MurloCultura 2016 - Nr. 1

Prodotti autoctoni da salvaguardare

di Nicola Ulivieri e Barbara Anselmi

IL FUTURO NEL PASSATO

Come accennato nel precedente numero di Murlo Cultura [1], l'interesse nato per il "nostro" fagiolo locale ormai conosciuto come "la Fagiola di Venanzio" dopo la pubblicazione dell'articolo del 2011 [2], ha iniziato a contagiare produttori, associazioni, amministrazione e cittadini. Ricordiamo che la varietà di legume di cui si parla è un fagiolo che la famiglia Brogi-Burresi coltiva da almeno 150 anni, da quando, cioè, si ha testimonianza che Venanzio Burresi (1838 - 1921) la coltivava nei campi sopra Lupompesi e, da allora, si è sempre riprodotta dai loro semi nello stesso posto, adattandosi all'habitat locale fino a presentare caratteristiche peculiari.
Al momento, con la collaborazione dell'Associazione Culturale di Murlo, di Slowfood Siena, con il supporto del Comune di Murlo e grazie anche ad alcuni volontari cittadini, stiamo procedendo alla caratterizzazione morfologica e organolettica della fagiola e allo studio dei terreni in cui è coltivata.
A scopo sia didattico che divulgativo e di studio, è stato allestito sotto le mura di Murlo un semenzaio recintato messo a disposizione dal Comune di Murlo e lavorato da Tomaseo Ligas che, come altri, ha preso a cuore questo progetto. Questo terreno ci sarà utile per studiare il ciclo vegetativo del nostro particolare legume, le preferenze di suolo e per terminare gli studi che potrebbero portarlo ad essere catalogato tra le varietà locali e prodotti da salvaguardare. In particolare è intenzione dell'Associazione Culturale di Murlo e di Slow Food Siena chiedere l'iscrizione al Repertorio regionale delle risorse genetiche autoctone vegetali [3].

 

Ilcampo sperimentale per la Fagiola di Venanzio a Murlo

Fig. 1. Il semenzaio di Murlo con la fagiola di Venanzio, messo a disposizione dal Comune di Murlo e con il grande contributo di Tomaseo Ligas che si è occupato della lavorazione della terra e semina.

 

Al momento, la fagiola di Venanzio, oltre all'azienda agricola di Scorgiano a cui l'avevamo consegnata ad ottobre [1], sarà prodotta anche dalla Società Agricola Aiellino, che ha i suoi terreni in località Aiello, a Murlo.

 

Consegna della Fagiola all'Azienda Agricola Aiellino

Fig. 2. La consegna dei semi di Fagiola di Venanzio a Massimo Finetti nell'Azienda Agricola Aiellino a Murlo.


Anche la trattoria Il Libridinoso di Murlo si è attivata per mettere nel menù la fagiola ma, purtroppo, è ancora troppo presto; non esiste ancora una produzione per fornire un ristorante ma, col tempo, avremo anche questa possibilità, se anche altri produttori seguiranno questa strada.
Nel frattempo, le persone che hanno compreso l'importanza culturale ed economica a lungo termine, ma anche di resistenza alle malattie e buona produzione dei prodotti locali, autoctoni, adattati al luogo, hanno iniziato a contattarci per segnalare anche altri prodotti.
Ad esempio, abbiamo saputo da Sergio Barbi che la sua insalata, di cui regala il seme a molte persone del paese, ha anch'essa la sua storia in quanto la coltivava già suo padre Ernesto al quale, a sua volta, era stato donato il seme dalla suocera Letizia Lucherini (1897-1992), nonna di Sergio e di Letizia Tinturini, che la coltivava almeno dal secondo dopoguerra al Poggetto. Ecco che scopriamo così un altro prodotto che può considerarsi autoctono di Murlo in quanto sono almeno oltre 60 anni che viene coltivato nel nostro territorio utilizzando il seme della generazione precedente. Questa insalata, ci spiega Sergio, è simile alla canasta ma meno croccante ed ha il grande pregio che la si può coltivare in ogni stagione e in molti terreni diversi, qualità che l'hanno resa molto richiesta tra gli abitanti, o almeno tra coloro che la conoscono.
Un altro ortaggio locale lo abbiamo scoperto grazie a Roberto Carapelli, un pomodoro rosa che suo padre Azelio coltivava a S. Lazzarello con Vittorio Ulivieri, nonno di Nicola Ulivieri, quando lavoravano per il Meoni a Belcano. Quella varietà l'aveva portata Azelio dalla Valdarbia ed era il primo pomodoro adatto per il pinzimonio o insalata, poiché era dolce e gradevole e si poteva mangiare anche crudo, mentre in precedenza era usato esclusivamente il costolone fiorentino con cui si faceva solo la conserva. E' quindi più di 40 anni che è a Vescovado ed anche questa può considerarsi ormai, a tutti gli effetti, un prodotto del luogo. Infine ci è stata segnalato l'olivo di Marco Sampieri di Casciano di Murlo che ci fa sapere:
"Ho un olivo (detto l'olivo del "Dorre", dal soprannome del mio bisnonno, Paolini Vittorio) che, data la sua bella e numerosa produzione, volevo ripiantare. Ho interpellato circa 10 anni fa la società pesciatina che è uno dei maggiori produttori di olivi. Gli ho portato un rametto e fatto vedere delle foto ma non sono stati in grado di capire la razza. Secondo loro è una tipologia autoctona.... cosa si potrebbe fare?".


Fig. 3. A sinistra, Letizia Lucherini (22 mar 1897 – 31 mar 1992), alla quale si deve il seme di un'insalata ancora oggi coltivata da molte famiglie a Vescovado. A destra Marco Sampieri e il suo olivo "del Dorre" del quale non sappiamo ancora se sia una varietà conosciuta o autoctona.

 
Parlando con Marco, scopriamo che questo olivo ha una grande produzione di olive, molto maggiore degli olivi che ha intorno ed è simile ad un pendolino [4], per la disposizione dei rami a salice piangente, ma non lo è, come hanno detto alla società pesciatina, per alcune peculiarità come la dimensione delle olive, molto più grandi del pendolino.
Al momento non abbiamo le risposte, ma intanto pubblichiamo con estremo interesse queste segnalazioni, così che siano di pubblico dominio e anche altre persone possano darci consigli e aiuto per determinare le reali caratteristiche di queste piante e, se sono davvero autoctone, dar loro il giusto valore riproducendole e creando una filiera di produzione locale e magari un catalogo delle specie autoctone murlesi.

 

Fonti citate
[1] Prospettive di un prodotto autoctono da salvare, MurloCultura, anno 18 n.5, 2015.
[2] La Fagiola di Venanzio, MurloCultura, anno 14 n.5, 2011.
[3] Repertorio regionale delle razze e varietà locali
[4] L'olivo in Toscana: il germoplasma autoctono, ARSIA, 2001.

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