MurloCultura 2018 - Nr. 1

Salceta ieri e oggi

di Luciano Scali

MURLO E LA FERROVIA

Il trascorrere del tempo influisce sugli uomini e le cose e lo fa trascinandosi via quei segni che la storia si era lasciata dietro al suo passaggio. La nostra Associazione Culturale è stata da sempre sensibile alle tracce lasciate dal tempo sul nostro territorio poiché proprio col seguirle è stato possibile arrivare alla conoscenza di fatti e avvenimenti che, in loro difetto, non si sarebbero neppure immaginati.
In epoca abbastanza recente sta prendendo piede una riforma drastica dei beni appartenuti all'Amministrazione delle Ferrovie dello Stato, con la dismissione di edifici ormai abbandonati da decenni e divenuti non soltanto inagibili ed inutili per il servizio ferroviario, ma addirittura pericolosi per la pubblica incolumità. Mi riferisco alla linea ferroviaria Siena-Buonconvento-Monte Antico, inaugurata al traffico circa novant'anni fa ricalcando un tratto della ferrovia carbonifera di Murlo realizzata a suo tempo per poter commercializzare la lignite estratta nel nostro territorio.
Il riferimento va alla stazione di Salceta, o meglio ai due fabbricati che ancora ne indicavano la vecchia e la nuova, divenuti pericolanti dopo la dismissione che seguì lo spopolamento della zona e rimossi di recente con il programma di eliminazione dei beni appartenenti all'Amministrazione delle Ferrovie dello Stato.

 

Le stazioni di Salceta
Fig. 1. La vecchia e la nuova stazione di Salceta lungo il tracciato della ferrovia carbonifera Murlo-Monte Antico (tratteggio in grigio scuro) e la linea Siena-Buonconvento-Monte Antico che si sovrappose ad essa (tratteggio in grigio chiaro).


La genesi della linea della quale si parla prese avvio dalla necessità di mettere in comunicazione la ferrovia "Centrale Toscana", voluta dall'Amministrazione Granducale, con la Maremma, al fine di valorizzare quella zona raggiungibile con difficoltà attraverso la rete viaria dell'epoca, seppur resa in buona parte fertile dopo essere stata debellata dalla malaria. Nacque così la "Traversa Toscana" che negli anni sessanta del diciannovesimo secolo, partendo dalla predetta Centrale, da Asciano andava a raggiungere Grosseto lambendo il massiccio dell'Amiata. Le zone dell'Ombrone e dell'Orcia, ancora intensamente abitate ma emarginate per carenza viaria, ne risentirono il beneficio poiché poterono aprirsi al commercio e fare la loro comparsa sui mercati. La scoperta della lignite nel comprensorio di Murlo avvenuta in quegli anni indusse i proprietari della zona mineraria ad approfittare dell'occasione presentatasi, per costruire a loro volta una strada ferrata privata capace di allacciarsi con essa. Più volte abbiamo parlato su queste pagine della ferrovia carbonifera, andandone addirittura a raccontarne la storia, e più volte ne abbiamo sottolineate le sfortunate vicende che toccarono poi persone e cose che in tale storia ebbero un ruolo preminente. Malgrado tutto questo non si può negare quanto le vicende minerarie e quelle della ferrovia siano servite a fare in modo che, all'avvento dell'Unità d'Italia, il territorio di Murlo si affrancasse da quel retaggio medievale che fino a quel momento lo aveva relegato nell'immobilismo in cui si trovava. La nascita della ferrovia carbonifera può definirsi un'impresa straordinaria dell'iniziativa privata indipendentemente dal suo mancato successo commerciale, poiché riuscì a concretizzarsi malgrado le difficoltà naturali da superare assieme a quelle nate in corso d'opera che ne resero difficile la realizzazione. A lavoro ultimato risultarono realizzate sei case cantoniere, occorrenti a garantire la manutenzione della strada ferrata ed il funzionamento del telegrafo, il complesso del Terminal - Deposito alla Volta al Salcio e la stazione originaria di Salceta, posta a metà percorso, laddove i treni in transito potessero scambiarsi. Di questa stazione, realizzata negli anni 1872-74, non abbiamo foto antiche ma solo scatti recenti, successivi al suo abbandono e al suo utilizzo come civile abitazione (fig. 2); l'altra stazione, più moderna, fu costruita tra il 1911 e il 1914 per la nuova linea ferroviaria Siena-Buonconvento-Monte Antico (inaugurata nel 1927), e ubicata oltre trecento metri più a sud (fig. 3). Entrambi questi edifici sono oggigiorno scomparsi a seguito della recentissima demolizione, come le foto in figg. 2 e 4 indicano. Gli spazi vuoti lasciati dall'avvenuta rimozione appaiono stranamente angusti e limitati ma, soprattutto comprensivi di quel "qualcosa di razionale" che indica la presenza dell'uomo anche se intorno i muretti rimasti lo confermerebbero da soli, e dove la natura sta riappropriandosi degli spazi che le erano stati sottratti da una prolungata ventata di progresso.

 

Salceta - vecchia stazione
Salceta - vecchia stazione 2017
Fig. 2. La vecchia stazione di Salceta, costruita negli anni 1872-74 a servizio della ferrovia carbonifera che da Miniere di Murlo arrivava a Monte Antico, in una foto recente (foto di Luciano Scali) e dopo la demolizione avvenuta pochi mesi fa (foto di Gabriele Sgroi).

 

Salceta - nuova stazione 1985
Fig. 3. La nuova stazione di Salceta, costruita tra il 1911 e il 1914 a servizio della ferrovia Siena-Buonconvento-Monte Antico, in una foto degli anni '20 del Novecento (a sinistra, foto gentilmente concessa dalla sig. Rosalba Orlandi Ghilardi) e in un'immagine del 1985 (a destra, foto di L. Carnesecchi tratta dal libro "La ferrovia per la Maremma").

 

 

Salceta - nuova stazione prima della demolizione  
Salceta - nuova stazione demolizione 2018
Fig. 4. La nuova stazione di Salceta in una foto recente (foto tratta dal web) e dopo la demolizione (foto di Gabriele Sgroi).


Le due foto ravvicinate in fig. 2 mostrano l'antica stazione carbonifera, che serviva anche da abitazione del capostazione, e l'attuale vuoto rimasto. In origine, oltre al binario di corsa esisteva anche quello di sosta che veniva usato allorché sulla stessa linea viaggiavano due treni in senso opposto. Il luogo veniva anche chiamato "Baratto" così come risulta dal regolamento redatto nel 1881 dal direttore della miniera dell'epoca Louis Leon Bidou che ne aveva curata l'estensione. La lunghezza di un treno doveva uniformarsi a quella massima del baratto che nel caso specifico consentiva la sosta di un convoglio composto dalla motrice, dal tender e da un massimo di tredici vagoni. In altri termini il treno in sosta non doveva interferire in alcun modo con il treno in corsa. Il binario di scambio o di sosta è stato tolto da tempo davanti alla stazione di Salceta, non appena questa venne esclusa dal servizio unitamente alla porzione di binario che permetteva di far giungere il vagone fino all'attiguo magazzino.
Mentre la primitiva stazione era costituita fin dagli inizi da un solo fabbricato in quanto era interdetto ogni qualsiasi trasporto per conto terzi, la stazione più recente realizzata dalla Societé Française des Chemins de fer en Toscane era corredata da un magazzino merci ubicato una trentina di metri più a nord e da un capanno per segnalazioni immediatamente adiacente. Tutte queste costruzioni sono state definitivamente rimosse. In passato esisteva anche un collegamento stradale diretto tra la provinciale di Castiglion del Bosco e la stazione, divenuto poi inagibile a seguito della soppressione della stazione di Salceta. Interessante è conoscere che la stazione inaugurata nel 1927 portava la denominazione "Montalcino-Casal di Pari", ovvero quella di due paesi situati sui lati opposti del fiume Ombrone di cui quello di Montalcino a vari chilometri di distanza e Casal di Pari raggiungibile solo dopo aver attraversato il fiume con un servizio di traghetto. Tutte queste notizie per focalizzare il ruolo di una stazione nata come appartenente ad una ferrovia privata e divenuta poi pubblica, attraverso lunghe e contrastate vicissitudini, penalizzando in maniera definitiva il paese, Murlo, che l'aveva voluta con decisione e costanza confidando che dalla sua realizzazione ne avrebbe tratto profitto una zona emarginata da sempre e che solo con l'Unità d'Italia avrebbe potuto sopravvivere con una decorosa condizione di vita. Purtroppo il nuovo che avanza non può, o non ritiene di doversi sentire condizionato da resti ormai cadenti di un passato lontano, ma coloro che hanno a cuore la storia del luogo ove abitano non possono che sentirsi privati di un segno ancora tangibile della loro storia. Personalmente non so se tornerò più da quelle parti ma sono certo che non potrò dimenticare l'emozione provata nell'osservare le due foto in sequenza della stazione sul cui lato l'ombra del pilone si era spostata di quel tanto col trascorrere di poche decine di minuti tra una scatto e l'altro.
Un segno tangibile della rotazione terrestre che da ora in avanti più nessuno avrà l'opportunità di poter osservare.

 

Fig. 5. Lo spostamento dell'ombra di un palo sulla parete della nuova stazione di Salceta, segno del trascorrere del tempo che, come l'edificio, non avremo più la possibilità di vedere (foto di Luciano Scali).

 

Bibliografia
La ferrovia per la Maremma, di Stefano Maggi, Nuova Immagine Editrice, 1996.

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