MURLOCULTURA n. 1/2011

3 aprile: gita sociale dell'Associazione Culturale di Murlo

Sulle orme di Piero...

di Maria Paola Angelini


Associazione Culturale di Murlo
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Quest’anno la consueta gita dell’Associazione Culturale di Murlo si è svolta in luoghi a noi vicini, ma non per questo meno ricchi di interesse e fascino. Ci siamo, infatti, incamminati “sulle orme di Piero” alla scoperta cioè, delle terre dove è nato ed ha lavorato il grandissimo pittore Piero della Francesca (1412-1492). Non potevamo che iniziare da Monterchi, paese tra i più pittoreschi della Val Tiberina e luogo di nascita della madre di Piero, dove si conserva il famosissimo affresco della Madonna del Parto. Oggi collocata in un piccolo museo ad essa dedicata, l'opera del 1450 circa ritrae Maria incinta, che si rivela all’osservatore sotto un baldacchino di stoffe preziose, i cui lembi vengono sollevati da due angeli. Questi sono stati realizzati dal pittore in maniera speculare, addirittura utilizzando lo stesso cartone rovesciato ed anche i colori con i quali sono dipinti, vesti ed ali rimandano gli uni agli altri. Ma è la figura di Maria che ci colpisce per i suoi gesti naturali; una mano sul ventre, sul quale la veste della Vergine è allentata mostrando il biancore della camicia sottostante e l’altra mano sul fianco, quasi nello sforzo di sorreggere il peso del nascituro e per concentrare l’attenzione del fedele sull’importanza che quella nascita avrà. La solennità delle figure e la regalità della posa di Maria rimanda ad una atmosfera sacra e rituale, di grande impatto visivo.
Giungiamo, poi a Sansepolcro, luogo di nascita del pittore, ma anche bellissima cittadina dai molti monumenti. Basti pensare alla bella fortezza realizzata da Giuliano da Sangallo ed all’affascinante centro storico, un susseguirsi di palazzi e chiese che ebbero il loro massimo splendore tra il ‘300 e il ‘500. Qui abbiamo potuto ammirare, conservati nel museo civico, il Polittico della Misericordia (1445-1460) e l'affresco raffigurante la Resurrezione di Cristo (1463 circa). Il polittico, composto da numerosi scomparti, presenta al centro la Vergine che spiega il suo mantello, dove trovano riparo e conforto i fedeli inginocchiati. Ai lati San Sebastiano, San Giovanni Battista, San Giovanni Evangelista e San Bernardino da Siena. Nel secondo registro si vedono San Benedetto da Norcia, un Angelo Annunziante con la Vergine Annunziata e San Francesco da Assisi. Nella predella si trovano scene della morte e resurrezione di Cristo, nelle lesene altre figure di santi (predella e lesene non sono opera di Piero) e proprio sopra la figura di Maria troviamo una stupenda Crocifissione, dove è ancora forte la dipendenza dal vigore plastico e drammatico di Masaccio. Nelle altre figure, invece, Piero evidenzia la geometria volumetrica dei corpi, che risaltano inondati dalla luce, ma abbandona il pathos drammatico. Nella famosissima Resurrezione il maestro pone al centro della scena il sepolcro, dalla quale la cittadina prende il nome, sul quale Cristo appare vivo e vigilante, in opposizione rispetto ai soldati dormienti alla base della raffigurazione. Per dare ancora più risalto a questo contrasto tra la morte e la vita, la veglia e il sonno, l'artista pone alla sinistra di Cristo alberi spogli e aridi, mentre alla destra verdi e frondosi. L'impressione generale è quella di un equilibrio nella composizione, pur scandito dal dinamismo di quei contrasti sopra analizzati. Sempre al museo civico si espongono due affreschi raffiguranti San Ludovico e San Giuliano.
Ad Arezzo si conserva nella chiesa di san Francesco l’opera certamente più famosa e più completa per comprendere l’arte del nostro pittore. Si tratta del ciclo affrescato della Leggenda della Vera croce. Realizzate tra il 1452 e il 1466 su commissione della famiglia Bacci e accuratamente restaurate nel 2000, le pitture illustrano un tema assai caro all’ordine francescano, ovvero la storia che narra il ritrovamento della croce di Cristo, contenuta nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine del 1265.
Gli episodi sono distribuiti su tre registri e la loro disposizione tiene maggiormente conto dell’aspetto compositivo che dell’ordine cronologico. Nella parte superiore sono nei lunettoni due scene che si svolgono all’aperto, La morte di Adamo e L’esaltazione della Croce, al centro i due episodi La Regina di Saba in ginocchio di fronte al ponte sul fiume Siloe e l’incontro con Salomone e Il ritrovamento e il riconoscimento della Vera Croce assumono quasi un tono da scena cortese, con la nobiltà che deriva dalle forme geometriche eleganti e perfette e in basso gli episodi di battaglie celebri: La Vittoria di Costantino su Massenzio e La Battaglia di Eraclio contro Cosroe. Qui, nonostante la forte drammaticità del tema raffigurato, prevale su tutto un'atmosfera di sacra ritualità. Nella parete centrale troviamo infine quello che, di fatto, risulta essere il primo "notturno" della pittura italiano, ovvero il Sogno di Costantino. L'imperatore dorme nella sua tenda dal perfetto volume di cilindro, la cui spazialità interna è sondata dalla trave lignea che sostiene la struttura. Il cielo buio viene improvvisamente squarciato da un fascio di luce divina che, quasi come una modernissima luce di scena, illumina Costantino, predicendogli la vittoria su Massenzio a Ponte Milvio. Ed è la stessa luce che, in questa stupefacente prova pittorica di Piero, crea bagliori e riverberi sulle armature dei soldati di guardia, evidenzia i volumi dei corpi, suggerisce e proietta ombre.


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