MURLOCULTURA n. 5/2007
Società e assetti territoriali in mutazione
“L’incerto futuro dei piccoli Comuni”

di Camillo Zangrandi
Associazione Culturale di Murlo
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E'passato un anno da quando, su queste stesse colonne, avevo cercato di sensibilizzare i lettori sul problema dell’ammodernamento delle strutture organizzative di base del nostro stato (le cosiddette “autonomie locali”, province, comunità montane/comprensori, comuni). Era ed è mia convinzione che è urgente fare delle profonde riforme che consentano di soddisfare i bisogni dei cittadini con maggiore efficienza ed efficacia. Come, ad esempio, attuare una semplificazione attraverso la drastica riduzione del numero dei piccoli comuni, creando e concentrando i loro poteri in strutture di base con dimensioni più ampie, come sono attualmente le Comunità Montane e/o i Comprensori, o ripensare la necessità/funzione della provincia. Nello stesso tempo mi auguravo, da parte delle elite politiche più evolute, un’ampia presa di coscienza di queste problematiche, che prima o poi andranno a toccare la vita di molti cittadini italiani, noi compresi, visto che siamo in un piccolo comune, inserito nella Comunità Montana della Val di Merse. Come noto, questi argomenti sono stati poi sollevati durante tutto l’anno, con accenti più o meno intensi e scandalistici, a livello nazionale, sulla grande stampa, con discussioni a tutti i livelli politici. Naturalmente, come prassi italiana, ognuno ha fatto la sua “sparata”, o in funzione di convenienze o per apparire più pronto dell’avversario alla riduzione dei cosiddetti “costi della politica”. “Eliminiamo le province, eliminiamo le Comunità e così via…” mentre nel frattempo altri proponevano nuove province ed altre Comunità. Tutto questo senza un minimo ragionamento organico: perché farlo, come farlo, con quali obiettivi finali da raggiungere in termini di costi e soddisfazione dei bisogni.
Di tutto ciò, per il momento, è finita nel pentolone della “Finanziaria 2008” l’abolizione di circa 80-100 Comunità Montane e la “spinta”, ancora una volta senza una reale coercizione, alla fusione tra comuni, come già legiferato in altre leggi e finanziarie. Questo provvedimento, che peraltro va a toccare l’anello più debole della catena e sembra preso solo per dimostrare che si fa qualche taglio di “costi della politica” interessa anche noi di Murlo, in quanto - salvo variazioni possibili della legge, viste le “resistenze” - anche la nostra Comunità della Val di Merse finisce inclusa nell’elenco, in quanto si è alzata l’altitudine minima per avere i requisiti di essere considerati “montani”. A parte le Comunità “fuori legge” (occorreva la “Finanziaria”?) il provvedimento sembra poco ragionato concettualmente. Le Comunità Montane, dove esistono, raggruppano piccoli comuni e rappresentano un avvio di soluzione adeguata per gestire territori più vasti e un maggior numero di abitanti, creando così una massa critica economico-finanziaria sufficiente (o quasi) per rispondere ai bisogni dei cittadini. Sono istituzioni che esistono da un certo numero di anni, come anche la Comunità Montana della Val di Merse. Hanno attraversato il lungo periodo dell’avvio, costellato da difficoltà di ogni genere: la diffidenza dei Comuni che ne andavano a far parte, la normale impreparazione dei responsabili della Comunità che andavano a fare un lavoro nuovo, gelosie ed incomprensioni, con le difficoltà di interpretazione delle leggi italiane. Hanno vissuto il periodo di rodaggio e stanno avviandosi ad una completa presa di possesso dei vari poteri che la legge loro conferisce. Nello stesso tempo si è creato un nuovo clima, nel quale sono maturate maggiori consapevolezze, sia da parte dei Comuni che ne fanno parte sia da parte degli amministratori della Comunità, della necessità di fare sinergia e di aggregare competenze, ragionando su persone, numeri e territori più vasti. Si sta in sostanza imparando un nuovo modo di operare, di gestione, di un nuovo modello operativo e si é creato un patrimonio di conoscenze e di risorse umane importante. E adesso tutto questo viene cancellato e disperso senza un progetto alternativo degno di questo nome; solo per dare in pasto all’opinione pubblica che si sono risparmiati una manciata di euro, tanto vale questa operazione nell’insieme della spesa pubblica nel cosiddetto settore del “costo della politica”.
Molti piccoli comuni, come Murlo, si vedranno ricadere addosso competenze già passate alla Comunità, si ritroveranno nella condizione di affrontare problematiche che avevano trovato soluzioni nell’ambito più ampio della Comunità; il rischio è che alla fine i costi dell’operazione possano risultare superiori a quelli cancellati (le Comunità hanno instaurato rapporti giuridici, contratti, hanno assunto personale, tutti aspetti che dovranno “onorare”). Una cosa comunque , a mio parere, è certa: i nostri piccoli comuni dovranno ricercare altre forme di “collaborazione”, di sinergia reciproca, di accentramento di servizi, ripartendo praticamente da dove erano prima della creazione della Comunità. Tutto ciò in quanto, presi singolarmente, non hanno le “dimensioni”, le risorse necessarie ed una massa critica economica-finanziaria per rispondere ai crescenti bisogni dei loro cittadini.
Le forme giuridiche per risolvere questi problemi sono già da anni previste dalle leggi, anche se non in modo univoco; si chiamano “Unione di Comuni” e “fusione tra comuni”, leggi in vigore dal 2001, che prevedono anche aiuti finanziari ai Comuni per la loro attuazione. Nella situazione attuale della Val di Merse, è immaginabile la trasformazione della Comunità in una iniziale “unione”, almeno parziale, tra i comuni che ne fanno parte. E’ nello stesso tempo auspicabile una revisione dei confini in modo di avere un territorio razionale e coerente da “governare” e soprattutto finalmente un coinvolgimento dei cittadini, che sono poi i maggiori interessati ad avere una struttura organizzativa efficiente, cioè a costi bassi, ed efficace, cioè in grado di soddisfare adeguatamente i crescenti bisogni della cittadinanza, qualunque sia il nome che vogliamo utilizzare.



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