MURLOCULTURA n. 1/2007
L'Angolo della Poesia
Associazione Culturale di Murlo
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A Montespecchio

Nella fitta nebbia del tempo
si perde il ricordo del viver puro
e tocca queste pietre con lo sguardo
solo il bosco
il  profumo degli alberi
delle foglie secche.
Eremo che dormi
nascosto come i tuoi segreti
e sopravvissuti i tuoi resti
spuntano dalla terra
come il tenero grano dai campi.
Piante ti circondano
e proteggono
dal pazzo cammino del mondo
intorno….
il tempo è sospeso in un sospiro
figure si disegnano sulle mura
impregnate dello spirito
di chi vi ha vissuto
tutta l’esistenza semplicemente
rendendo incantato questo posto
dove il tempo si dilata
e tutto,anche la vita
diventa surreale.

Composizione originale di Antonella Guidi a corredo della tesi di laurea di Cinzia Vaselli dedicata all’Eremo Agostiniano di Montespecchio.



Il mi babbo 'ol diavolaccio

Il mi poro babbo

un aveva mai niente dentro il sacco
e cosi la mi nonna gli diceva:
“Un si mangia niente nemmeno stasera!”.
Ma il mi babbo un si fece spaventare
e cosi si mise a pensare…
prese pece, corda e un lumino e un sacco pe’ il bottino.
Una martellata di qua e di la e la sorpresa si po’ fa.
Da solo un poteva stà
e cosi si mise a chiamà
il su’ cugino
e il su’ fratellino.
La truppa era pronta per partire ma chissà
se la zuppa potranno mangià.
Il più piccino teneva il sacco, il mi babbo il lumino
e la trappola 'olla pece il su’ cugino.
Scuoti l'alberello
così esce l'uccello
poi vede il lumino e… con la pece s’attacca,
cosi il mi babbo prepara il pentolino
stasera sicuro si mangia anche 'ol pane e vino.
Cosi nacque il diavolaccio
fatto dal mi poro babbo quand’era un poveraccio.

Simpatica composizione di Giada Paolucci, alunna della 2a Media di Murlo, la quale racconta la sua personale versione della nascita del “diavolaccio”.





Con altro spirito, con un occhio rivolto al passato e con tanta nostalgia, il Gruppo “LiberaEtà” annovera nel suo repertorio di canzoni popolari queste quartine “a dispetto”, in voga mezzo secolo fa prima che la televisione togliesse alle persone quella creatività che dalle nostre parti era innata. Spesso le ripropongono per la curiosità dei giovani e per ricreare nei vecchi, seppure per pochi attimi, l’illusione di essere tornati indietro nel tempo...

Ho seminato un campo di carote,
te sei venuta e te le sei mangiate,
te sei venuta e te le sei mangiate,
e t’è rimasto il giallo sulle gote!
la mamma ‘un vole, un vole, un vole
che faccia l’amor con te,
ma vieni amore
quando la mamma un c’è.
Ho seminato un campo di carciofi,
l’ho seminati e mi so’ bell’e nati,
l’ho seminati e mi so’ bell’e nati,
ma belli come te ‘un mi so’ venuti!
la mamma ‘un vole, ecc.
Ho seminato un campo d’accidenti!
Se la stagione me li tira avanti.
se la stagione me li tira avanti
ce n’è per te e per tutti i tu’ parenti!
la mamma ‘un vole, ecc.


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