MURLOCULTURA n. 4/2005
Ricerche storiche sull'arte locale meno conosciuta
La Miracolosa Vergine
della Pieve a Carli in Vescovado


di Giorgio Botarelli
Associazione Culturale di Murlo
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Miracolosa Vergine della Pieve a CarliDi difficile accesso visivo e, per questo, praticamente sconosciuta, è un’antica ceramica murale situata in Vescovado di Murlo a Tinoni.
Si tratta di una targa rettangolare, in terracotta smaltata e dipinta, murata - e assicurata da due ganci in ferro - precisamente sopra il grande portone del numero civico 70, ad un’altezza di circa sette/otto metri da terra, fra due finestre prossime al tetto. Rappresenta la Madonna assisa in trono con in grembo il Bambino benedicente ed in alto due angioletti che la incoronano. Le figure sono circondate da una specie di ghirlanda formata da un nastro azzurro a mo’ di festoni nel quale si inseriscono svolazzanti fogliami giallo-arancio. La ghirlanda corre lungo i bordi della formella e si chiude in basso in un cartiglio velato d’azzurro, riportante la scritta in bruno manganese: Miracolosa Vergine della Pieve a Carli in Vescovado/…F 1764 P S. Sotto, fuori dal cartiglio, una minuscola lettera F.
Il riferimento iconografico è evidente: la tempera su tavola, attribuita al senese Andrea di Niccolò e dipinta intorno al 1508 (1), che si trovava anticamente nella Pieve a Carli (la “Pieve Vecchia” di Murlo) e che è oggi collocata nella Parrocchiale di Vescovado. La bella tavola con la Madonna in trono ed il Bambino faceva parte di un polittico i cui pannelli laterali, uno con S. Biagio e S. Sebastiano, l’altro con S. Agostino e S. Giovanni Battista, finirono qualche decina d’anni addietro, in collezione privata a Englewood (Colorado, USA) (2). Già nell’800, comunque, il polittico, che una volta ornava l’altare maggiore, risultava smembrato all’interno della Pieve e le due tavole laterali sistemate nell’orchestra in fondo alla chiesa (3). Il Brogi, Ispettore dell’Accademia Provinciale di Belle Arti, nella sua ricognizione in provincia di Siena effettuata tra il 1862 e il 1865, vede la tavola con la Madonna e il Bambino sull’altare maggiore, in buone condizioni di conservazione, mentre trova i due pannelli con i Santi…appesi alle pareti… in cattivissimo stato di conservazione, sia per scrostature sia per svelature (4).
Per l’esecuzione della targa ceramica – palesemente avvenuta su commissione - il maiolicaro potrebbe aver visto direttamente, nel 1764 o prima, la tavola alla Pieve a Carli oppure, più probabilmente, potrebbe essersi rifatto ad una incisione a stampa, raffigurante quella Madonna, della quale però non conosciamo attualmente l’esistenza: era infatti prassi comune nelle botteghe ceramiche, per la realizzazione di targhe devozionali in genere, ricopiare immagini e figure tratte appunto da stampe. La trascrizione che l’artigiano fa dell’opera di Andrea di Niccolò sulla maiolica policroma, rivela le sue qualità di modesto dipintore. Il volto, la mano, il rigido manto della Madonna sono di fattura piuttosto grossolana, così anche il Bambino che appare non ben riuscito. Un po’ meglio i due angioletti in alto, raffigurati per intero. Per il resto, è fedele alla composizione originale nell’alto trono centinato, accuratamente disegnato e nel Bambino benedicente che poggia la mano sinistra sul braccio della Madonna mentre sono tralasciati gli alberelli di fondo e aggiunti gli angioletti incoronanti e la ghirlanda all’intorno, di gusto settecentesco. Nel complesso, quindi, la mattonella è frutto di mano non proprio felice e, anche se piacevole per il suo sapore popolare e per la sua ingenua impronta devozionale, risulta di non elevato rilievo artistico. Ma non dev’essere soltanto questo pregio a motivare l’interesse verso manufatti di tal genere: è oltretutto essenziale il loro valore documentale nell’ambito delle vicende storiche locali ed il significato che essi assumono nella cerchia della comunità che ne ha fatto uso. Nel presente caso, non dobbiamo dimenticare che l’immagine della Madonna della Pieve a Carli ha goduto in passato di grande venerazione da parte della popolazione locale che la considerava Patrona di tutto il Vescovado. Il suo culto è fra l’altro attestato dalle numerose tavolette votive e dagli ex-voto che gli erano stati dedicati per le grazie ricevute e che si trovavano all’interno della Pieve. Ricorda il Merlotti, riferendosi ad essa nelle sue “Memorie”, che la…graziosissima immagine di Maria Vergine…suole trasportarsi nella chiesa plebana di Murlo nelle grandi occasioni d’impetrare qualche grazia speciale dal cielo o per solennizzare circostanze di feste non ordinarie. Alle sue feste canoniche - cioè la Presentazione al Tempio di Maria Vergine, l’Assunzione e S. Giuseppe - c’era gran concorso di popolo, specialmente per quella di S. Giuseppe, nella cui ricorrenza vi giungevano, in abito, anche numerosi Fratelli della Compagnia della Natività della Vergine di Casciano (5). Sembra che intorno alla metà del ‘700, il culto verso questa immagine si fosse un po’ affievolito e che alle Festività sopraddette accorresse meno gente di quella dei tempi passati. A rinvigorirlo, contribuì il Sacerdote Carlo Niccoli, originario del Vescovado, che era stato scelto come “custode” della Pieve a Carli dal Pievano di S. Fortunato a Murlo, Giuseppe Tondelli. Il Niccoli, a proprie spese e con la raccolta delle elemosine, cercava di mantenere l’antico splendore della Chiesa e viva la devozione verso la Madonna della Pieve a Carli (6). Molto meglio di quanto aveva fatto certo Domenico Bertaccini, Romito, a cui in precedenza era stata affidata la cura della Chiesa e che, nel 1752, era scomparso con gli accatti e questue da esso fatti, necessari per una festa alla Pieve a Carli e con la roba del Romitorio (cioè gli arredi di due stanzette annesse alla Chiesa, dategli in uso). L’Arcivescovo di Siena ne raccomandava al suo Vicario in Vescovado la cattura e il trasporto nelle carceri di Murlo,   (7). Alla morte del Reverendo Tondelli, avvenuta nel Settembre del 1763, gli succede proprio il Niccoli, nominato nuovo Pievano di S. Fortunato il 7 Dicembre dello stesso anno (8). Si può quindi immaginare che, con il nuovo incarico, il Pievano Niccoli, si sia ancor di più adoperato per dare sempre maggiore impulso al culto verso quella Madonna. Tappa importante in questo senso è raggiunta cinque anni dopo la sua nomina, quando l’immagine della Vergine della Pieve a Carli viene portata a Siena per la solenne processione, tutta senese, della Domenica in Albis del 1769 (9). Avvenimento di grande rilievo per la piccola Comunità di Murlo che vede la “propria” antica e venerata Madonna, da sperduta Pieve fra i boschi, assurgere agli onori di una sì importante cerimonia in città. Com’è noto, a Siena nel pomeriggio della Domenica in Albis, (la prima Domenica dopo Pasqua), fin dal 1567 viene portata in processione e poi esposta in Duomo per otto giorni, una sacra immagine o una reliquia (o entrambe) tutti gli anni diversa: una specie di ringraziamento per le feste pasquali felicemente terminate e quasi un rito di supplica al Signore, all’inizio della primavera, per un buon raccolto agricolo durante l’annata. Per la scelta delle sacre immagini o reliquie, venivano sorteggiate annualmente quattro compagnie laicali che si curavano poi di organizzare tutta la cerimonia. Era inoltre tradizione, trasportare dalla Chiesa dove si trovava, in città o in campagna, fino al Duomo, la sacra immagine o la reliquia, la sera precedente alla Festa, al lume di fiaccole e torcie. Così avvenne anche per la Madonna della Pieve a Carli, come ci rivela l’annotazione su un libretto contabile della Compagnia del SSmo Rosario, una delle tre erette presso la Pieve di S. Fortunato a Murlo (10), evidentemente estratta a sorte in quella occasione: l’allora Camarlingo della Compagnia, Antonio Badii (abitante a Murlo), segna la spesa di dodici lire, fatta dal Pievano Niccoli, Correttore, per l’acquisto di tre torcie di nove libbre (circa tre chili), necessarie per il trasporto d’andata e ritorno della Madonna, nell’Aprile 1769 (11). La Madonna della Pieve a Carli, trasferita nottetempo a Siena, il giorno seguente sfila in processione per la città assieme alle sacre reliquie dei SS. Apostoli Pietro e Paolo appartenenti alla Metropolitana di Siena e dei SS. Celso e Compagni martiri e di S. Carlo Borromeo, della Compagnia sotto lo stesso titolo (12). Resta poi esposta in Duomo, come di consueto, per tutto il solenne ottavario. Dal 1567 ad oggi, questa tavola rimane l’unico sacro simulacro del territorio di Murlo portato in processione la Domenica in Albis a Siena.    (Continua)

NOTE
(1) Andrea di Niccolò di Bartolo, pittore senese fra la seconda metà del XV secolo e i primi due decenni del XVI, operò soprattutto nel contado di Siena ed anche nella zona di Murlo: è l’autore di alcuni affreschi assai malridotti nella Cappella di S.Maria Assunta a Piantasala, con la Madonna, quattro Santi e il Cristo morto nella predella, firmati e datati 1515 e di altri, con la Madonna fra S.Andrea e S.Antonio da Padova, staccati nel 1953 dalla cappella mortuaria della famiglia Zondadari, oggi proprietà Monti, presso Frontignano (Vedi Beni culturali e territorio, E.Carli, Murlo 1990).
(2) Vedi Beni culturali e territorio, E.Carli, Murlo 1990. Per inciso, i due pannelli comparvero alla 6° Biennale dell’antiquariato a Palazzo Strozzi a Firenze nel 1969, presentati dalla Galleria antiquaria dei fratelli Bellini, ideatori ed organizzatori della mostra.
(3) Vedi Memorie storiche delle Parrocchie suburbane della Diocesi di Siena, G.Merlotti, a cura di Mino Marchetti, Siena 1995, p.321
(4) Vedi Inventario generale degli oggetti d’arte della provincia di Siena, F.Brogi, Siena 1897, p.373.
(5) Questa compagnia era eretta presso l’altare di S. Macario nella Pieve dei Santi Giusto e Clemente a Casciano.
(6) Queste notizie sono riportate dal Vicario Pandini nella sua Descrizione di Vescovado di metà ‘700. Vedi Una Signoria nella Toscana moderna di M.Filippone, G.B.Guasconi, S.Pucci, Siena 1999, p.50.
(7) Vedi Il Feudo del Vescovado di Siena, N.Mengozzi, Firenze rist. 1980, p.280.
(8) Vedi Tavole cronologiche di tutti i Rettori antichi e moderni delle Parrocchie della Diocesi di Siena sino all’anno 1872, G.Merlotti, a cura di Mino Marchetti, Siena 2001, p.56.
(9) Per notizie sulla Domenica in Albis e l’elenco delle immagini portate in processione,vedi in Chiesa e vita religiosa a Siena, a cura di A.Mirizio e P.Nardi: Le immagini portate nella processione della Domenica in Albis, di A.Gianni, Siena 2002.
(10) Nella Pieve di S.Fortunato erano erette: presso l’altar maggiore la Compagnia del SSmo Sacramento, presso l’altare di destra la Compagnia del SS. Rosario e in quello di sinistra la Compagnia della Madonna delle Nevi detta dei Bianchi.
(11) Archivio di Stato di Siena, Entrata e uscita della Compagnia del SS.Rosario a Murlo (dal 1741 al 1784), n.1255, c.29: Nuova uscita 1769…per num. tre torce avanto comprate dal Sig. Pievano Niccoli retroscritto per d.a Compagnia nell’Aprile 1769, che servirono per il trasporto della sacra immagine di Maria SSma della Pieve a Carli tanto quando fu portata a Siena e da questa città riportata alla Pieve a Carli, quali torce pesarono libbre nove, e importarono lire dodici 12:-:-
(12) Vedi Origine della solenne processione solita farsi in Siena per la Domenica in Albis, G.Bassi, Siena 1806.

Pieve a Carli
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