MURLOCULTURA n. 6/2010

Alba e tramonto

Non solo riferimenti poetici e artistici ma soprattutto realtà quotidiana


di Nicola Ulivieri


Associazione Culturale di Murlo
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Quando vedo la gente lavorare nei campi, mi torna spesso in mente quella ‘donnina’ di Lucignano d’Arbia che intervistammo molti anni fa. Eravamo una combriccola di ragazzi, quasi tutti di Monteroni d’Arbia ed io, l’unico di Murlo, portavo in spalla la nuova telecamera di mio padre, con la quale ci divertivamo a filmare in giro, per case e poderi, facendo strane interviste e candid camera per burlare la gente con supercazzole alla "Amici miei", per capirsi.
Ma a Lucignano trovammo quella ‘donnina’ che, con la sua schiettezza e simpatia, trasformò la nostra voglia di prendere in giro in uno di quei momenti che, anche dopo oltre 20 anni, ti restano dentro. La frase che non dimenticherò mai è la risposta ad una delle poche domande serie di Gianfranco, che si fingeva un giornalista di Telescibile Toscana, e che le chiese: "Ma voi, ai vostri tempi, cosa sognavate?”. E lei, stupita e decisa: “Sognare? Non ci s’aveva tempo di sognare! Il giorno si lavorava da sole a sole, e la notte si dormiva!”. A parte quella che, per noi, fu una divertentissima risposta di una persona che sembrava non aver avuto tempo di sognare in gioventù, per la stanchezza data dal lavoro giornaliero, ciò che mi colpì fu anche il fatto che, una volta, la gente lavorava “da sole a sole”. E’ una frase che ho sentito dire altre volte, ma su cui, probabilmente, non avevo mai riflettuto abbastanza. Da molti decenni, ormai, la nostra vita è scandita dall’orologio ed andiamo a scuola o al lavoro sempre alla stessa ora e per lo stesso tempo, in ogni periodo dell'anno e, quindi, a prescindere dal fatto che ci sia o no il Sole. Le luci artificiali, che ci permettono di essere indipendenti dal nostro astro, i lavori in edifici chiusi e climatizzati e gli orologi meccanici o al quarzo, ci hanno fatto gradualmente dimenticare l'importanza che ha sempre avuto il Sole nel passato, tanto che i nostri avi lo veneravano come un dio; un'adorazione di cui troviamo traccia anche nel Cristianesimo come, ad esempio, nell'ostensorio (a forma di sole raggiante), nel culto del 25 dicembre (nell'antichità era la rinascita del dio Sole a 3 giorni dalla morte che avveniva il 21 dicembre, solstizio di inverno), nelle aureole dei santi, un tempo raggi solari che incoronavano dei come Apollo, Mithra, il Sol Invictus o imperatori come. Aureliano!
I nostri nonni non lo veneravano più come un dio, ma dovevano comunque sottostare ai suoi orari, per i lavori all’aperto, e ai suoi raggi, deboli d'inverno e implacabili d'estate. Gli istanti dell'alba e del tramonto, che determinano la durata del dì, e quindi della giornata lavorativa "da sole a sole", dovevano essere ben stabiliti, tanto che i primi orari indicati dagli orologi solari erano basati su di essi. Avevamo, ad esempio, le ore babiloniche (la cui ora 0 era l'alba), e le ore italiche (basate sul tramonto, ora 24a), utilizzate in Italia dal XIV secolo fino alle campagne napoleoniche, quando fu imposto il sistema "alla francese", riferito al Mezzogiorno Vero, da cui ha avuto origine l'orario attuale. Come per il culto del Sole, anche delle "nostre vecchie ore" italiche è rimasto qualcosa, almeno in un modo di dire: portare il cappello sulle 23, che indica un cappello portato leggermente inclinato. Questo detto non si riferisce certo alle ore attuali, in cui le 23 (11 della sera) sono indicate da una lancetta quasi verticale, ma deriva dalla linea che, sulle meridiane italiche, indicava l'ora che precede il tramonto, come possiamo osservare dalla Fig.1.

Meridiana italica - dal libro di Nicola Ulivieri "I segreti degli orologi solari"

La curiosità a questo punto è: come si possono conoscere gli istanti dell’alba e del tramonto? Un tempo era sufficiente la lettura dell’indicazione di meridiane ad ore italiche e babiloniche, per sapere quante ore erano passate dall’alba, o quanto tempo ci separava ancora dalle tenebre della notte.
Al giorno d’oggi, per conoscere questi orari, ascoltiamo la radio o la televisione ma le loro indicazioni non vanno bene per tutti i luoghi d’Italia, perché si riferiscono necessariamente ad un orario medio, mentre ogni luogo ha un suo “tempo personale”, che può differire di diverse decine di minuti da una città all’altra (ad esempio, tra Brindisi e Aosta il Sole impiega 40 minuti ad attraversare i rispettivi meridiani).
Se vogliamo, allora, informazioni temporali esatte sul luogo dove abitiamo, dobbiamo conoscere il tempo Vero, cioè quello scandito dal Sole, che ci obbliga ad affidarci alle indicazioni di orologi solari. Il loro progetto nasce dall’osservazione del nostro astro che, durante l’arco del dì, attraversa la Volta Celeste, nascendo ad Est e tramontando ad Ovest. In realtà, solo nei giorni degli equinozi di primavera e autunno, il Sole sorge esattamente a Est e tramonta esattamente a Ovest; giorni in cui la durata del dì è di 12h, esattamente come la notte, fenomeno da cui deriva, appunto, il nome equinozio, dal latino “aequa nox”, notte uguale. Durante il periodo autunnale-invernale, i punti dove nasce e tramonta il Sole si spostano verso Sud, con conseguente diminuzione della durata del dì (Fig.2).In primavera-estate, questi effetti si invertono, le giornate si allungano, e i punti dove il Sole sorge e scende sotto l'orizzonte, si spostano verso Nord, come si può intuire dall'osservazione delle Figg. 2 e 3.

Mezzogiorno Vero - dal libro di Nicola Ulivieri "I segreti degli orologi solari"

La durata del giorno e della notte -  - dal libro di Nicola Ulivieri "I segreti degli orologi solari"

Dopo questa introduzione, e vista l’importanza storica (ma anche attuale) di questi istanti di transito del Sole all’orizzonte, non vogliamo vedere come possiamo conoscerli e determinarli per il nostro comune di Murlo? Bene, lo vedremo nella prossima puntata… ora è quasi il tramonto.

Nicola lo Spredicatore


Riferimenti

Ulivieri N. (2009) – I segreti degli orologi solari. Ed. Progetto Cultura, Roma.






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