MURLOCULTURA n. 5/2006


Associazione Culturale di Murlo
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L'Oratorio scomparso
di Santa Caterina delle Ruote alla Cucculeggia

di Giorgio Botarelli
Carte d’archivio tramandano la memoria della scomparsa cappella sotto il titolo di Santa Caterina delle Ruote (1), edificio del quale conosciamo con precisione l’antica ubicazione - a poca distanza dalla casa colonica della Cucculeggia nel circondario di Crevole - ma delle cui strutture murarie non è rimasta visibile la minima traccia. La sua storia, piuttosto breve peraltro, ricalca in parte quella della vicina cappella di San Pietro d’Alcantara nel podere Belvedere, solo che, a differenza di quest’ultima, scomparve, non perché incorporata in un fabbricato più ampio, ma perché, dopo essere stata secolarizzata e destinata ad altri usi, cadde in stato di abbandono per poi rovinare del tutto; i suoi resti, probabilmente, in parte andarono dispersi nella macchia e in parte, prelevati col tempo, finirono utilizzati in restauri o riattamenti del contiguo casale o in altre costruzioni.
La chiesetta era sorta nel terzo decennio del Settecento su di un poggetto, oggi invaso dal bosco, a qualche decina di metri dalla Cucculeggia, ormai rudere fatiscente situato sopra un rilievo collinoso dal quale si domina la rocca di Crevole e dove all’epoca passava la strada comunitativa che da Murlo, toccando il villaggio di Crevole e pervenendo poi alla Troscia del Ruspatoio, conduceva a Casciano. Nel 1779 la suddetta strada, venendo da Murlo ...sale al podere della Cucculeggia del Nob.le Sig.re Giulio Spannocchi, su la sinistra di detta strada, di lì giugne alla Cappellina sotto il titolo di S.Caterina delle Ruote e seguitando sotto la medesima perviene alla fine dei campi, lasciando i medesimi su la sinistra, cala al Fosso Crevole, e traversando il medesimo giugne alla Chiesa Plebana del Comunello di Crevole... (2).
La cappella era stata voluta dai proprietari del podere, principalmente per loro uso e quello dei mezzaioli ma anche per gli abitanti le terre circonvicine. Nel novembre del 1723, Cecilia Pierucci nei Marchetti, proprietaria del podere detto la Coccoleggia nel Vescovado foraneo, Comune e Cura di Crevole e Giovanna Guerri vedova di Francesco Marchetti, interpellano l’arcivescovo di Siena affinché venga loro concessa la facoltà di edificare una cappella nei pressi della casa poderale, dove sono solite soggiornare con tutta la famiglia per buona parte dell’autunno ed anche in altri periodi dell’anno; questo perché, durante la loro permanenza, sono spesso impossibilitate, così come i vicini, a frequentare la messa alla pieve di Crevole, a causa della sua lontananza e delle cattive condizioni della strada, che dovendo tra l’altro attraversare il rispettivo torrente, diventa impraticabile in tempi piovosi. Nel caso, avrebbero intenzione di intitolarla alla S. Vergine e Martire Caterina delle Ruote, con farvi celebrare ogni anno la di lei Festività ed arricchirla de sacri arredi...
L’arcivescovo incarica allora il pievano di Murlo di recarsi a visionare il luogo per poi riferire. Così il 24 novembre 1723, don Giuseppe Tondelli comunica all’arcivescovo: ...mi portai il dì 22 alla Coccoveggia, podere della Sig.a Cecilia Pierucci Marchetti e visitato alla presenza del M.o Rev.do Sig.re Bernardino Ercolani e del M.o Rev.do Sig.re Sebastiano Piattini, si è giudicato essere il meglio posto per edificare l’oratorio, un pezzo di terra sodivo in eminenza più della casa dell’oratrice, spazioso, piano, in lontananza della casa al lato sinistro della medesima circa a 70 passi, e 10 dalla strada ed in prospettiva della via di Vescovado che va a Grotti e Corsano, luogo di bella veduta e meno sottoposto all’irreverenze de mezzaioli e loro bestiami. Sentiti poi il Padre Curato di Crevole e Curato di Campriano, essendo in mezzo a questi due il detto luogo, dicono haver accettata l’erezione, potendo a medesimi servire nell’occorrenza di buon commodo come infatti sarà e non progiudicare alle loro Chiese e sue Parrocchie, e solo il Padre Curato di Crevole, essendo il luogo sotto la sua giurisdizione, pretende havere in ogni occorrenza la chiave di detto oratorio, che ne dì festivi si celebri dopo la Messa conventuale e fare in detto dì l’accatto per l’anime del Purgatorio per non progiudicare alle medesime, facendosi detto accatto a Crevole, e questo vien tutto accordato al sopradetto Padre...
Ricevuta la relazione, l’arcivescovo concede l’autorizzazione alla costruzione della cappella il 29 novembre seguente, alle consuete condizioni: che venga fornita di convenienti arredi e suppellettili, che vi si faccia una volta l’anno la festa titolare, che non vi si costruiscano sepolcri, che non vi si celebri la messa per Pasqua, Pentecoste e Natale, che nei giorni festivi la si faccia dopo quella conventuale a Crevole, che prima di iniziare ad officiare la cappella venga benedetta da persona a ciò preposta.
L’edificio viene ultimato l’anno successivo ed il 31 agosto 1724, l’arcivescovo designa per la benedizione il pievano di Murlo, che può procedere alla consacrazione solo dopo averne constatato l’adeguato e decoroso arredo. La consacrazione avviene il 3 ottobre e da quel giorno la cappella comincia la sua officiatura. Nell’occasione don Giuseppe Tondelli stila l’inventario degli oggetti in dotazione al luogo di culto, fra i quali si può notare l’assenza di un seppur piccolo quadro:

Nota di tutta la robba che si trova nella cappella della Cuccuveggia
Una Croce dorata, filettata e intagliata
Numero dieci candelieri turchini, intagliati e filettati d’oro
E più dieci vasi parimente turchini ed intagliati e filettati d’oro
E più dieci rami di fiori di più colori
Tavola da gloria del medesimo colore, dorata con sue tavolette, lavabo ed in principio intagliate
E più otto candelieri con sua Croce in principio e lavabo per i giorni feriali
Sei tovaglie per la Menza con suoi finimenti
Un calice d’ottone con sua coppa d’argento tutto dorato con sua patena e sua custodia
Due corporali e due palle
Tre pianete, una rossa, altra bianca, ambedue di damasco con suo manipolo e stola, borza e sopra calice della medesima robba, trinate d’argento
Una nera di raso con suoi rifinimenti guarnita d’oro
Due berrette
Due camici, uno di bisso pieguzzolinato con suo finimento di punto e suo amitto con cordone
Altro di ulivello parimente pieguzzolinato con suoi rifinimenti
Un campanello d’ottone
Un messale nuovo col suo leggio ed il messalino per le messe de morti (3).

Sino al 1775 la cappella e il podere della Cucculeggia restano di proprietà della famiglia Marchetti: il 13 maggio di quell’anno, l’arcivescovo Borghesi, durante la visita pastorale da lui indetta, prima di giungere alla pieve di Crevole visita ...la cappella sotto il titolo di S. Caterina delle Ruote, spettante alla casa de Sig.ri Marchetti di Siena. Vidde l’altare molto decente e bene ornato d’utensili. Le sacre reliquie sigillate e autenticate. Il messale buono. Il calice ben dorato e la patena simile. Tutte le pianete assai buone. Il camice, purificatoi e i corporali puliti. Rileva che alla detta cappella dal patrono si fa la festa titolare annualmente con cinque o sei messe. Ordina inoltre che sia resarcito il muro con l’arriccio dalla parte sinistra della detta cappella e imbiancata, e siano assettate le finestre della medesima (4).
Poi, fra il 1775 ed il 1779, acquisisce il podere, cappella compresa, Giulio Spannocchi-Piccolomini, patrizio senese già possessore di terre e caseggiati nella vicina zona di Campriano. Com’era successo per la cappella di Belvedere, la nuova proprietà si disinteressa dell’edificio come tale, condannandolo così ad un progressivo decadimento e, in un modo o nell’altro, alla definitiva scomparsa. Nel 1789, Giulio Spannocchi fa presente all’arcivescovo di Siena che, essendo proprietario della Villa della Cuccuveggia e dell’annessa piccola cappella costruita una volta dai signori Marchetti per servizio domestico, desidererebbe che fosse secolarizzata e trasformata in fabbricato ad uso profano, perché si trova in stato indecente, nè più serve all’uso destinato, essendo la casa padronale ridotta da molto tempo per uso del contadino e di pigionale… Il 19 novembre dello stesso anno, l’arcivescovo Borghesi approva la secolarizzazione della cappella ordinando la demolizione dell’altare e dei suoi ornati e la consegna della Pietra Sacra al pievano di Crevole per conservarla in quella chiesa (5).
A sessantacinque anni dalla sua fondazione, la cappella di Santa Caterina delle Ruote cessava di esistere, mentre l’edificio che l’aveva ospitata sarebbe stato adibito per lungo tempo ad uso agricolo fino ad essere completamente abbandonato in seguito.
Al giorno d’oggi, di questa chiesetta non è rimasto il benché minimo segno sul luogo ove sorse, mentre sono a noi pervenuti - come allegati alla domanda di costruzione rivolta all’arcivescovo di Siena nel 1723 - i disegni della sua pianta e dei prospetti frontale e laterale, illustrati nella pagina precedente (6).



Disegni di progetto della Cappella di Santa Caterina delle Ruote alla Cucculeggia (1723):

Cappella di Santa Caterina alle Ruote della Cucculeggia - Pianta (1723)
Pianta


Cappella di Santa Caterina alle Ruote della Cucculeggia - Sezione trasversale
Sezione trasversale


Cappella di Santa Caterina alle Ruote della Cucculeggia - Sezione longitudinale (1723)
Sezione longitudinale




Note
(1) Secondo tradizione, Santa Caterina delle Ruote, meglio nota come Santa Caterina d’Alessandria, fu una giovane nobile cristiana di Alessandria d’Egitto. Lì era nata intorno alla fine del III secolo. Si oppose alle persecuzioni mosse contro i cristiani da Massimino Daia, governatore d’Egitto e Siria nel 305. Rifiutatasi di sposarlo, viene imprigionata senza cibo ma sopravvive nutrita da una colomba. E’ allora condannata al supplizio della ruota dentata - divenuta poi il suo attributo iconografico - che si rompe per intervento divino. Così, il 25 novembre del 305 subisce la decapitazione e dal suo collo sgorga del latte. E’ patrona di filosofi, oratori, notai, sarte e balie.
(2) Archivio del Comune di Murlo, Campione delle Strade, e Fabbriche della Comunità di Murlo 1779, n. 113 c.3v.
(3) Tutte le notizie sull’oratorio, dalla domanda di erezione all’inventario, sono in Archivio Arcivescovile di Siena (AAS), Cause Civili 5005, n. 953.
(4) AAS, Visita pastorale a la diocesi di monsignor Tiberio Borghesi, n.63, c.29r/29v.
(5) AAS, Cause Civili 5101, n.62.
(6) Sempre in AAS, Cause Civili 5005, n.953.




Cappella di Santa Caterina alle Ruote della Cucculeggia - Rappresentazione della volta
Rappresentazione schematica della volta


Cappella di Santa Caterina alle Ruote della Cucculeggia

Ricostruzioni grafiche di L. Scali

Cappella di Santa Caterina alle Ruote della Cucculeggia - Ricostruzioni grafiche di L. Scali


Cappella di Santa Caterina alle Ruote della Cucculeggia - Ricostruzioni grafiche di L. Scali
 
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