MURLOCULTURA n. 1/2006
Note sopra un'antica ceramica murale

Lo stemma Chigi-Zondadari
a Murlo

di Giorgio Botarelli
Associazione Culturale di Murlo
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Stemma Chigi Zondadari
A
nche a Murlo si trovano tracce di un’antica e caratteristica consuetudine delle genti senesi (ma non solo senesi) che più o meno dal XVI secolo si è protratta fino a circa la metà del XX, con un particolare sviluppo durante il Settecento: quella, cioè, di collocare targhe in terracotta smaltata e dipinta su strutture murarie del proprio territorio, come sulle facciate degli edifici, sopra le porte delle case, agli angoli e ai bivi delle strade, nelle edicole viarie, nei tabernacoli di campagna, sulle fontane, dentro le stalle e così via. Targhe a carattere devozionale, destinate ad assolvere specifiche funzioni cultuali private o pubbliche e raffiguranti soggetti sacri come la Madonna, nelle sue numerose varianti iconografiche, la Madonna col Bambino, la Sacra Famiglia, la Crocifissione, Santi e Beati vari; altresì, targhe di censo o di possesso, con stemmi di nobili casate, emblemi di ordini religiosi, di antichi istituti assistenziali, di conventi e monasteri, di compagnie o confraternite laicali, di corporazioni artigiane, di contrade, ecc.
Ebbene, all’interno di Murlo possiamo oggi notare una targa raffigurante uno stemma nobiliare-prelatizio, datata 1807 e murata sopra il grande portone del n°7 di Via delle Carceri. A dire il vero, fino a pochi anni fa, due erano le targhe in ceramica con il medesimo stemma, collocate a qualche metro di distanza l’una dall’altra, dalla stessa parte, in Via delle Carceri: la seconda, che stava fra il civico 9 e l’11, in prossimità della Pizzeria dell’Arco, fu oggetto di furto ed è stata in seguito sostituita con una copia. Per quanto riguarda quella originale ancora al suo posto, si tratta di una targa in terracotta modellata a stampo ed in maiolica policroma, riportante l’arme della famiglia senese Chigi-Zondadari. Una cornice azzurra, a volute arricciolate e a rilievo, racchiude lo stemma inquartato: il primo ed il quarto quadrante a fondo rosso, con i sei monti e la stella a sei raggi sovrastante gialli (1), a rappresentare le ben note insegne della famiglia Chigi (2); il secondo ed il terzo a fondo azzurro, con tre rose di cinque petali gialle, entro due bande dello stesso colore, ad indicare le insegne Zondadari (3). Lo stemma, accollato da una croce astile, trifogliata (4), gialla, è timbrato dal cappello rosso cardinalizio (5), dal quale si dipartono i caratteristici cordoni con nappe. Queste, in numero di venti, sono disposte dieci per parte, in quattro ordini di 1,2,3 e 4 (6). La croce di Malta figura, accollata e sporgente con le sue otto punte, ai quattro lati dello stemma. In basso, sul piano di smalto stannifero che lo supporta con i suoi ornamenti araldici esteriori, la scritta in bruno manganese A.D. 1807. Il cappello cardinalizio con cordoni e nappe, la croce astile e quella di Malta, costituiscono, come vedremo, i riferimenti araldici alle cariche rivestite da alcuni membri della famiglia Chigi-Zondadari.

Origini della famiglia Chigi-Zondadari
La famiglia Chigi-Zondadari trae origine da Agnese di Mario Chigi, la quale, vedova di Ansano Zondadari, era stata nominata erede, dal cardinale Flavio suo fratello (7), di tutti i beni da lui posseduti in Siena e nel Granducato, con l’obbligo per i figli maschi di lei e loro discendenti maschi, di assumere il cognome e l’arme Chigi. Il primogenito dei quattro figli di Agnese Chigi e Ansano Zondadari, Bonaventura, nato nel 1652, alla morte dello zio Flavio, avvenuta a Roma nel 1693, prende quindi per testamento il cognome e l’arme della famiglia Chigi, iniziando così il ramo Chigi-Zondadari. Gli viene anche confermato nel 1694, dal Granduca di Toscana Cosimo III, il diploma di investitura del marchesato di S. Quirico d’Orcia, che era stato concesso nel 1677 al cardinale Flavio Chigi, primo marchese di S. Quirico. Al marchese Bonaventura viene tradizionalmente attribuito lo sviluppo della famosa manifattura di ceramiche a S. Quirico d’Orcia, ideata e creata dallo zio, il cardinale Flavio Chigi,  intorno al 1693, ma della quale, Flavio, non si potrà occupare in quanto morirà proprio in quell’anno. Bonaventura muore invece a Siena nel 1719 e per suo volere viene sepolto nella Collegiata di S. Quirico dove giace il figlio Fabio, morto prima di lui. Gli altri tre figli di Agnese ed Ansano, fratelli di Bonaventura, tutti ascritti ormai al nuovo ramo Chigi-Zondadari, sono tre illustri senesi: Marcantonio, nato nel 1658, è eletto Gran Maestro dell’Ordine di Malta nel 1720 e proprio a questo dovrebbe riferirsi la presenza della medesima croce nello stemma della famiglia, anche se in passato altri Chigi erano stati cavalieri dell’Ordine. Muore a Siena nel 1722.
Anton Felice, terzogenito, nasce nel 1665; cavaliere di Malta, nunzio apostolico in Spagna, arcivescovo di Damasco, viene nominato cardinale nel 1712 da Clemente XI. Muore a Siena nel 1737.
Alessandro, ultimo dei quattro, nasce nel 1670 ed è arcivescovo di Siena dal 1715 fino al 1745, anno della sua morte. Durante questo periodo, il territorio di Murlo è ancora soggetto alla signoria vescovile, l’arcivescovo di Siena ne è padrone e signore a tutti gli effetti e lo governa per mezzo di un vicario.
E’ proprio l’arcivescovo Alessandro Chigi-Zondadari che nel paese di Murlo, centro amministrativo della signoria, fa costruire la palazzina, ossia l’edificio che servirà da nuova sede per il vicario, da “palazzo di giustizia”, da cancelleria, da archivio ed anche da carcere. Ne è testimonianza un bello stemma in marmo bianco con l’arme Chigi-Zondadari (8), murato sulla facciata che guarda Piazza della Cattedrale. Il cavalcavia, invece, che collega questo fabbricato al palazzo dell’arcivescovo - odierna sede del museo etrusco - venne fatto costruire nel 1759 dall’arcivescovo Alessandro Cervini, successore dello Zondadari, per ampliare la residenza vescovile (9).
La nicchia vuota sulla parete del cavalcavia verso la medesima piazza, doveva alloggiare lo stemma della famiglia senese Cervini (10), oggi scomparso (11).

L’arcivescovo di Siena, cardinale Anton Felice Chigi-Zondadari
Un altro illustre discendente della famiglia, Anton Felice di Giuseppe Flavio, nato nel 1740 e pronipote di Bonaventura, viene eletto cardinale da Pio VII nel 1801. Dal 1795 al 1823, anno in cui muore, è arcivescovo di Siena.
La data 1807, riportata sopra uno dei due stemmi in ceramica presenti a Murlo e menzionati all’inizio, cade proprio negli anni del suo episcopato a Siena e ci consente di collegarli, in maniera inequivocabile, alla sua persona, tanto più che su di essi compare, oltre alla croce astile, il cappello rosso cardinalizio.
Si conoscono altri stemmi in maiolica dei Chigi-Zondadari, timbrati dal cappello verde ed accollati dalla croce astile, da riferire però, più probabilmente, al suo antenato Alessandro che, come abbiamo già visto, fu anche lui arcivescovo di Siena ma non cardinale (12).
Questa distinzione si nota anche nella Chiesa di S. Giorgio in Via Pantaneto a Siena dove sono sepolti entrambi i fratelli Anton Felice e Alessandro; i loro imponenti monumenti sepolcrali sono sovrastati da due stemmi Chigi-Zondadari in marmo, completamente bianchi, tranne il cappello con relativi cordoni e nappe, per l’arcivescovo Alessandro colorati di verde, per il cardinale Anton Felice colorati di rosso.
A proposito della collocazione dei due stemmi in Via delle Carceri, si rileva dal Catasto Leopoldino del 1821 che gli edifici sui quali sono murati, erano all’epoca due distinte proprietà della mensa arcivescovile (13), la quale, anche dopo l’abolizione della signoria vescovile, avvenuta nel 1778, mantenne diverse proprietà nel territorio di Murlo. Nel medesimo catasto, risulta che essa, in quella via, è proprietaria di quei due fabbricati solamente (che verranno alienati al demanio nel 1868), mentre ancora possiede nel paese la palazzina, il palazzo arcivescovile con le case adiacenti e i due fabbricati ai lati della Porta di Tramontana. Le due targhe, quindi, che possiamo ragionevolmente ritenere commissionate dall’allora arcivescovo di Siena Anton Felice Chigi-Zondadari, assumono il significato di targhe di possesso, in questo caso specifico, della mensa arcivescovile. Comunque, al di là del loro valore funzionale e della precisa reminiscenza storica, possiamo affermare che i due stemmi di Murlo costituiscono limitate ma pur sempre interessanti testimonianze della ricca, articolata presenza dell’arte ceramica nel comprensorio senese, in larga parte ancora da indagare.




Note
(1) - In araldica, al colore giallo della maiolica corrisponde l’oro, come al bianco l’argento.
(2) - Sembra che la famiglia Chigi abbia le sue origini nella località di Macereto, oggi parte del Comune di Murlo: un  Lorenzo di Chigio, originario di Macereto, era riseduto in Concistoro nel 1377 per il Terzo di Città.
(3) - Il nome Zondadari deriverebbe da zendado, che era una pezza di seta per fare vestiti o paramenti sacri; il produttore si chiamava zendadaio.
(4) - La croce astile, trifogliata, ricorda quella che anticamente precedeva il Papa, i legati pontifici, i patriarchi e gli arcivescovi. Non deve essere confusa con quella che, tradizionalmente, apre le processioni né tanto meno con la croce pettorale. Può essere ad una traversa (croce semplice o del Calvario), oppure a due (croce patriarcale). La croce astile compare negli stemmi di patriarchi, cardinali ed arcivescovi mai in quelli papali.
(5) - In araldica ecclesiastica, il cappello rosso è attribuito ai cardinali mentre quello verde agli arcivescovi.
(6) - Il numero di nappe (o fiocchi) non era definito, per cui, nel tempo, capita di vedere cappelli cardinalizi con tre, quattro, sei, dieci nappe per lato. Poi, sotto il pontificato di Pio VI (1775-1799), divenne uso comune, per i cardinali, disporne quindici per lato, in cinque ordini di 1,2,3,4 e 5. Questa usanza, fu quindi confermata e codificata nel 1832 e fu proibito qualunque numero superiore.
(7) - Flavio Chigi nacque a Siena nel 1631. Fatto cardinale dallo zio, Papa Alessandro VII, fu protagonista della vita culturale nella Roma del ‘600, nonché grande collezionista e committente d’arte. Rimase sempre legato alla sua terra d’origine ed infatti a lui si deve la costruzione del grandioso palazzo Chigi a S. Quirico e della bella villa di Cetinale nella Montagnola senese.
(8) - Da notare che questo stemma ha sei nappe per lato (vedi la nota 6).
(9) - Sulla costruzione della palazzina e del cavalcavia, vedi I castelli di Murlo di V. Passeri, Siena 1995, p.24-25.
(10) - Lo stemma della famiglia Cervini si blasona: d’azzurro, alla cerva coricata d’argento, attraversante alla base le spighe d’oro, poste a ventaglio.
(11) - A questi due stemmi gentilizi, Chigi-Zondadari e Cervini, accenna il Merlotti nel suo Memorie storiche delle parrocchie suburbane della Diocesi di Siena, a cura di Don Mino Marchetti, Siena 1995, p.323.
(12) - Vedi gli stemmi Chigi-Zondadari in Ceramica Chigiana a San Quirico di M. Anselmi Zondadari, G.Cantelli, G.Mazzoni e R.Traldi, S.Quirico d’Orcia 1996, p.69, fig.162, 163, 164.
(13) - Archivio di Stato di Siena: Catasto Leopoldino del 1821, sezione U detta di Murlo, part. 452 e 453.

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