Murlo Cultura 2017 - Nr. 2-3

I resti criptici del Mulino di Mezzo

di Luciano Scali

I SEGNI DELL'UOMO - PARTE PRIMA

Un manufatto rivelatosi inutile col mutare di circostanze e situazioni.

 

La rubrica "I Segni dell'uomo" di questo numero è particolarmente attenta alle vicende di due nostri corsi d'acqua, Crevole e Crevolicchio, oggetto in questi mesi di attenzione e di preoccupazione per i progetti di cui ci siamo occupati nel numero scorso. Nostro scopo è quello di far conoscere (accanto alla ricchezza ambientale già ampiamente messa in luce da esperti del settore nel convegno di giugno scorso a Vescovado), gli importanti segni rimasti a testimoniare opere e usi passati, affinché non ne venga cancellata la memoria.

La Redazione

 

Ritornare sopra un argomento trattato proprio su queste pagine oltre tre lustri fa [1], dà quasi l'impressione di trovarsi momentaneamente a corto d'idee tanto da sentirsi costretti a rispolverare episodi già largamente dibattuti a suo tempo. Invece non è proprio così, seppure quanto resta indurrebbe ad asserire che i documenti giunti fino a noi siano lacunosi e tutt'altro che attendibili. L'evidenza è sotto agli occhi di tutti, sia nelle mappe d'epoca che sul terreno, ma si tratta di realtà contrastanti al punto da fare addirittura dubitare delle proprie facoltà intellettive. Ma in cosa consistono queste diversità? Meglio di ogni discorso è la vista delle porzioni di mappa del Catasto Leopoldino riguardanti il Mulino di Mezzo, dove il torrente Crevole, nei pressi del castello di Murlo e di Podere Vignali, segna il confine tra due sezioni: la sezione "T" del Casalino e la sezione "U" di Murlo, entrambe rilevate attorno al 1821 (fig. 1).

 

Mulino di Mezzo - disegno di Luciano Scali

Fig. 1. Il Mulino "di Mezzo" era così chiamato perché si trovava tra il Mulino di Lupompesi, a monte, e il Mulino di Giorgio (o Mulino del Sasso Bianco) a valle, presso l'odierno villaggio di Miniere di Murlo, che sfruttavano in sequenza le acque del Crevole. Nell'immagine è ricostruita la mappa del Catasto Leopoldino (1821) raffigurante il mulino, il ponte sul Crevole e le strade collegate.

 

Nel punto dove fu edificato il mulino venne eretto un poderoso muro di sbarramento inglobando parte di più corpi rocciosi posti ai lati del torrente, con lo scopo di creare a monte una riserva d'acqua capace di azionare il meccanismo molitorio dell'attigua costruzione, così com'era stato predisposto nel vicino Mulino di Lupompesi. Non si conosce la data di edificazione dell'impianto ma si può asserire per certo che questi esisteva la momento della compilazione del Catasto poiché le sezioni menzionate lo riportano in ogni dettaglio. Certa è invece la data di edificazione dello scomparso ponte di cui si parlava e che risalirebbe al 1806 [2]. Interessante è prendere atto che in quel punto il Crevole poteva attraversarsi in più modi: a guado, sullo sbarramento del mulino eretto per creare il bottaccio oppure, in caso di piena, sul ponte la cui prosecuzione seguiva il lato destro del fosso del Casone. La situazione così presentata sta ad indicare che in origine l'imbocco del fosso del Casone nel Crevole avveniva "a monte" dello scomparso ponte e non "a valle" come appare oggi, forse a causa di probabili smottamenti di terreno, che lo costrinsero a cambiare di direzione facendo così scomparire quella porzione di tracciato che proprio dal ponte stesso prendeva avvio col nome di "Via della Sughera" per proseguire poi per Vignali e verso Casciano. Lo schizzo tratto dalla mappa dell'epoca ne certifica la situazione originale (fig. 1).
Premesso quanto sopra, si ritiene utile riportare uno stralcio dell'inventario delle Strade Comunitative redatto nel dicembre del 1844 [2] e custodito presso l'Archivio Comunale di Murlo dove, in riferimento al Ponte di Mezzo, si legge:

N° 1- Strada della Pieve a Carli:
Questa strada si stacca da quella ruotabile N° 1 sotto il Castello di Murlo presso un'Antica Cappella detta di S. Antonio [probabilmente l'odierna cappellina di S. Nicola]. Giunge alla Pieve detta di Pieve a Carli antica dipendenza della Chiesa Curata di Murlo e ufiziata regolarmente. Ha una diramazione per cui si passa il Torrente Crevole con un ponte, il cui mantenimento spetta intieramente alla Comunità. Nel suo naturale andamento si passa il nominato Torrente a guado. E' compresa fra terreni in gran parte macchiosi di proprietà Sforazzini, Badii, Pieve di Murlo, Norelli, Nepi e Donatelli. Il ponte suindicato è situato poco avanti l'imboccatura del Fosso del Casone colla Crevole; serve di passaggio allorquando la Crevole ha molta acqua e la popolazione non lo può guadare. Tal ponte è di un solo arco di gradi 80 circa a mattoni, del diametro di braccia 11,50 [6,9 m circa]. Fu costruito nel 1806. E' lungo fra le testate braccia 3 [circa 1,8 m] comprese le spallette che sono grosse braccia 0,55 [circa 0,33 m, pari a 2 teste di mattone] a mattoni. La diramazione anzidetta differisce poco dall'andamento naturale della strada e passa presso gli avanzi di un'antichissima casa Poderale detta di Vignali.

 

Il Ponte al Mulino di Mezzo - ricostruzione di Luciano Scali
Fig. 2. Ricostruzione ipotetica del ponte sul torrente Crevole al Mulino di mezzo, sulla base delle fonti archivistiche e dei resti ancora presenti sul posto (disegno di Luciano Scali).

 

Sulla scorta delle informazioni trasmesse dallo stralcio sopra riportato, abbiamo cercato di ricreare una possibile situazione che potesse in qualche modo dare l'idea del luogo al momento in cui il tutto si trovava nel suo stato ottimale.
Come lo stralcio chiaramente riporta, il fosso del Casone dovette subire un brusco cambiamento di direzione derivato senza meno da una grossa frana che causò anche la sostanziale mutazione dell'assetto originario della zona. Il predetto fosso, spostando il proprio ingresso nel Crevole di una ventina di metri più a valle, metteva di fatto fuori causa l'utilità del ponte stesso, non essendo questi più collegato con la "Via della Sughera" per Vignali e Casciano. Venuto meno l'antico assetto viario, l'accesso al territorio "oltre Crevole" divenne più complicato, costringendo gli abitanti di Murlo a servirsi dapprima di una precaria "banca in legname" (Rodolfo Cresti, com. pers.) supportata dai resti dell'antico ponte, e poi a servirsi della predetta via per la Pieve a Carli per giungere a quella per Casciano effettuando un più lungo giro che escludeva Vignali dall'abituale percorso. Solo attorno agli anni settanta del secolo scorso fu possibile vedere realizzato il tratto di raccordo tra il guado sul Crevole sulla via per Pieve a Carli ed il collegamento con la via della Sughera verso Vignali e Casciano, a partire dai pressi dello sbocco del fosso delle Bologne. Cosa rimasta possibile fino a tre anni or sono usando una passerella di cemento per giungere al podere di Vignali senza effettuare l'antico percorso, impossibile del resto da effettuarsi con un qualsiasi tipo di vettura. L'instabilità della zona, caratterizzata dalla sua particolare formazione geologica, ha posto fuori causa anche la più recente soluzione di accesso all'antica via per Casciano costringendo gli abitanti del lato occidentale del Crevole ad un lungo giro per poter oltrepassare il torrente, servendosi del nuovo ponte sull'insieme dei corsi d'acqua presso il villaggio della Miniera.
Esaurite queste premesse informative di carattere generale, vorrei che il lettore interessato focalizzasse la propria attenzione su alcuni dettagli ancora evidenti rilevabili nei resti del ponte scomparso vicino al Mulino di mezzo. Le modeste dimensioni di quanto resta indurrebbero a relegarlo tra le sporadiche vestigia di un qualcosa di scarsa importanza, se il testo della lettera inviata il trentuno dicembre 1891 all'Amministrazione Comunale da parte dei proprietari di terre oltre-torrente [3], non ne sottolineasse invece l'importante funzione. Questa verrà convalidata nel tempo poiché, con la scomparsa di detto ponte e il mutamento di percorso del fosso del Casone indussero, dapprima a realizzare una precaria passerella pedonale laddove era stato edificato il ponte stesso e poi a costruire una porzione di via che, staccatasi da quella più antica di Pieve a Carli, andava a riallacciarsi alla via della Sughera nelle vicinanze del podere Vignali. Il tempo, che al pari di una livella agisce su quanto di presente esiste a questo mondo, non è riuscito a cancellare del tutto alcuni dettagli costruttivi capaci di raccontare ancora un po' di storia dello scomparso manufatto. La traccia dell'imposta dell'arco che con una sola campata attraversava il torrente, assieme ai dettagli estrapolati dall'inventario delle strade comunitative sopra menzionato, ha indotto ad abbozzare il possibile aspetto del ponte nella sua versione originale (fig. 2). Le tracce presenti sarebbero compatibili con un arco a due teste, forse con "bardellone" anche se sicurezza vorrebbe che, data la corda dell'arco stesso di metri sei e novanta, questi fosse stato almeno di tre teste, ovverosia di quarantacinque centimetri. Ma a parte questo dettaglio marginale, ciò che più interessa è costituito dalla spalletta di supporto dell'arco rimasta, la cui sezione trasversale si presenta "cuspidata" con l'evidente intento di facilitare il flusso delle acque verso il centro dell'alveo del torrente. A questo punto il desiderio di saperne di più sul metodo costruttivo escogitato dall'esecutore materiale dell'opera per realizzarla, ha spinto ad esaminare con maggiore attenzione i dettagli scomparsi dell'opera stessa. Il riferimento è ai punti di raccordo tra il pilastro dal singolare profilo trasversale e l'intradosso dell'arco del ponte, che abbiamo voluto sottolineare abbinando uno schizzo illustrativo alla foto ravvicinata della spalletta sulla quale l'arco era impostato (fig. 3).

 

 
 Fig. 3. Immagine dei resti del pilastro di destra del ponte sul Crevole al Mulino di Mezzo, e ricostruzione della forma dell'innesto dell'arco(disegno di Luciano Scali). Lo spessore dell'arco era di due teste di mattone (30 cm) oltre al sovrastante "bardellone", formato da mattoni messi per piatto.

 

Il Mulino di Mezzo sul Crevole - ricostruzine di Luciano Scali
Fig. 4. Come dovevano apparire il Mulino di mezzo e il ponte nell'anno 1821, quando furono mappati nel catasto Leopoldino (disegno di Luciano Scali).

 

Affinché quanto asserito potesse risultare il più chiaro possibile è stata elaborata una ulteriore vista prospettica capace di rendere comprensibile quanto un disegno tecnico talvolta non riesce (figura 4).
Quali conclusioni trarre dall'osservazione ravvicinata della zona di cui parliamo, se non quella di prendere atto che la natura del territorio in cui viviamo sembra restia ad accettare quelle opere dell'uomo che, in qualche modo ne turbano l'equilibrio di cui ritiene di avere l'esclusivo appannaggio?
Forse il ricorso ad opere straordinarie di grande impatto ambientale, ma dalla dubbia tenuta nel tempo, consentirebbe di dare adito ad una specie di status quo lasciando inalterato quello delle cose così come le vediamo e che vorremmo che tali rimanessero per sempre. Chissà. Questo vorrebbe anche dire volersi mettere in conflitto con le immutabili leggi della natura e nel cercare di provarci avere accesso a quelle risorse che una comunità ristretta come la nostra non arriverà mai a disporre.

 

Una contesa fra cittadini e Comune nel 1891 per il ponte del Mulino di mezzo

Murlo, 31 dicembre 1891
Oggetto: Ponte sul Torrente Crevole
Onorevoli Signori Sindaco e Componenti il Consiglio Municipale del Comune di Murlo
I Sottoscritti alle SS.LL. Illustrissime
Espongono
Sul torrente Crevole nel posto conosciuto sotto il nome di Mulino di Mezzo esiste un piccolo ponte in materiale. Questo piccolo ponte da molti anni avariato, è oggi ridotto in condizioni tali da non poter presentare più alcuna sicurezza per coloro che oggi abbiano bisogno di tragettarlo, poiché da un momento all'altro esso può rovinare. Le SS.LL. conoscono personalmente lo stato di fatto di questo ponte e ciò induce i sottoscritti a non prolungarsi su questo punto. Del ponte in parola si servono le famiglie coloniche che abitano in paese ed hanno dei possessi alla destra stessa. Nella stagione delle piogge, quando questo torrente ingrossa, solamente per questo ponte esso è tragettabile. Quindi lo stato di pericolo gravissimo che esso allora rappre-senta, rompe assolutamente le comunicazio-ni fra la destra e la sinistra del torrente medesimo, E' evidente il danno che ciò produce sotto tutti gli aspetti. E' alla' sinistra del torrente che trovasi il capoluogo del Comune, e con esso l'Ufficio Municipale, la residenza del medico, della levatrice, la farmacia, le scuole, la rivendita sale e tabacchi, ecc. Per gli abitanti a destra di esso torrente è necessità passare sul ponte del Molino di Mezzo ogni volta abbiano bisogno di recarsi allo Ufficio Comunale, alle scuole, alla rivendita sale e tabacchi, alla farmacia, presso il medico o presso la levatrice. Per gli abitanti della sinistra è necessario passarvi ogni volta abbiano bisogno di recarsi nei loro possessi. Molti di questi possidenti, tutti anzi, hanno visto imporsi per anni ed anni, tasse gravissime per stra-de obbligatorie che per la loro ubicazione di nessuna utilità riescivano per essi. E sempre hanno pagato senza protestare con-sci della utilità pubblica che presente ogni facilitazione nella viabilità comunale.
D'altronde le SS.LL, non ponno non con-venire che lasciando il detto ponte così come si trova deve necessariamente avve-nire un qualche disastro. Per lo stato suo il ponte bisogna che rovini. Potrà essere domani, potrà essere fra qualche mese, ma la rovina deve avvenire e presto. E poiché con molta probabilità la rovina sarà deter-minata dal passaggio di qualcuno si avrà con la rovina a lamentare una qualche seria disgrazia. La responsabilità di questa disgrazia non potrebbe che ricadere sul
Comune che ha trascurato di provvedere per tempo come il suo dovere imponeva. Per tutte queste considerazioni, che i sotto-scritti si limitano ad accennare per la fidu-cia che hanno nella giustizia e nel senno delle SS.LL., è evidente che al Comune si impone un provvedimento immediato che metta il surricordato ponte in condizioni di sicura viabilità. Questo provvedimento non potrà portare neppure un serio aggravio al bilancio poiché la spesa non può essere molta. E d'altronde la gravita della cosa reclama un riparo, qualunque fosse per essere la spesa occorrente. Quindi i sotto-scritti fiduciosi fanno Istanza perché sia provveduto sollecitamente ad un restauro del ponte situato sul torrente Crevole, nel luogo detto Molino di Mezzo, in modo che il ponte stesso possa presenta-re una sufficiente sicurezza per i pedoni e per i cariaggi che si trovano nella necessità di tragettarlo. Delle SS.LL. Onorevoli... Devotissimi Murlo li 31 dicembre 1891 Antonio Sforazzini - Cresti Angelo -Giovanni Biagioli - Nepi Francesco - lo Niccolo Segaluppi - Savino Bellini -Antonio Ulivieri - Giulio Landi -Avv. Cesare Ferretti.

 

COMUNE DI MURLO
Li 23/4/1892
OGGETTO: Ponte sul fiume Crevole Costituzione Consorzio
Rif.-todelli 31/12/1891
Al Sig. Antonio Sforazzini - Tinoni.-
Il Consiglio Comunale al quale sottoposi per la discussione la domanda per la ricostruzione del ponte sul torrente Crevole stabili inviare in conformità di Legge, i fir-matari della domanda medesima a proporre la costituzione di un consor-zio fra i proprietari limitrofi al quale dovrà unirsi il Comune e sostenere parte della spesa occorrente per tale costruzione.
Di ciò ne da avviso alla S.V. come 1° firmatario della doman-da con preghiera di comunicarla agli altri signori. Con stima
II Sindaco Ant. Taddei


Da documenti custoditi nell'Archivio Comunale di Murlo [3].

 

 

Fonti citate
[1] Il Mulino di mezzo, di L. Scali, Murlocultura n. 4/2000; Il Mulino di mezzo (parte seconda), di L. Scali, Murlocultura 1/2001.

[2] Archivio Comunale di Murlo, Memoria illustrata per il campione delle strade e fabbriche comunitative; campione delle strade comunitative; campione delle strade vicinali; campione delle strade e fabbriche comunitative, 1844, n.428.

[3] Archivio Comunale di Murlo, Lettera prot. 1468, sez. 2, 31/12/1891. Vedi anche: Murlocultura n. 1/1999 (lettera trascritta nel riquadro sopra).

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