MURLOCULTURA n. 4/2008

Realtà straordinarie nascoste

Il Mulino di Rocca Gonfienti

 
di Luciano Scali

Associazione Culturale di Murlo
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Il Mulino di Rocca Gonfienti o Mulino di Mattioni Fig. 1 - Il Mulino di Rocca Gonfienti

Chissà quante persone saranno passate accanto ai ruderi del mulino di Rocca Gonfienti, o di Mattioni (fig.1) senza accorgersene, ricoperto come si trova dall’edera e dalla macchia. Solo la sommità del lato destro del muro è ancora visibile mentre il resto è nascosto sotto un’autentica coltre verde di vegetazione. E’ quel che rimane di una costruzione molto antica posta tra le due anse dell’Ombrone a un quarto di miglio dal podere di Mattioni e a pochi metri di distanza dal ponte della ferrovia per Grosseto. Il catasto Leopoldino, nella sezione K di S. Giusto rilevata nell’anno 1821 (fig.2) la riporta come fabbrica di 360 braccia quadre di superficie (130 m.q. c.a.) senza specificare il rapporto fra lunghezza e profondità, difficili da misurare nelle condizioni attuali. Si da però il caso che l’interno sia diviso in due vani pressoché uguali e che da una prima occhiata superficiale diano l’impressione di essere a pianta quadrata. Se così fosse si potrebbero dedurre le dimensioni della struttura in sedici metri c.a. di fronte per otto metri circa di profondità.

Mulino di Gonfienti nel Catasto Leopoldino  Fig. 2 - Il Mulino di Gonfienti nel Catasto Leopoldino

La costruzione venne realizzata interamente a filarotti di pietra  mentre i due vani interni furono ricoperti con volte a crociera in mattoni come indicato dai peducci su tutti gli angoli di ciascuna stanza (fig.3).

Lulino di Gonfienti - Peduccio della volta  Fig. 3 - Il peduccio della volta

Due caditoie ancora visibili all’interno della parete di nord ovest (fig.4), starebbero a indicare come nei predetti locali fossero ubicati i ritrecine del mulino, senza purtroppo poterne precisare il numero a causa del collasso delle due volte.

La caditoia  Fig. 4 - Una delle caditoie

L’apertura attraverso la quale è possibile accedere al rudere, doveva invece avere la funzione di lasciar fluire verso l’Ombrone l’acqua che “aveva già macinato”. Nelle stanze superiori dovevano trovarsi i palmenti e ad un livello ancora più alto i depositi del grano e la zona di accesso ai clienti che venivano a macinare.
Il bottaccio con l’accumulo dell’acqua doveva trovarsi al livello dell’attuale campo ma la costruzione della ferrovia carbonifera dapprima e quella più recente per Grosseto ne hanno cancellate le tracce, assieme a quelle del gorello e di una steccaia di presa sull’Ombrone. Il tracciato della ferrovia diretta verso il fiume, doveva senz’altro coincidere con il percorso del gorello e l’attuale posizione del ponte lo confermerebbe. Nelle strade ferrate il fattore pendenza non deve essere sottovalutato e per riuscire a mantenerlo costante è necessario effettuare sbancamenti o rinterri di una certa consistenza tali da cancellare in maniera definitiva le tracce di attività del passato. Nel caso del mulino di Rocca Gonfienti deve essere andata proprio così. A prima vista , vi si riscontrano forti analogie col mulino di Lupompesi sia nella struttura che nell’impostazione tecnica il che potrebbe rivelarsi di grande aiuto nell’effettuare ulteriori verifiche su questi straordinari resti. Se così fosse sarebbe anche possibile ipotizzarne una credibile ricostruzione sia nell’aspetto originario che nel sistema di alimentazione idrica.

 


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