuti a collaborare con la stesura degli Stati d’Anime delle rispettive comunità, comprendenti, oltre ai dati consueti, anche la professione/occupazione di ogni persona. Purtroppo, il Vescovado di Murlo, unica eccezione in tutto il senese, non venne chiamato a rispondere al grande rilevamento, per cui oggi mancano i dati relativi all’anno 1767 delle sette comunità che facevano parte del dominio vescovile, cioè Murlo, Lupompesi, Crevole, Casciano, Vallerano, Resi e Montepertuso: circa dieci anni dopo, nel gennaio 1778, con la cessazione della plurisecolare signoria del vescovo di Siena, sarebbero entrate a far parte del Granducato di Toscana. Sono invece disponibili gli Stati d’anime di alcune piccole località che si trovavano allora appena fuori i confini del Vescovado, ma che oggi sono comprese entro l’attuale territorio comunale, e quindi sono di nostro interesse: Montorgiali, San Giusto, Montepescini, Frontignano, Formignano e Macereto. Nel presente numero sono trascritti quelli relativi a Montepescini e Macereto [1]. Il primo venne redatto sicuramente da don Giuseppe Tiburzi da Bucine, che tenne la parrocchia dei Santi Pietro e Paolo dal luglio 1767 al settembre 1770, data in cui rinunziò all’incarico [2]; il sacerdote registrò novantadue abitanti, appartenenti a diciotto nuclei familiari, senza specificarne però i luoghi precisi di residenza, che, oltre al piccolo villaggio, erano diversi poderi del comprensorio, come si evince dai tredici capifamiglia che lavorano il terreno a mezzeria. Gli uomini sono tutti dediti ai lavori agricoli e non c’è traccia di altre loro attività se non quella di fabbro, esercitata dal mezzadro Girolamo Neri e dal fattore Arcangiolo Riccucci, che, assieme alla fattoressa Amabile Nepi, amministra probabilmente le proprietà terriere di qualche possidente non residente in loco. Le donne si occupano della casa e spesso lavorano anche nel podere, alcune tessono o filano per se o per altri. I giovanissimi, maschi e femmine, sono usualmente impiegati nella cura e nella custodia di pecore, capre, maiali o bestie grosse. Particolarmente disagiata appare la condizione dei nuclei familiari di tre vedove, i cui figli sono costretti ad accattare. Nel borgo inoltre, annota il parroco, oltre a una casa per pigionali sfitta, c’erano due case ad uso di villa, evidentemente non abitate nel momento, perchè utilizzate dai proprietari in maniera saltuaria [3]. Lo Stato d’Anime di Macereto fu probabilmente compilato da Francesco Anastasi, rettore della parrocchia dei Santi Giusto e Clemente a Casciano fin dal giugno 1736; rinuncerà proprio nel 1767 per andare a San Maurizio a Siena [4]. Vengono registrati venticinque residenti, distribuiti in tre nuclei familiari che conducono altrettanti poderi: quello di Barottoli, di Montisi e di Cavine. Anche qui sono tutti impegnati nei lavori poderali, solamente una donna sessantenne fa la sarta a Montisi e un’altra fila a Barottoli.

Di seguito sono trascritti i due Stati d’Anime: tra parentesi l’età degli abitanti, il cui conteggio, ricordiamo, era sempre aleatorio.

 

 

Stati d'anime 1767 - Macereto

 

 

Stati d'anime 1767 - Montepescini

 

Note

[1] Vedi: Archivio Arcivescovile di Siena, Stati d’anime diocesani 1767 n. 2835. Gli Stati d’Anime di Montorgiali e San Giusto sono trascritti in: Murlo Cultura, ottobre-novembre-dicembre 2014, pp. 4-5.

[2] Vedi: Merlotti G., Tavole cronologiche di tutti i rettori antichi e moderni delle parrocchie della diocesi di Siena sino all’anno 1872, a cura di Riccardo Terziani, Siena, Cantagalli, 2001, p. 51. In realtà lo Stato d’Anime non è firmato, ma è solo intestato Parrocchia di San Pietro.

[3] Una villa apparteneva sicuramente alla famiglia nobile senese dei Borghesi, ancora oggi nota come "casa Borghesi"; l’altra probabilmente era dei nobili Bardi o degli Agazzari, che, come i Borghesi avevano possessi fondiari in quel comprensorio.

[4] Vedi: Merlotti G., Tavole cronologiche, op. cit., p. 15. Anche in questo caso non c’è firma ma solo l’intestazione Parrocchia dei Santi Giusto e Clemente a Casciano.

 

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