MURLOCULTURA n. 4/2010

Carrellata sui mestieri in mutazione

IL MURATORE

di Luciano Scali
Ventesima puntata
Associazione Culturale di Murlo
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Per la consueta rubrica relativa al vecchio mestiere del muratore ho ritenuto utile approfittare dell’occasione offerta dalla ricorrenza del centenario della nuova Pianta Sala di approfondire alcuni dettagli costruttivi che nel supplemento a questo numero non è stato possibile trattare. Nel capitolo che si riferisce all’evoluzione della modesta cappella, sono stati mostrati alcuni schizzi che ne illustrano la cronologia. Nel 1514, epoca della realizzazione dell’affresco, e in assenza di notizie certe sulla consistenza dell’originale cappella si è partiti dal presupposto che la sua superficie venisse raddoppiata e il suo accesso mutasse di orientamento. Si potrebbe anche supporre che in quell’occasione l’originale cappella venisse demolita per far posto alla nuova di maggiori dimensioni. Tale convinzione sarebbe derivata dalla osservazione dei muri perimetrali che presentano due spessori diversi: un braccio senese (sessanta centimetri. pari a muratura di quattro teste) quelli laterali e di tre quarti di braccio senese (quarantacinque centimetri pari a muratura di tre teste) i muri terminali. Logica avrebbe suggerito che le pareti terminali della costruzione originale fossero stati di spessore inferiore o uguale a quelli laterali mentre risulta esattamente il contrario avvalorando la tesi di una costruzione ex-novo.
Ciò premesso diviene interessante conoscere i procedimenti messi in atto per realizzare l’arco con relativa catena nelle diverse situazioni venutesi a creare durante le fasi evolutive della chiesa.

1) Nel caso del passaggio dall’originale cappella devozionale alla chiesa idonea ad accogliere l’affresco di Andrea di Niccolò nel 1514, venne creato un supporto costituito da due pilastri ed un arco posto a metà del corpo di fabbrica. Stabilito il piano d’imposta dell’arco ed individuata la sua “spalla” (circa un terzo della sua freccia), venne messa in opera la catena libera da vincoli che l’ancorassero alla muratura. Ultimato l’arco e il timpano fino all’appoggio della “trave di colmo”, venne messa in tensione la catena prima di rimuovere l’armatura che ne aveva consentita l’esecuzione.

2) Nel caso del secondo ampliamento della chiesa avvenuto durante i primi anni del ventesimo secolo, si dovette procedere in maniera diversa dal momento che la parete con la porta d’ingresso veniva modificata per divenire essa stessa supporto intermedio e quindi soggetta a modifica per adeguarla alla nuova funzione. In primo luogo si eseguì il taglio della muratura per costituire le spallette del nuovo arco con una parziale operazione di “taglia e cuci” quindi procedere con lo stesso sistema a costruire l’arco. Giunti alla stessa altezza della menzionata spalla dovette essere praticata una traccia orizzontale da un lato all’altro della facciata e della profondità di circa metà del muro per collocarvi la catena e poi completare l’arco (Fig. 1). Prima di eseguire il disarmo dell'arco con l'abbattimento della porzione di parete sottostante, venne messa in trazione la catena affinché iniziasse ad esplicare la propria funzione non appena il supporto veniva a mancare.

Piantasala, lavori di ampliamento (1905) - disegno di Luciano Scali

Fig. 1 - Piantasala, lavori di ampliamento (1905) (disegno di Luciano Scali)

Dalla verifica delle attuali dimensioni della chiesa e dalla osservazione della copertura si ottengono ulteriori informazioni circa il dimensionamento dell’intera struttura. La distanza tra la parete d’ingresso e quella di fondo rispetta un modulo suggerito dalla misura ottimale della lunghezza delle travi di copertura (circa metri quattro e cinquanta/cinque). Infatti i settori in cui è suddivisa la chiesa misurano, a partire dalla zona altare: 1° tratto: metri 4,10; 2° tratto metri 4,35; 3° tratto metri 4,32 e 4° tratto metri 4,35. quindi compatibili con travi di quella caratteristica. Anche la larghezza della chiesa misurata in orizzontale risulta di metri sette e quindi essere desunta dalla lunghezza dei correnti in castagno di metri due. Infatti la lunghezza della falda del tetto,inclinata di trenta gradi rispetto al piano di posa dei correnti risulta di circa quattro metri e dieci e quindi con essi compatibile. Mentre si stavano effettuando le modifiche alla parete d'ingresso della chiesa procedeva la costruzione del suo ampliamento oltre alle operazioni di distacco del blocco di muro con l'affresco per avviarlo dalla posizione originale alla parete ovest della nuova fabbrica. Su questa procedura sono state fatte due ipotesi in mancanza di notizie certe.
La prima supponeva il trasporto del blocco di muro attraverso l’interno della chiesa sopra un piano approntato per l’occasione dopo la modifica della parete d’ingresso. La seconda è nata in seguito ad una frase riportata da un abitante di Casciano il quale, ricordando quanto affermava un suo congiunto scomparso, asseriva che lo spostamento del monolite avvenne con l’ausilio di buoi e quindi, più verosimilmente dall’esterno. La seconda versione sarebbe in sintonia con il corretto procedere dei lavori di ampliamento poiché non avrebbe interferito con quelli in svolgimento all’interno del cantiere ma piuttosto assecondandoli dall’esterno (Fig.2).

Piantasala, spostamento dell'affresco  (1905) - disegno di Luciano Scali
Fig. 2 - Piantasala, lavori di ampliamento (1905) (disegno di Luciano Scali)

Come si può vedere la storia della chiesa di Pianta Sala non cessa mai di stupire stimolando così l'interesse di coloro che volessero saperne di più su questo singolare monumento rimasto per troppo tempo anonimo pur trovandosi sui nostri percorsi di tutti i giorni. 



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