MURLOCULTURA n. 3/2008

Nel pianificare il futuro, non dimenticare mai l’identità delle cose del passato

 

Piazza del Mercato: il foro di Vescovado

di Carlo Cenni


Associazione Culturale di Murlo
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Nel numero precedente di MURLO CULTURA, ricordando quell’illustre personaggio e pittore vescovino che fu Dario Neri, ebbi modo di parlare del luogo in cui egli nacque, cioè "Piazza del mercato" oggi impropriamente denominata “Piazza Umberto I”. Riflettendo sulle configurazioni urbanistiche e sulle funzioni sociali che solitamente hanno le piazze, mi è venuto il destro di tornare a parlare della nostra Piazza. La piazza principale di una località, grande o piccola che sia, è naturalmente luogo di incontro dei suoi abitanti e dei visitatori; vi sono raccolte la maggior parte delle attività di rilevanza collettiva; è luogo di confluenza degli assi della mobilità interna dell’abitato; di norma vi à situato il simbolo dell’identità civica, cioè il Palazzo municipale. Sono queste le caratteristiche proprie del “FORUM” quale ci viene tramandato almeno dalla civiltà romanica e che non è affatto azzardato riconoscere anche alla nostra Piazza, almeno per come l’hanno conosciuta e vissuta molti di noi cittadini del Vescovado. Già nell’articolo in precedenza citato, accennai alle più rilevanti funzioni pubbliche a cui la Piazza assolveva: appunto, il mercato settimanale e l’esercizio istituzionale della giustizia, in quanto in essa aveva sede la “Cancelleria” (ossia il Tribunale del Feudo vescovile ). Qui ogni mercoledì , giorno di svolgimento del mercato, si recava il Vicario ad amministrare la mercato: che era quello tipico di FORUM del paese. Un Foro senza pretese, proporzionato alla modesta configurazione e consistenza della località e del territorio circostante. Ma pur sempre un Foro nel senso antico del termine: luogo d’incontro, di scambi, di informazioni e di vita comunitaria in generale. Ricordiamo bene come tutte le famiglie del paese si recavano quotidianamente in piazza ad attingere acqua per bere alla cannella comunale od al pozzo per gli altri usi domestici; i bambini ed i ragazzi vi si ritrovavano per giocare in gruppo in vari modi; vi si svolgevano feste od usi tradizionali, come (ad esempio) accendere grandi fuochi con cumuli di fastelle per Ferragosto. Vi si tenevano i comizi elettorali o manifestazioni similari. Nella Piazza o nelle immediate adiacenze erano collocati pressoché tutti gli edifici e le attività di pubblico interesse:il Municipio, la Caserma, la Posta ed il Telefono, l’Emporio , la Macelleria, la Pizzicheria, il Fabbro, la vendita del carbone, la Trattoria, il Caffè, il Forno, il Barbiere, il Calzolaio. La Piazza, infine, era, ed è urbanisticamente il punto di confluenza dei raggruppamenti abitativi originari che componevano l’intero paese: l’originaria ANDICA. Cioèil Casalone, il Gallinaio, il Fondo e quell’accumulo di abitazioni e negozi a ridosso della Piazza tra via di Pizzicheria e via del Forno. Nasce da queste semplici e brevi considerazioni il bisogno di riproporre all’attenzione dei compaesani in generale e, degli Amministratori comunali in particolare, la necessità di recuperare la memoria storica e l’identità del VESCOVADO, partendo dalla riscoperta e dalla rivalorizzazione della Piazza principale del paese capoluogo. Occorre ripensare il suo utilizzo ed il suo assetto, che non può restare così insignificante e stravolto come nell’attualità. La Piazza non può essere ridotta a parcheggio delle auto, seppure limitato ai residenti. Deve essere ordinata, ben gestita , accogliente, rispondente alle sue caratteristiche originarie e rivivacizzata, ovviamente secondo modalità rapportate al cambiamento epocale. Una considerazione particolare. Di norma la Piazza principale di una località è abbellita da un’opera d’arte. Io credo che la migliore opera d’arte per la Piazza del Mercato sarebbe la ricostruzione del suo interessantissimo Pozzo originario. Ciò naturalmente comporterebbe una rimozione almeno di una parte delle sovrastrutture recentemente costruite, che nessuna compatibilità hanno con l’assetto originario della Piazza stessa.

Post-scriptum: non pretendo che la mia riflessione sia accettata. Sarei già soddisfatto se sollecitasse in alcuni la voglia di discuterne. Qualunque sia il pensiero prevalente, è comunque importante che le soluzioni da adottare non siano il frutto di decisioni verticistiche, bensì di opinioni confrontate e largamente condivise.

 Piazza Umberto I nel '900 - Archivio sandro Nocciolini 

Piazza del Mercato, già Piazza Umberto I, in una cartolina postale degli inizi del ‘900 (Archivio Sandro Nocciolini).

 


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